Libro 2 - Capitolo 97
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La fine di una lunga giornata

Quando White e gli altri rientrarono a Myadi, tutti, NPC e giocatori, rimasero senza fiato. Il naso fisso all’insù a guardare il cielo dove i cinque cavalcavano veloci come il vento sui loro destrieri leggendari.

Le folte criniere colorate ondeggiavano fluenti, mentre le fiamme ai loro piedi illuminavano la penombra del tramonto ormai inoltrato. Con totale naturalezza, le creature atterrarono insieme ai loro cavalieri nella piazza antistante la base, smuovendo la polvere intorno a loro. Una piccola folla di passanti si fermò a controllare cosa stesse succedendo, non era da tutti i giorni vedere cavalcature di quel tipo.

White, proprio come gli altri quattro, aveva personalizzato al meglio il proprio compagno con l’obiettivo di rappresentare al meglio l’idea di “cavalcatura leggendari”, mantenendo di comune accordo la tinta collegata al proprio nome.

Afelion, quindi, si presentava come un possente cavallo ispirato al Kirin asiatico, una specie di unicorno dal manto grigio e con lunghe chiome bianchissime, circondato da scariche di energia che pulsavano di tanto in tanto. Baltazar, dalle fattezze simili a quelle di un toro, era ricoperto da una pesante armatura brillante, in tinta con quella di Orange.

Camelia, cavalcata da Plum, era invece una cerva più minuta ma dai tratti fini e dal manto di un color viola profondo, con due palchi grandi e intricati color dell’ebano.

Red, invece, era in groppa a Drogon, un cavallo nero con gli occhi e la criniera rossi come il sangue; la sua testa presentava due grosse ganasce a fianco della bocca, simili a quelle di un insetto, e un lungo corno proprio al centro della fronte. Gli altri avevano definito Drogon “grottesco” e “tamarro”, ma Red non aveva voluto sentire ragioni. Secondo lui non potevano capire la sua arte, e che quell’aspetto era “sufficientemente cazzuto per uno come lui”.

Infine Esperia era unanimemente ritenuta quella risultata meglio. Blue l’aveva definita una Dragonne, una creatura mitologica a metà tra la forma equina e quella di un drago. La cavalcatura era lunga e sinuosa, al posto del pelo era ricoperta da piccole scaglie color ciano che riflettevano la luce, mentre dai fianchi spuntavano due lunghe ali draconiche.

Ma escludendo il puro aspetto estetico, era innegabile che tutte e cinque quelle creature emanassero un’aura di regalità che un villaggio come quello di Myadi mai aveva visto in tutti quegli anni.

I cinque scesero dalle loro cavalcature, un po’ imbarazzati dall’essere tanto al centro dell’attenzione, ad esclusione di Red che sembrava farsi ancora più tronfio di fronte a quella dimostrazione di forza.

«Dovremo ampliare la base con una stalla» fece notare Plum scendendo di sella, mentre pensava a dove lasciare Camelia.

«Con il bottino dei dungeon che abbiamo fatto oggi pomeriggio non penso sarà un problema» disse Orange «e comunque possiamo tranquillamente richiamarli all’interno della loro Perla quando non servono. Gli oggetti leggendari non danno nessun fastidio nell’inventario.»

«Mh… sì, però un po’ mi dispiace lasciarla così da sola dentro quella minuscola perla» rispose Plum un po’ malinconica, tanto che Orange non seppe bene cosa dirle.

In quel momento, i portoni della base dei Rainbows si spalancarono e ne uscì subito Pickle di corsa con un sorriso stampato in faccia.

«WOWOWOWOWO!!!» gridò il ragazzo in mezzo alla piazza come se non ci fosse nessun estraneo lì intorno a fissarlo «O-MIO-DIO! MA SONO STRA BELLISSIMI!»

Dietro di lui, con molta meno irruenza, uscì anche il resto della gilda che si affrettò per raggiungere la prima squadra e vedere meglio le cavalcature. Solo Xanto rimase fermo a fissarli dal ciglio della porta, quasi disinteressato.

Pickle si gettò immediatamente verso Afelion per poterlo toccare, esattamente come avrebbe fatto un bambino. I suoi occhi brillavano e aveva il fiato corto da tanta era l’eccitazione di fronte a una creatura come quella. Il destriero si ritrasse appena, come se fosse anche lui spaventato dall’esuberanza fin eccessiva di quel ragazzo.

«White-spacca-tutto, come avete fatto? No, non dirmelo, hai fatto un’altra delle tue magie con tutti quei salti e quei wrooom e boom a un boss super-super segreto? Oppure avete trovato una stanza ultra-segretissima grazie alle storie della signorina Blue? O Orange, che sa tutto, sapeva dell’esistenza di un – ehm – una qualche altra roba iper-super segreta?» domandò a raffica Pickle senza praticamente riprendere fiato tra una domanda e l’altra. White dovette fare un passo indietro per non essere quasi investito dal ragazzo completamente preso dall’euforia, amplificata dalla grossa armatura fabbricatagli da Red appositamente per combattere in arena.

«Niente di tutto questo, più o meno…» cercò di rispondere White, ma il guerriero lo interruppe immediatamente prendendolo per un braccio e trascinandolo a forza verso la base.

«E poi cavoli, devi vedere che roba fichissima è successa qui alla casa!» disse Pickle «sono apparse un sacco di robe stranuove e super belle, non ci crederai mai!»

White, che inizialmente provò a divincolarsi dalla stretta del compagno, decise poi di arrendersi e seguirlo nella base, ascoltando in silenzio il suo incessante raccontare le novità. Allungò rapidamente la mano verso Afelion, tenendo tra le mani la piccola Perla e subito il destriero svanì in un piccolo lampo luminoso, che venne subito assorbito dalla Perla stessa.

«Per cominciare» spiegò Pickle una volta arrivati di fronte all’ingresso « quassù sono apparsi queste… bandiere, tipo»

White guardò in alto, e in effetti c’era appeso qualcosa, ma non erano bandiere, bensì stendardi. Dovevano essere il risultato dello [Stendardo IX] ottenuto durante il Bastione.

«Xanto dice che con queste bandiere non dovremo più preoccuparci di essere attaccati, dato che quando saremo dentro saremo più forti!» esclamò Pickle, mentre il chierico era lì a pochi metri a ridersela sotto i baffi osservando la scena a distanza di sicurezza.

«E allora io gli ho risposto, a Xanto» continuò il guerriero «eccerto che non dobbiamo preoccuparci, ora c’è pure Mirko!»

Daniel rimase un momento confuso. Non era una novità che Pickle parlasse a sproposito, o a caso, o senza un filo logico. Ma da dove era venuto fuori “Mirko”?

«E chi diamine sarebbe?!» domandò White senza capire.

Pickle, quasi stupito che l’altro non sapesse di cosa stesse parlando, gli indicò di fronte a sé, in fondo al corridoio al di là della porta. Proprio in fondo, immobile, c’era un enorme guerriero ricoperto da un’armatura scintillante che brandiva un’alabarda estremamente sfarzosa, piena di ricami e drappi colorati.

Daniel subito non capì, ma poi ricollegò non appena il supporto gli mostrò una schermata.

Guardia del Bastione LV.70 [M1RK-0]

Equipaggiamento:

[D] Alabarda Sacra di Elhannor LV70 [D] Armatura Reale di Elhannor LV70

Anche quello era uno dei drop ottenuti nel Bastione quel pomeriggio. E che drop! E pensare che all’inizio l’avesse pure sottovalutato, ma ora che lo vedeva coi suoi occhi Daniel capì l’errore.

Era ben oltre le normali guardie delle Ville come quelle dei WhiteSharks, ma anche quelle di Villa Seconda dei Flawless non potevano nemmeno essere paragonate.

L’enorme guerriero si mosse appena il viso coperto dal pesante elmo. Per un momento a Daniel sembrò come se quella guardia gli avesse fatto un rapido cenno di bentornato.

«E lui quindi… sarebbe Mirko?» domandò White, sopreso dalle statistiche del guardiano.

«Eccerto, non vedi di fianco? C’è scritto! Emme, I, Erre, Kappa, O… Mirko!» esclamò soddisfatto Pickle, mentre Xanto, ancora in disparte, si mise una mano di fronte alla bocca per non ridere.

White scosse la testa, ma decise di non disilludere Pickle, fin troppo convinto. “M1RK-0” era semplicemente il codice identificativo della guardia, così da poterle distinguere tra loro se se ne possedesse più di una, dato che di default si chiamavano tutte allo stesso modo.

Il caso aveva voluto che quel codice fosse erroneamente leggibile come un nome.

“Tant’è, prima o poi qualcuno glielo avrebbe dato comunque. Almeno non abbiamo rischiato che se lo inventasse, tirando fuori roba come Titano-spacca-culi o Fido…”, pensò divertito Daniel.

Poi Pickle si mise di fronte all’amico e iniziò a gesticolare, facendo ampi cerchi con le braccia come per attirare l’attenzione sul punto clou del discorso: «E non hai visto ancora la cosa più fica di tutte! Rimarrai davvero, tipo… Bum, a bocca aperta quando lo scoprirai!»

«La sala del trono» dissero contemporaneamente sia Xanto che White. Quest’ultimo, vedendo la delusione nel volto di Pickle, quasi si pentì di avere aperto bocca, come se gli avesse appena rovinato un trucco di magia.

«Ma…» il guerriero rimase interdetto qualche istante senza capire «voi come lo sapete? Ci sono andato solo io…»

«Ehi, Pickle, non prendertela» disse Xanto sfoggiando il suo miglior sorriso comprensivo «ma non mi chiamano l’Occhio di Dio per niente!» poi concluse con un occhiolino, rivolto sia al guerriero che a White.

«Oh, vero. Vorrei avere anche io un’abilità superfica come quella di Xanto, o no White?» domandò Pickle che sembrava aver già dimenticato la malinconia di un istante prima.

Ora era White sorridere sotto i baffi.

«Tranquillo Pickle» disse il ragazzo «anche tu hai le tue… potenzialità, e ti assicuro che non sono passate inosservate!»

«Già, già, anche io credo di essere portato per la forgiatura… oppure potrei fare il reclutatore e raccontare a tutti quanto siamo superfichi!» esclamò il ragazzo soddisfatto.

«Ne parliamo magari più tardi, prima è meglio che ne discuta con Blue in privato, che dici? Ora dai, mostrami comunque la Sala del Trono!» disse White, mentendo sotto sotto. Se c’era una cosa che Pickle non sapeva fare, era certamente il rapporto con le persone. Quello da “professionista” del settore per lo meno. E anche nel combattimento non era di certo il massimo.

A differenza degli altri però, che probabilmente al momento sembravano tenere a lui solo per la sua fortuna senza limiti, Daniel alla fine lo considerava praticamente un amico e, ad esclusione forse di Nina, era l’unico dei Rainbows di cui probabilmente si fidava ciecamente.

“Di certo non mi fido di te”, pensò Daniel squadrando rapido Xanto, mentre seguiva Pickle verso la Sala del Trono per vedere di cosa si trattasse. Il chierico però sembrava aver notato il suo sguardo e ricambiò con un altro dei suoi sorrisi enigmatici.

Non si sentiva tranquillo con uno sconosciuto con cui non aveva nessun tipo di collegamento, in grado di sapere qualunque cosa di loro e di cui lui, invece, non sapeva assolutamente nulla. Al momento, però, non aveva prove contro di lui se non il suo istinto, che comunque l’aveva tradito più volte quindi non c’era troppo da fidarsi. Inoltre, se Blue si fidava di lui, per rispetto alla capogilda anche lui avrebbe tentato di non mettere becco nella faccenda.

Ma sarebbe bastato anche solo uno straccio di informazione, un indizio che Xanto non stesse al 100% dalla loro parte, che avrebbe fatto di tutto per distruggerlo. Se lavorasse con Black? Probabilmente lo andrebbe a cercare in real per riempirlo di pugni.

O almeno, così immaginava, dato che sapeva benissimo che non ci sarebbe mai riuscito. Nemmeno sapeva fare a pugni fuori da NEXT. White scosse la testa per scacciare quei pensieri negativi e tornò a concentrarsi su Pickle e le sue mirabolanti storie di come aveva trovato “magicamente” la sala del trono poco dopo essersi riconnesso da una “pausa bagno”.

All’esterno, nella piazza, Orange, Red, Plum e Blue parlavano illuminati dalle fioche torce del villaggio, discutendo sul Dungeon e sugli scontri in Arena del pomeriggio.

Nemmeno Silvefox, che tentava sempre di mostrarsi superiore e distaccata, poteva negare il fascino dei quattro destrieri. Quelle creature erano invidiate da tutti i presenti.

Dopo aver finito di discutere con Midnight e GoldenLeaf dei risultati ottenuti, Blue si staccò in silenzio dal gruppo dirigendosi verso l’ingresso della base, richiamando Esperia all’interno della sua Perla.

Non appena fu a fianco di Xanto, ancora appoggiato al muro a godersi il piccolo spettacolo della piazza che si riempiva pian piano di curiosi, la giovane si fermò senza voltarsi, tenendo il viso dritto di fronte a sé.

«Hai fatto quello che ti ho chiesto?» domandò quasi sottovoce la ragazza a Xanto.

Lui subito rispose con una sottile risata, poi si ricompose. «Certamente, capo» rispose continuando a fissare di fronte a sé.

«Allora vieni, mi aspetto un rapporto dettagliato» tagliò corto Blue continuando a passo svelto all’interno. Xanto aspettò qualche secondo prima di muoversi, come se volesse godersi gli ultimi momenti di quella serata. Ad un tratto Plum, da lontano, sembrò sentirsi osservata e si girò verso il giovane.

Xanto non si scompose, anzi le sorrise come suo solito, tenendo ancora per un momento su di lei il suo sguardo interessato. Senza una parola, poi, voltò i tacchi e rientrò pure lui perdendosi nella penombra del corridoio.


Capitolo 97 - La fine di una lunga giornata - FINE
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