Perfetti sconosciuti
Quando la schermata di caricamento svanì Daniel si trovò in una stanza spoglia, ben diversa dallo sfarzo e dai marmi della Villa dei Flawless. Intorno a lui tutto era polveroso e stantio, illuminato unicamente da qualche candela e dalla luce fioca che entrava da una finestra.
Tutto era successo così velocemente che ancora non si era reso conto di cosa fosse accaduto. Prima LexVentus, poi AlterErgo e i nobili, tutta questa storia lo stava stressando particolarmente.
Daniel era convinto che l’Eternal League sarebbe stata difficile, ma non che anche il solo livellare per poter prendere parte al torneo lo sarebbe stato! Lui voleva solo salire di livello e combattere in Arena, non si aspettava tutte queste questioni politiche.
“Chissà se anche gli altri hanno avuto questi problemi…”, pensò il giovane sperando di non essere l’unico a doversi sorbire tutti quei casini. Non era mai stato bravo a sbrogliare le problematiche sociali, invece ora era finito nel mezzo di una faida tra solo dio sapeva chi. Un inferno in pratica.
«Sei tutto intero?»
Una voce roca risvegliò Daniel dai suoi pensieri, ancora un poco sconvolto. Il frate che lo aveva salvato dal terribile interrogatorio alla Villa era seduto su un piccolo sgabello in un angolo della stanza che lo osservava con fare svogliato.
Daniel guardò quell’avatar con attenzione. Sotto il cappuccio del saio spuntavano due occhi azzurri e profondi, scavati nel viso di un uomo particolarmente anziano. Era una cosa abbastanza strana, in genere i giocatori sceglievano come avatar personaggi giovani e di bell’aspetto.
«Chi… chi sei? E dove mi hai portato?» chiese White senza rispondere alla domanda del vecchio. Per quanto fosse sfuggito ai Flawless, non sapeva se potesse fidarsi di quel tizio, o nemmeno dove fosse finito.
Non si sarebbe stupito se quel luogo fosse stato ancora più pericoloso della Villa con AlterErgo e i due fratelli. Già sentiva il peso del prossimo richiamo di Mr Black su tutti i casini che stava facendo.
«Non ti devi preoccupare sei al sicuro qui con me.» disse l’anziano sfoggiando un sorriso tirato, riempiendo il suo viso di rughe profonde. L’uomo si calò il cappuccio del saio mostrando una testa quasi completamente rasata ricoperta da alcuni tatuaggi tribali. Per quanto potessero stonare su un uomo del genere, gli davano un look alquanto accattivante.
White aveva l’aria molto diffidente, quel quel frate emanava una strana aura. Aveva un brutto presentimento.
«Davvero, non temere» lo rassicurò con tono tranquillo ed amichevole il frate «Se noi avessimo avuto cattive intenzioni, ti assicuro che te ne saresti accorto subito. Aspetta ancora un poco e ti sarà tutto più chiaro.»
Per un attimo Daniel si domandò come mai quel frate stesse parlando al plurale, ma decise di non dare peso alla cosa. Oramai si era rassegnato al suo destino.
“Dalla padella alla brace…”, pensò sconsolato, cercando di non immaginare a quale altro problema sarebbe andato incontro varcando la soglia di quella porta.
Senza dire nulla, strinse i pugni e si mise ad aspettare.
Dopo diversi minuti di silenzio Daniel iniziava a diventare impaziente «Allora, cosa sta accadendo? E tu chi sei?!»
Tutti quei misteri gli stavano facendo saltare i nervi, non sapeva se avrebbe retto un’altra giornata come quella, ma di certo non poteva continuare così «Perché in questi giorni tutto sembra rovinarmi la vita?»
Il frate prese un’altro sgabello e fece cenno al ragazzo di sedere, ignorando totalmente la domanda. Il frate tirò fuori un coltello ed iniziò a sbucciarsi una mela, sorridendo ogni tanto quasi come se fosse un’attività divertente. Il silenzio era opprimente ed il tempo scorreva mentre Daniel, dopo l’ennesimo sfogo, ormai aveva capito che quel vecchio non gli avrebbe detto nulla.
Se voleva avere delle informazioni non gli rimaneva che aspettare.
Non sapeva esattamente quanto fosse passato, se due minuti o venti, quando sentì un trambusto dietro una porta, come di un oggetto pesante cadere sul pavimento. Con uno scricchiolio la porta si aprì e, vestito con abiti estremamente eleganti, Mr Black entrò nella stanza a braccia aperte e con un grosso sorriso sul volto.
Daniel restò a bocca aperta. Non si aspettava minimamente di incontrarlo in game. Non credeva nemmeno che l’avatar dell’uomo fosse la sua copia spiaccicata; anche il modo di camminare e di muoversi era precisamente lo stesso.
«Buonasera Mr. White. È un piacere rincontrarla» disse Mr. Black con il suo solito fare formale. La sua calma era sempre disarmante.
«B… Buonasera Mr. Black. Non mi aspett-» White non fece in tempo a finire la frase che Black lo interruppe con un movimento secco della mano.
«Innaxe, grazie del tuo aiuto. Questo posto è sicuro?» chiese l’uomo rivolgendosi al frate.
«Tranquillo, sai che potete sempre contare su di me. Di questa casa non ti devi preoccupare. È di una mia vecchia conoscenza, nessuno ci verrà a disturbare qui dentro.» rispose il frate intento a sbucciarsi un’altra mela.
«Si era cacciato in una brutta situazione, Mr. White. Una spiacevole situazione. Per fortuna il mio amico era disponibile per passare a prenderla e darle un passaggio fin qui. I Flawless l’avrebbero potuta mangiare vivo, rovinando il nostro piano.» Mr. Black stava a braccia conserte fissando la finestra, evitando di mostrare la minima emozione.
«Mi dispiace Mr. Black, ma non ho avuto scelta. Non potevo immaginare che quel LexVentus fosse un membro dei Flawless di così alto rango.» cercò di giustificarsi Daniel mentre il cuore gli batteva all’impazzata.
Era terrorizzato da quello che Black avrebbe potuto fargli. Se lo avesse buttato fuori dal progetto avrebbe perso White, il vecchio account con Nemesis e tutti i suoi soldi. Senza contare che non poteva dare per scontato l’assenza di ritorsioni anche nel mondo reale.
Non era la prima volta che, parlando con Mr. Black, questo gli sembrava essere qualcosa di molto simile ad un portavoce di una qualche famiglia mafiosa. Non sapeva ancora chi fossero i mandanti di quell’uomo, la famosa azienda di cui faceva parte.
«Se non avessi incontrato quel bastardo di Stormer non avrei avuto tutti questi problemi» si sfogò White.
«Eh, eh, eh…» una leggera risata scappò dalle labbra di Innaxe. Daniel si voltò subito verso il frate cercando spiegazioni. Il giovane era già teso per la presenza di Black e per tutto quello che ne conseguiva, ma farsi ridere dietro da un vecchio sconosciuto era davvero troppo.
Daniel strinse forte i pugni e si morse la lingua per non rispondere male all’uomo.
«Ragazzo mio, se credi che sia stata quella lumaca di Stormer a renderti la vita difficile vuol dire che non hai ancora capito niente di questo mondo. Quelli ti stanno guardando da quando hai messo piede nel primo dungeon.»
Il viso di Daniel si irrigidì in una leggera smorfia. Tentava di non mostrare l’ansia davanti a quel tizio ma non gli riusciva molto bene. Tutta quella storia delle Gilde, unita ai misteri di Mr. Black gli stavano scombussolando la vita. In più quel frate lo metteva in soggezione.
“Innaxe… mai sentito nominare”, pensò, cercando di capire chi diamine fosse quel tizio e che collegamento potesse avere con Mr. Black. Non appena era entrato nel salone della grande Villa dei Flawless aveva subito notato come anche AlterErgo sembrava essere intimorita da lui.
Chiunque fosse quell’uomo, per essere temuto dalla Dea della Strategia doveva essere davvero spaventoso. Ma anche pensandoci a fondo, non aveva la minima idea da dove fosse sbucato fuori.
«E non è tutto» continuò il frate interrompendo il filo dei pensiri di Daniel «anche gli altri tuoi amici hanno avuto problemi simili. Ma almeno si sono fatti valere e non hanno avuto bisogno di farsi salvare il culetto…»
La risata roca di Innaxe iniziava realmente ad irritare Daniel.
«Ti prego Innaxe. Non innervosire il nostro amico» intervenne Black «Mr. White probabilmente non si è comportato al meglio, lasciandosi sfuggire diversi dettagli. D’altro canto, i Flawless sono particolarmente testardi e quando vogliono qualcosa in genere la ottengono. Lei, Mr. White, non poteva farci molto.»
White tirò un leggero sospiro di sollievo, come se un grosso peso si fosse appena levato dalle sue spalle. Per fortuna sembrava che Mr Black capisse la sua situazione.
«D’altronde devo chiederle di stare più attento. Non so se avremo nuovamente la possibilità di riparare ai suoi danni. Ora, Mr. White, la prego di sbrigarsi a salire di livello. Per aiutarla le affiancheremo una persona fidata.»
White si voltò verso Innaxe. Non voleva avere assolutamente a che fare con quel vecchio.
«Non si preoccupi Mr. White» lo rassicurò Black con un leggero sorriso «Lei si sopravvaluta se è convinto che sprecheremmo uno della vecchia guardia come Innaxe per proteggerla. »
Daniel non capì esattamente il significato di quelle parole, ma si sentì leggermente offeso. Sotto sotto si reputava un membro importante del piano.
«Entro domani verrà contattato da chi di dovere, per ora faccia come se non fosse successo nulla. Arrivederci.» terminò Mr. Black secco, prima di ritornare nella stanza a fianco.
«Ehi ma dove va?! Aspetti non abbiamo finito!» gridò White, aveva ancora mille domande, non poteva lasciare che l’uomo se la filasse così. Non fece però in tempo ad aprire la porta della stanzetta che venne investito da un forte lampo di luce, mentre dell’uomo non rimaneva più traccia.
“Queste cazzo di pergamene”, pensò seccato Daniel. Non ne aveva mai viste usare così tante in un solo giorno in tutta la sua vita.
Quando White si voltò notò di essere rimasto solo. Anche Innaxe era svanito nel nulla. D’altronde, comunque, c’era da aspettarselo.
