La tavola rotonda
«La vecchia guardia, eh?» Innaxe fissava Mr Black con un sorriso beffardo, ricordandogli come lo aveva chiamato durante l’incontro con quel White.
«Eddai, sai benissimo cosa intendevo…» gli rispose Black intento a sfogliare dei fascicoli virtuali senza prestare troppa attenzione al compagno.
«Non ne sono sicuro, io e te abbiamo la stessa età, e ti ricordo che forse tu giochi da più tempo di me» disse aspro Innaxe appoggiandosi coi gomiti alle ginocchia per avvicinarsi all’altro. Quell’uscita non gli era andata proprio giù.
«Di nuovo con questa storia, non ricominciare, ti prego» rispose Black alzando gli occhi al cielo.
«Inoltre» continuò il frate «io non sono vecchio. Almeno nel senso stretto del termine; diciamo che sono ‘maturo’.»
«Ti stai arrampicando sugli specchi, come al solito. Non hai più l’età per fare certe cose, e lo sai benissimo. Non sei come quei ragazzi, e questo fa di te uno della vecchia guardia. Tutto qui, non devi prendere certe cose tanto sul personale…»
«Non avresti mai osato parlarmi così nelle War su World of Legends»
«Vedi? Sei ancora legato al passato Innaxe. Quel gioco è morto e sepolto da almeno quindici anni, non farci un dramma…»
«Ah sì? E nei campi di Dandelion qui su NEXT allora? Tredici anni fa mi temevi, Black, e questo è un dato di fatto.»
«Sai benissimo che non ti temevo Innaxe, ai tempi io ti uccidevo e tu uccidevi me. Tutto qui.»
«Già, bei tempi quelli della Beta… quanti duelli! Sai mi manca il sapore di quegli scontri, l’adrenalina delle battaglie!» esclamò il frate, mentre i suoi occhi sembravano ormai persi in ricordi lontani «Oggi non c’è più lo stesso gusto; questi ragazzini non sanno cosa voglia dire essere degli Dei della Guerra…»
«Come al solito sei troppo sentimentale e continui a rivangare nel passato» gli fece notare Mr Black mentre scartava l’ennesimo fascicolo di un giocatore «Le nuove generazioni sono come noi? Forse sì o forse no… è una domanda inutile, semplicemente sono diverse. Diversi ideali, diversi modi di approcciarsi al gioco. Ma non dobbiamo farne una bandiera.»
Il pragmatismo di Black faceva sempre innervosire Innaxe.
«Cazzate! Sono solo dei rammolliti. Hai visto quei due coglioni dei Flawless? Com’è che si chiamavano, una porcata come DemonEye e FullMoon… Nemmeno i nickname sanno più scegliersi al giorno d’oggi!» Innaxe si stava scaldando, la gente come i nobili lo irritavano terribilmente «Come facevano a credere veramente che un branco di guardie programmate coi piedi potessero tenerli al sicuro da un vero giocatore? E mia figlia che si ostina a starci dietro, che stupida!»
«Non devi prendertela tanto con AlterErgo. Lei ha fatto una scelta, e sembra conviverci con serenità, a differenza tua.» Black continuava a parlare con leggerezza, concentrato più sulle sue ricerche che sui discorsi del compagno.
«Meredith è forse l’unica che si può fregiare del nome di giocatrice dentro quel branco di idioti che pensa di essere una gilda»
«Non per altro» fece notare Black «lei è la Dea della Strategia. Un titolo che dovrebbe rendere orgoglioso il suo papà»
Innaxe fece un piccolo sorriso. Aveva cresciuto sua figlia a pane e giochi di strategia, e i risultati erano eccezionali. Meredith, ora AlterErgo, era un vero genio, e lui era fiero di lei.
«Se non fosse andata con quelle gilde da due soldi ora sarebbe qui con noi» pensò ad alta voce Innaxe con tono amaro.
«Beh, alla fine è stata con noi nella nostra gilda da due soldi anni fa.»
«Cosa? Gli Emperors di dieci anni fa avevano davvero la possibilità di chiamarsi Gilda. Siamo stati stupidi noi a farci fregare da quelle cazzo di aziende di manager e quant’altro che hanno deciso di mettercelo nel -» Innaxe s’interruppe. Iniziava a innervosirsi più di quanto volesse, non gli piaceva ricordare di come aveva perso la Gilda.
«Non capisci Black» continuò il frate «io non ce la faccio più a starmene con le mani in mano. Perché non prendiamo tutta la Society, ci fiondiamo in arena e non mostriamo a questi mollaccioni che davvero può fregiarsi del titolo di Dio della Guerra? Dov’è finita quella luce? Quel fuoco che ardeva nelle tue parole nei Campi di Dandelion, eh? Dov’è finito Abyss?»
A sentire quel nome Black s’irrigidì, lasciando perdere per un attimo le sue ricerche e voltandosi verso Innaxe. Il suo sguardo era profondo e serio, tanto che pure il frate per un attimo sembrò mordersi la lingua.
«Scusa, Black…» disse Innaxe mettendo le mani avanti «Mi spiace, mi son fatto prendere dalla foga e mi è scappato»
«Abyss non c’è più, è chiaro Innaxe?» disse Black con un velo di rabbia «Ora c’è solo Black. Non voglio più tornare sull’argomento.»
Dopo quelle parole, il silenzio calò tra i due per diversi minuti.
Ad un certo punto, Mr Black finalmente parlò «Ho ricevuto i messaggi, gli altri membri della Society saranno qui a breve»
Innaxe si alzò dallo sgabello e si mise a sedere al grosso tavolo rotondo che stava al centro di quella stanza. Non amava le riunioni di Gilda, soprattutto dato che ad esclusione di Black gli altri non gli andavano perfettamente a genio. In totale c’erano sei grosse sedie, ognuna delle quali apparteneva ad uno dei membri fondatori.
Nel giro di pochi secondi, una luce riempì la stanza, seguita subito da altre due. Tre persone, due uomini e una donna, erano apparse dal lato opposto del salone ed in silenzio si diressero verso il tavolo, per poi prendere posto sulle sedie lì intorno.
Black attese che ognuno si mettesse a sedere, poi annunciò col suo solito modo cordiale «Bene, direi che possiamo cominciare!»
«Black, come mai ci hai contattato con urgenza? Avevo del lavoro da fare.» chiese subito la donna mentre si metteva elegantemente a sedere. Indossava un lungo vestito rosso che ne rifiniva le forme, senza però essere volgare. La sua era una bellezza naturale di quelle che nascono una volta ogni cent’anni, e lei sembrava saperlo benissimo, sfruttandola al massimo con dei movimenti perfettamente calibrati.
«Sono dispiaciuto Hellsin, ma era giunto il momento di riunirci per discutere degli ultimi eventi. Sono passate due settimane dall’ultima volta che ci siamo visti, e volevo sapere come stava andando con il piano. Quindi andiamo in ordine, Aion?»
Dall’altra parte del tavolo Aion si alzò in piedi per parlare. L’avatar era quello di un giovane di bell’aspetto, dai capelli argentei e con la pelle di strane tonalità bluastre.
Il ragazzo fece un leggero sospiro prima di cominciare «Red continua a fare il suo lavoro, anche se quel coglione non ha ancora capito cosa voglia dire tenere un basso profilo. D’altro canto per essere una testa di cazzo è bravo, non l’avrei mai detto da uno della nuova generazione.»
Hellsin si alzò in piedi di scatto visibilmente irritata.
«Sì ma devi tenerlo a bada, è compito tuo! Non puoi lasciarlo gironzolare dove gli pare!» gridò Hellsin sbattendo la mano sul tavolo «Quel tuo cazzo di Red si sta avvicinando sempre di più a Plum. Quella ragazzina sembra tanto una bimba innocente, ma è un’assassina professionista! Se quei due dovessero scontrarsi, solo dio sa che cosa potrebbe accadere.»
«Per nostra fortuna» disse Black cercando di calmare gli animi «Plum dovrebbe trovarsi in una zona abbastanza lontana dalle città, quindi non ci dovrebbe essere il rischio che qualcuno li veda, o sbaglio?»
«Sì, gira principalmente in foreste e caverne nelle varie zone di farming. Livella abbastanza rapidamente oltretutto; non è da sottovalutare» rispose Hellsin rimettendosi lentamente a sedere cercando di calmarsi «quella ragazza fa paura…»
«Ottimo, in ogni caso, teneteli d’occhio, non vorrei che potesse succedergli qualcosa.» poi Black si voltò verso il terzo membro, un uomo sulla quarantina svaccato sulla sedia «KAlpha, invece a te come va?»
L’uomo sembrava essere immerso nei suoi pensieri, con gli occhi appena socchiusi.
«Orange è un problema.» disse secco senza far nessun movimento.
«E cosa te lo fa pensare?» chiese Innaxe, confuso da quel commento.
«Quel tizio sa troppo.» la voce profonda dell’uomo riempiva il salone «Io non so come diavolo faccia, ma ci siamo incontrati solo un paio di volte e sa già cose di me che avrei voluto rimanessero segrete. Conosce alcuni miei trofei della Beta… Ho controllato, Orange aveva 12 anni ai tempi, quindi non poteva nemmeno accedere al gioco; tutti i dati della Beta dovrebbero essere stati cancellati… Black, non so se abbiamo fatto bene a sceglierlo per i Rainbows… Potrebbe mandare a puttane il piano, io ti ho avvertito»
Mr Black fece un respiro profondo riflettendo sulle parole del compagno. Orange era certamente, dei cinque, il giocatore meno abile ma le sue capacità erano ben altre. La ricerca di informazioni e la conoscenza del gioco superavano quella della quasi totalità dei giocatori. Non c’era anfratto, pezzo di codice o meccanica di NEXT che non fosse stampata nella mente di quel ragazzo. Un esperto del genere era fondamentale per i Rainbows, non potevano assolutamente farne a meno.
«Questi sono problemi che si possono sempre arginare. Anzi, sotto certi aspetti, è esattamente per queste sue capacità che è stato scelto.» rispose Black tranquillo.
Anche se forse la decisione di prendere uno come Orange poteva non essere subito compresa Black non se ne preoccupò, lui aveva già previsto tutto.
«Invece il tuo White? So che sta facendo casini ovunque… Se va avanti così si rischia una guerra tra le prime gilde» domandò quasi divertita Hellsin guardando dritta verso Black «Ancora non capisco perché tu abbia spinto tanto per voler uno sfigato del genere. Le sue performance fanno piangere su tutta la linea; sinceramente lo trovo l’emblema della nuova generazione.»
Una leggera risata scappò a Black.
«White… è come un pulcino appena uscito dall’uovo, tutto per lui è nuovo. Proprio per questo, a differenza degli altri quattro, è plasmabile, come se fosse fatto di plastilina. Per lui ho in serbo ancora un paio di trucchi. Quando avrò finito e lo vedrete in azione, capirete cosa intendo.»
Dal tavolo si alzarono alcuni mormorii. Per quanto tutti si fidassero ciecamente di Black, non amavano particolarmente quel suo essere così misterioso e tenersi tutto per sé.
«Bene,» aggiunse Black battendo le mani e sorridendo con i suoi denti bianchissimi «è stato un piacere rivedervi. Comunicherò tutto a Noah che non è potuto essere presente; ora siete liberi di andare! Auguro un buon game a tutti!»
Con quelle semplici parole si concluse la prima riunione della Society dall’inizio del loro piano. La prima riunione in un mondo che stava per cambiare profondamente.
