Alla ricerca delle Storie Dimenticate 1
Anne stava sdraiata in maniera del tutto innaturale sul bordo del divano. La mano destra frugava alla cieca dentro il pacchetto di patatine ormai finito, alla ricerca delle ultime briciole superstiti. Con la sinistra teneva stretto il grosso libro mentre i suoi occhi scorrevano rapidamente sulle righe.
Una volta arrivata all’ultima riga con un movimento esperto scosse la mano e la pagina del libro lentamente scivolò, passando alla successiva. Aveva passato abbastanza tempo a leggere nella sua vita per aver imparato e affinato tecniche degne dei migliori topi da biblioteca.
Per lei, leggere era tutto. Da che ricordava, non appena aveva iniziato a sfogliare il magico mondo dentro quei tomi di carta, ogni giorno era scandito dalla lettura. Leggeva in auto, in bagno, la mattina appena sveglia e la sera prima di andare a letto. I libri più avvincenti non venivano mollati nemmeno durante i pasti.
Inizialmente, quando era piccola, i genitori erano quasi preoccupati per questa sua morbosa voglia di libri. Sembrava insaziabile. Era partita dalla narrativa per ragazzi, ma nell’arco di qualche anno aveva spaziato tra i saggi, le biografie, fino i libri di matematica o fisica.
La sua voracità non aveva limite.
“Lei vive in un mondo tutto suo”, diceva spesso sua madre. Anne, sotto certi aspetti, conveniva con quella definizione, solo che non era un mondo, ma un’infinità di essi, tutti diversi tra loro.
Storie d’amore? Romanzi cavallereschi? Ballate dal profondo dell’Asia? Piccoli estratti in lingua originale? Dizionari? Nei suoi 27 anni di vita e 22 da lettrice li aveva visti tutti.
Non che non avesse poi una vera vita sociale, intendiamoci. A scuola ai tempi aveva diverse amiche, aveva avuto le sue cotte e qualche ragazzo. Nessuno poteva lamentarsi dei suoi voti, sempre abbastanza buoni, anche se mai eccellenti. Alla fine passava molto tempo sui suoi libri, non per forza quelli scolastici.
Tra una fiaba nordica e un saggio femminista del secolo scorso, trovava anche il tempo di frequentare delle lezioni di nuoto e aveva persino partecipato a un paio di corse campestri, alle scuole superiori, riuscendo a ottenere degli ottimi piazzamenti.
Inoltre, tolti gli occhiali che coprivano buona parte del viso, poteva vantare anche un bell’aspetto, non da sottovalutare. Per la terribile gerarchia sociale adolescenziale, il suo aspetto era ciò che l’aveva divisa da un mondo di bullismo che colpiva i nerd come lei.
Quelle poche volte che si era fermata a rifletterci, Anne si riteneva tutto sommato fortunata per tutto ciò che aveva avuto; in ogni caso, non capitava spesso che ci pensasse. Alla fine l’unica cosa che le importava davvero era leggere i suoi magnifici libri, nient’altro. Crearsi mondi pieni di magia, conoscere la vita di personaggi immaginari e non, immergersi nelle più grandi avventure che l’umanità avesse mai visto o concepito.
Cos’era in fondo il resto di fronte a tanta magnificenza?
La sua vita era proseguita placida senza troppi avvenimenti degni di nota per una ragazza come lei, almeno fino a quel giorno di circa due anni prima.
Una domenica mattina, intorno alle 6.30, dopo una notte passata insonne su un romanzo distopico con note dell’autore, Anne chiuse il libro dopo aver letto l’ultimo, magnifico, paragrafo di quell’opera magna.
Ancora persa nei pensieri della struggente storia d’amore e dagli intrighi di una società dove tutto è controllato da uno stato vigile e dittatore, Anne posò il libro nell’enorme libreria che ricopriva quasi tutte le pareti di camera sua.
Improvvisamente, come un lampo che squarcia il cielo, qualcosa la colpì. Iniziò a cercare con foga, a controllare tra le migliaia di libri davanti a lei. Controllò sopra, sotto e pure dietro, ma non c’era più. Non c’era nessun nuovo libro. Aveva letto tutti i libri in casa sua. Corse nell’ampio salone, dove un’altra maestosa libreria in mogano era appena illuminata dalle prime luci dell’alba.
Ma anche lì, dopo svariate ricerche, nulla di nuovo. Anne pensò anche di andare ad aprire gli scatoloni in cantina, ma era chiaro che se fossero là sotto non avrebbe trovato nulla di nuovo.
Si lasciò cadere rumorosamente sul divano del salotto sbuffando. La casa era davvero grande e a quell’ora, dove dormivano ancora tutti, era davvero vuota.
Un tintinnio attirò la sua attenzione. Dormivano ancora tutti, tranne uno. Suo fratello Elias era sicuramente già sveglio. O meglio, ancora sveglio, sicuramente pure lui non era andato a dormire per colpa di quel suo giochino.
La ragazza si alzò a fatica dall’enorme divano bianco e si diresse in cucina strusciando i piedi. Magari là avrebbe trovato qualcosa per risollevare la giornata.
Elias si stava facendo il suo solito mix di yogurt e frutta fresca, quando la porta della cucina si spalancò e vide la sorella entrare con una faccia da funerale.
«Ehi, buongiorno Annalise! Ma come siamo splendenti oggi, che è successo? È morto un qualche eroe del tuo nuovo libro preferito?» domandò con un sorriso beffardo il ragazzo. Elias era completamente diverso dalla sorella, o meglio sorellastra, essendo stati entrambi adottati.
La loro famiglia era estremamente famosa in città per le aziende di alta tecnologia in loro possesso. I genitori facevano parte dell’élite della città con i loro milioni e le loro ville. Sfortunatamente, erano sì stati baciati dalla fortuna sul lato economico, ma per motivi che nessuno era interessato ad approfondire non potevano avere figli.
Era stato così che Elias e Annalise erano entrati in scena. Lui ventuno anni, dalla pelle scura, alto, muscoloso e dal carisma forte e tagliente. Lei invece era minuta, bianca come la neve e sempre persa con quei suoi libri.
«Allora, che fai? Non rispondi?» incalzò Elias mangiando un altro cucchiaio di yogurt, vedendo l’impassibilità della sorella.
«Taci… è terribile» rispose Anne quasi sconvolta.
«Che succede?» domandò Elias senza preoccuparsi troppo. Era convinto che sua sorella a volte mettesse un po’ troppa enfasi in ciò che faceva e desse pesi completamente sconclusionati ai fatti. L’anno prima aveva pianto per due giorni di fila dopo aver scoperto il finale di un romanzo, e quello prima ancora aveva annunciato la notizia che la sua edizione di Zanna Bianca era andata “distrutta”, dato che aveva trovato un orecchio ad una pagina lasciato probabilmente dal padre dopo averlo letto.
In sostanza, quindi, Elias ormai non si fidava più delle capacità di valutazione delle situazione di Anne.
«Sono finiti i libri. Del tutto. Capisci? Non ci sono più libri nuovi» gridò lei come in preda al panico mentre apriva con forza il frigo alla ricerca di qualcosa da mangiare per affogare la sua tristezza.
«Ma se abbiamo la casa tappezzata di libri…? I miei amici ancora pensano che la nostra famiglia viva in una biblioteca ogni volta che li porto a casa…» rise appena Elias.
«Non capisci nulla» rispose lei lanciandogli un'occhiataccia. Elias odiava quando lo faceva. Sua sorella conosceva svariate lingue e spesso – quando era arrabbiata – iniziava a mescolarne una con l’altra. Secondo il ragazzo lo faceva apposta per farlo sentire stupido.
«Dovresti trovarti un altro hobby sai? Magari qualcosa che non occupi mezza casa come i tuoi libri, altrimenti papà sarà obbligato a comprare un’altra villa per farci stare tutta quella roba…»
«Un hobby tipo quei tuoi giochini insulsi? No, grazie»
A Elias si chiuse per un momento la vena, ma si calmò immediatamente e fece un respiro profondo.
«Quel gioco è importante, Anne. Oltretutto guadagno più soldi di te con quel gioco, e se continuo così forse mi fanno entrare pure nella seconda gilda e-»
«Bla, bla, bla. Una storia avvincente, ma qui si stava parlando dei miei libri Elias.» lo interruppe lei facendogli il verso della mano.
Il ragazzo fissò lo sorella per qualche momento. La mattina era davvero una primadonna. Se i suoi spasimanti avessero saputo com’era vivere con una squilibrata fissata con la lettura, ci avrebbero pensato due volte prima di chiederle l’amicizia online.
All’improvviso Elias spalancò gli occhi. Un sorriso si delineò sul suo volto, gli era venuta un’idea alquanto interessante.
«Sai, io so dove puoi trovare dei… libri che non hai ancora letto.» disse sorridendo amichevolmente alla ragazza.
Anne, che in quel momento era quasi immersa nel fondo dell’enorme frigorifero, si fermò e riemerse interessata. Suo fratello che sapeva qualcosa al riguardo dei libri era davvero strano.
«E dimmi, dove?» domandò lei. Anche se tentava di nasconderlo, Elias aveva notato il velo d’interesse nel tono della ragazza. Farla abboccare poteva rivelarsi più facile del previsto.
«Conosco un luogo dove esistono migliaia di storie, così grandi, profonde e complesse che ad oggi nessun essere umano è stato ancora in grado di raccoglierle tutte. Stiamo parlando di storie dove non basta solo scorrere le righe per capirle, ma è necessario anche immergercisi, comprendere a fondo la situazione!»
La sorella continuava a fissarlo con un misto di curiosità e distacco. Anne non era sicura che le parole del ragazzo fossero verità o se invece la stesse prendendo in giro. Per il momento, però, poteva valere la pena ascoltare.
Elias sorrise appena, si voltò e prese qualcosa dal tavolo per poi mostrarlo alla sorella.
«Una… TechMask?» domandò lei quasi schifata. Tutto il suo entusiasmo svanì, capendo che quello era l’ennesimo tentativo del fratello di farla giocare.
«LA TechMask sorellina. No, no aspetta, dove vai!?» esclamò il ragazzo bloccandole la strada prima ancora che lei avesse la possibilità di abbandonare la stanza.
«Guarda, facciamo così» disse il ragazzo quasi pregandola «tu fai una prova. Ti lascio usare il mio personaggio per un paio d’ore, ti fai una quest di quelle con la trama, senza troppi combattimenti, e vedi com’è. Se non ti piace, avrai passato un paio d’ore e così avranno aperto le librerie e vai a comprare un altro di quei libri del Dottor Yeski»
«Di Dostoevskij, si chiama Dostoevskij» lo interruppe stizzita.
«Quello che è» continuò Elias senza perdere il filo del discorso «Dicevo, passi un paio d’ore. Sempre meglio che finire a leggere le istruzioni per l’antenna fino alle nove del mattino no?»
Anne strinse gli occhi guardando suo fratello. Odiava ammetterlo, ma in effetti poteva avere ragione. Poi, comunque, quelle istruzioni le aveva già lette. In tutte e cinque le lingue.
Senza aggiungere altro, prese la TechMask dalle mani del fratello, lo scansò e si diresse in salotto.
«Spiegami come diavolo si fa. Ma non farti strane idee. Appena scattano le nove prendi questa roba e te la porti in camera tua. E non voglio più che mi stressi con una TechMask per il resto della mia vita, grazie.»
Elias sorrise come un bambino il giorno del suo compleanno e mise subito la TechMask sul viso della sorella.
Quello fu il primo giorno su NEXT di Anne. Il primo di una lunghissima serie.
Due anni dopo, se Anne rimpiangeva qualcosa era il non aver iniziato a giocare a NEXT prima. E l’aver lasciato la sua prima edizione di Zanna Bianca in mano a quel debosciato assassino di suo padre, con la sadica mania delle orecchie alle pagine.
Le missioni generate all’interno del gioco da Elysium erano allo stesso tempo avvincenti e raffinate, piene di colpi di scena, e il fatto che il percorso che prendevano era spesso nelle mani del giocatore portava sempre a risultati sorprendenti.
Anne era una di quelle giocatrici che vantava prima di tutto una profonda conoscenza della lore di NEXT, ancora prima della sua parte meccanica e puramente videoludica. La ragazza vedeva nel gioco un mondo da scoprire, una specie di libro senza confini, sempre mutevole.
Non che ora disdegnasse la letteratura tradizionale, s’intende, semplicemente aveva scoperto che questa “novità”, secondo lei, meritava quasi altrettanta attenzione.
Se seguite correttamente, nelle Quest generate da Elysium si poteva trovare azione, amore, drammi, ma anche filosofia, richiami alla saggistica internazionale, note di economia, sociologia e quant’altro. Ai suoi occhi Elysium non era una semplice intelligenza artificiale, ma il cuore pulsante di una vena artistica mai vista prima.
Dopo due anni di gioco, ancora non riusciva a capire come la maggior parte dei giocatori potesse non rimanere ammaliato dagli intrecci del mondo di NEXT. Quasi nessuno seguiva la storia del gioco, o le missioni personalizzate. Era tutta un’arida corsa continua all’equip e al livello successivo.
Un tintinnio acuto la riportò al mondo reale. Anne si voltò e vide che la spia della TechMask si era accesa, guardò l’ora e capì che aveva letto abbastanza per quel giorno. A malincuore mise il segnalibro a forma di zampa di gatto e chiuse le pagine, rimettendolo delicatamente al suo posto nella libreria.
Prese la TechMask e se la infilò. La schermata di caricamento di NEXT World Awaken si presentò come al solito di fronte ai suoi occhi. Le distese verdeggianti, o monti appuntiti e il mare sconfinato di Atlas brillavano sotto il sole di quella magnifica giornata.
Senza attendere oltre, Anne guardò il puntino lampeggiante in basso a destra che indicava l’arrivo del messaggio che tanto stava aspettando.
Misses Blue, lei ha [1] nuovo messaggio da parte di [Gran Bibliotecario Imperiale].
