Alla ricerca delle Storie Dimenticate 4
Il lamento d’aiuto dell’enorme dragone le riempì la mente. Blue deglutì, trovandosi impreparata di fronte a una situazione come quella. Chi poteva immaginare che le cose sarebbero andate in quel modo?
Un drago millenario imprigionato nel ghiaccio, controllato da un vecchio gigante alquanto irascibile grande quanto un palazzo. Poi c’era lei, un metro e sessanta, sola e confusa. Come avrebbe potuto anche solo pensare di aiutare quella creatura? Semmai, sarebbe dovuto essere il contrario!
Blue guardò terrorizzata il gigante che aveva estratto finalmente l’enorme ascia, solo per imprecare nuovamente e rifiondarla contro il pavimento. La lama dell’arma s’infranse sul ghiaccio, penetrandolo di un metro e poco più. Sarebbe bastata metà di quella forza per ucciderla, pensò Blue.
“Non… non posso”, si ripeté la ragazza. Anche volendo, come avrebbe affrontato il gigante, a cui con la sua sciabola gli sarebbe arrivata sì e no alla caviglia? Inoltre, ammesso che fosse stata in grado di abbattere quella fortezza semovente, una volta sconfitto come avrebbe tirato fuori il drago dalla sua prigione di ghiaccio?
“Aiutami…”
Un’altra richiesta d’aiuto proveniente da Uthrafax. Blue si sentiva quasi schiacciata dalla disperazione nella voce del drago, che quasi stonava se messa a paragone con la fierezza e le dimensioni della creatura. L’idea che un essere come quello chiedesse aiuto a una piccola donna come lei la metteva a disagio.
Blue strinse la sciabola e iniziò ad osservarsi intorno. Doveva trovare un modo, ci doveva per forza essere un modo. Elysium non avrebbe mai creato una missione senza via d’uscita.
L’impatto dell’ennesimo colpo d’ascia sollevò una nuvola di polvere di ghiaccio che sbrilluccicò per un momento.
Gli occhi di Blue si spalancarono. Era chiaro, aveva la soluzione proprio davanti ai suoi occhi!
«Jötunn detto l’Immenso? A me sembri solo un vecchio folle che crede davvero di poter imprigionare uno Spirito Celeste!» urlò la ragazza puntando la sciabola verso il gigante «Come pensi di poter vincere contro colui che dominava su cieli e terra quando ancora di tu non esisteva nemmeno il nome?!»
A quelle parole Jötunn si fermò lasciando l’ascia conficcata nel ghiaccio e sollevò lo sguardo verso Blue. Il peso di quegli occhi profondi fece rabbrividire la ragazza.
«Come osi…» la voce del gigante era appena un sospiro ma si stava caricando d’ira «come osi… TU! Tu che vieni qui nella mia dimora a insultare il grande signore di queste terre!»
«Terre?!» lo interruppe Blue cercando di calcare ulteriormente la mano «Io non vedo altro che antri bui e ghiacci perenni! Nulla in confronto ai domini sconfinati del grande Uthrafax!»
Le urla della ragazza rimbombarono per i saloni in un eco perpetuo. Lo sguardo del gigante si fece truce. Aveva colpito nel segno.
«Che queste aule oscure siano la tua tomba!» tuonò improvvisamente Jötunn riafferrando l’ascia che, con uno sforzo sovrumano, liberò dal ghiaccio. A grandi passi corse verso la ragazza con l’arma pronta a colpire.
Blue si vide quella montagna di muscoli iraconda correrle contro come una valanga e il suo cuore iniziò a battere più forte che mai. La parte del piano che si occupava di farlo arrabbiare aveva avuto successo, non c’erano dubbi. Per un attimo si era fin compiaciuta delle sue capacità attoriali, dando peso alle sue parole e quasi credendoci davvero.
Il problema veniva ora. Bastava un solo errore perché Jötunn la uccidesse, mettendo così fine alla missione. Aveva lavorato troppo per arrivare fino a lì, non si sarebbe arresa facilmente.
L’ascia d’ossidiana calò rapida su di lei ma con una schivata riuscì per un pelo a spostarsi. L’impatto generò un’onda d’urto che la spinse via, facendola rotolare per diversi metri. Il colpo era stato dato con molta più forza dei precedenti, andando a rompere il pavimento e a creare diverse crepe.
“Almeno sembra funzionare”, pensò Anne, ancora con il cuore in gola, sapendo che non era ancora finita. Doveva tornare al centro della sala, e in fretta.
«Dove sei?! Verme!» gridò il gigante cercando la ragazza con lo sguardo. Per lui Blue non era che un insetto, cosa che però gli rendeva difficile individuarla.
«Sono qui, i tuoi deboli colpi non potranno far crollare la fede degli Spiriti Celesti! Il grande dragone mi protegg-»
Blue non riuscì a terminare la frase che con un una rapidità fuori dal normale Jötunn si era nuovamente scaraventato su di lei. Grazie a [Teletrasporto], però la ragazza si smaterializzò proprio nell’istante in cui l’ossidiana impattò col terreno, riapparendo alle spalle del gigante incolume.
“Ci è mancato davvero poco”, pensò lei già col fiatone. La tensione era alta. Il pavimento era ora ricoperto da innumerevoli crepe, alcune anche particolarmente profonde.
“Ancora uno, Jötunn, con tutta la tua forza però!”, pensò lei, mentre lentamente l’eccitazione della battaglia iniziava a prendere il posto della paura. Era ora di usare un po’ della sua conoscenza letteraria per rendere il tutto un po’ più interessante.
Ogni parola esistente era già stata detta da qualcun’altro, doveva solo trovare chi si fosse espresso al meglio. Guardando il gigante di fronte a sé non poté far altro che pensare a una scena del libro fantasy più famoso al mondo.
«Io sono Blue, servitrice della Scintilla Draconica e reggo il potere di Uthrafax!» gridò con tutta la voce che aveva in corpo, per poi conficcare la punta della sciabola nel ghiaccio sotto di lei «e tu non puoi… passare!».
Forse non era il momento più adatto per una citazione simile, ma aveva sempre voluto dirlo e probabilmente non le sarebbe più capitata un’occasione simile. Ora capiva come si era dovuto sentire Gandalf di fronte al Balrog.
«Tu… insetto! È giunta la tua fine!»
Con un urlo ricolmo di rabbia Jotun afferrò l’ascia con entrambe le mani e colpì violentemente il terreno con tutta la forza che aveva in corpo.
Blue si scansò, ma questa volta la potenza del colpo fu tale che venne investita da una pioggia di detriti a tutta velocità. Venne scaraventata contro una delle enormi colonne cadendo a terra.
Tutto era diventato scuro per un momento a causa del forte impatto, le ci volle un momento per riprendersi.
Di fronte a lei, Jötunn aveva già ripreso la sua arma in mano. Il pavimento era stato fatto a pezzi, con grosse crepe simili a voragini che si diramavano in ogni direzione.
“Beh, alla fine nemmeno a Gandalf era andata un granché bene all’inizio”, pensò la ragazza con una nota di ironia.
«Ora non hai più scampo…» rise il gigante avvicinandosi alla ragazza stesa a terra.
All’improvviso il pavimento s’illuminò di una luce accecante. L’intera stanza, anzi, l’intera montagna venne scossa da un terremoto e un ruggito profondo e potente riecheggiò nell’aria.
Il pavimento iniziò a muoversi e i pezzi di ghiaccio a ondulare, all’improvviso un’enorme zampa artigliata fuoriscì da una delle voragini, seguita poi dalla testa di Uthrafax. Il drago colossale si stagliava alto dietro al gigante. Le sue scaglie scure erano punteggiate qua e là da luci azzurre e intense in continuo movimento, come se il suo corpo fosse un cielo ricco di costellazioni.
«Come osi, stupido mortale, alzare anche solo un dito su coloro che servono l’illimitato potere degli Spiriti Celesti?» la voce del drago, che sembrava provenire da ogni angolo della stanza, suonava profonda e antica come il mondo stesso.
Anche di fronte a un essere del genere, però, la furia di Jötunn non sembrò venire intaccata. Urlando come un ossesso, il gigante iniziò vorticosamente a menare fendenti diretti sia al drago sia a Blue, che ora si trovava letteralmente nel bel mezzo di uno scontro tra titani.
Uthrafax si muoveva sinuoso schivando gli ampi attacchi del nemico andando a cercare riparo dietro le enormi colonne. L’ascia però era molto più dura e resistente di quanto sembrasse, e al gigante bastavano pochi colpi per abbattere un pilastro come se fosse un albero.
Blue, dal canto suo, continuava a correre a perdifiato alla ricerca di una via sicura tra le crepe nel ghiaccio. Se fosse caduta dentro una di esse sarebbe certamente rimasta incastrata, determinando la sua fine.
Una fiammata cobalto illuminò l’arena dello scontro andando a inghiottire il gigante. Il calore generato era così alto che Blue dovette coprirsi il viso con il braccio per paura di rimanere scottata, anche da quella distanza.
Ma Jötunn dimostrò una resistenza che andava ben oltre le aspettative, spegnendo le fiamme con un semplice gesto della mano. La folata di vento generata dal gigante prese in pieno la ragazza, spingendola nuovamente a terra.
“Dove diavolo sono finita?”, si domandò Anne, con un misto di paura e eccitazione per lo spettacolo che aveva di fronte.
La potenza emanata da quello scontro le faceva ribollire il sangue nelle vene. Quella scena era degna dei suoi migliori romanzi epici e mitologici, e di certo non si aspettava di poter vedere una cosa simile con Blue.
«Lurida bestia, torna nella tua eterna prigione!» gridò nuovamente il gigante caricando a testa bassa Uthrafax.
Di risposta il dragone si spostò andandosi a posizionare proprio dietro Blue, mentre l’avversario finì per scontrarsi contro una delle grandi colonne del salone.
“Servitrice della Fiamma Celeste, vuoi tu realmente sorreggere il mio potere?”
Per un momento Blue pensò che la voce profonda del dragone, che sembrava quasi sussurrargli alle orecchie, avesse un non so che di sensuale. Cancellò immediatamente quell’immagine dalla sua testa, cercando di rimanere concentrata nel personaggio.
In quel momento Jötunn si era già ripreso e si stava avvicinando pericolosamente ai due.
«Se sarai tu a donarmelo, sarà per me un onore brandirlo contro i tuoi nemici!» esclamò lei convinta. Da quella posizione Blue non poteva vederlo, ma la controparte draconica di un sorriso si delineò sul muso di Uthrafax.
“No, ragazza chiamata Blue, non contro i miei, ma i nostri nemici!”
A quelle parole il corpo della ragazza venne avvolto dalle fiamme che crebbero sempre più velocemente. In pochi istanti il fuoco aveva raggiunto fin le arcate del salone, estendendosi per quasi tutta la sua larghezza, emanando una luce come quella di dieci soli. Il gigante dovette fermarsi e coprirsi gli occhi per non rimanerne accecato.
Non appena le fiamme e la luce iniziarono a diradarsi, di Uthrafax non c’era traccia. Era rimasta solo Blue, a mezz’aria, sorretta da due enormi ali. La pelle a tratti ricoperta da sottili scaglie color cobalto, mentre i suoi occhi erano dello stesso colore dell’oro, con la pupilla allungata, esattamente come quelli del dragone.
Una voce proveniente contemporaneamente da tutte le direzioni tuonò: «Io, Uthrafax, Spirito Celeste detentore della Sacra Fiamma Cobalto, che dominò un tempo sulle terre settentrionali, dono il mio potere a questa mia servitrice, che come legione furiosa s’abbatta sui nostri nemici!»
In quell’istante Blue non riusciva a controllare il proprio corpo, che prese a muoversi di sua spontanea volontà, alzando la lama al cielo pronta a colpire.
Bastò un unico fendente della sua sciabola per generare una forza mai vista prima. Tutto ciò che era di fronte a lei, il gigante, le colonne e perfino le pareti, venne tagliato con la stessa facilità con cui un coltello caldo taglia il burro.
L’intero salone cominciò a tremare. La ragazza si voltò verso l’uscita, mentre grossi pezzi di roccia iniziarono a cadere dal soffitto, e come per magia le sue ali iniziarono a spingerla a tutta velocità in quella direzione.
A gran velocità riuscì proprio all’ultimo ad attraversare il corridoio che dava verso l’esterno quando l’intera montagna collassò su sé stessa.
Con ancora le palpitazioni, Blue atterrò su uno sperone roccioso non molto distante dal palazzo di Jötunn. Non appena mise piede a terra, le sue ali svanirono, e sentì i poteri di Uthrafax affievolirsi, mentre riprendeva il controllo del proprio corpo. Lentamente, i suoi occhi tornarono alla normalità e quasi tutte le scaglie sulla sua pelle svanirono.
Improvvisamente una schermata del Supporto apparve di fronte a lei.
Missione Dove giace la Scintilla Draconica completata!
Esperienza aggiunta! Livello 50 raggiunto!
Tratto Scintilla Draconica aggiunto! Titolo “Servitore dello Spirito Celeste” aggiunto!
Razza Sangue di Drago selezionata.
Complimenti! Hai cambiato la tua razza attraverso un oggetto o una missione! Le tue statistiche verrano modificate in relazione alla razza ottenuta, inoltre otterrai delle Abilità Innate. Le Abilità Innate non devono essere selezionate per poter essere usate, quindi non occupano spazio nella tua lista delle abilità!
Modificatori razza Sangue di Drago:
Difesa Incrementata.
Danni Elementali inflitti incrementati.
Danni Fisici e da Veleno inflitti ridotti.
Resitenza agli effetti climatici incrementata.
Abilità innata aggiunta.
Abilità Innata:
[Forma Primordiale]: sblocchi tutto il potenziale che scorre nel tuo sangue. I tuoi attacchi e i tuoi incantesimi infliggono danni aggiuntivi. Se colpisci un nemico con il 10% di vita o meno, lo uccidi sul colpo. (La soglia della vita è ridotta al 5% in caso di Boss o avversari in eventi PvP)
Traguardo “Una nuova era” aggiunto per essere il primo membro di una nuova razza!
Attenzione, i giocatori in possesso del titolo “Onniscenza” o “Viandante dell’Orizzonte” verranno messi a conoscenza della comparsa di una nuova razza su Atlas.
Blue rimase ferma a leggere la mole di messaggi apparsagli di fronte per un po’. Era sconcertata, l’idea di essere la prima in qualcosa non l’aveva nemmeno sfiorata.
Non poteva esserne sicura, ma era anche la prima volta che sentiva parlare del fatto che si potesse cambiare razza. Questo voleva dire che c’era la possibilità che fosse l’unica giocatrice al mondo a non essere umana su NEXT.
Per un momento si guardò le mani, ancora tremanti per l’emozione. Prese la pesante pelliccia che indossava e se la tolse. Per quanto su quelle montagne le temperature dovevano essere di diversi gradi sotto zero, lei non sentiva assolutamente freddo. Si osservò con attenzione, vedendo alcune piccole scaglie sul suo polso e sulle sue braccia risplendevano alla luce del sole.
Un sorriso compiaciuto le si delineò sul volto. Sentiva qualcosa crescerle dentro, lo spirito d’avventura che sembrava ormai morto dopo la perdita del vecchio account pareva essersi ravvivato più forte che mai.
Di fronte a lei il percorso era ancora lungo, e di certo l’Eternal League non avrebbe fatto altro che regalarle nuove storie da vivere.
Era immersa nelle sue fantasie quando la lucina dei messaggi ricominciò a lampeggiare. Blue, curiosa, la aprì. Lesse il mittente e sbuffò infastidita.
Era suo fratello che la chiamava a raccolta. Non era chiaro, ma sembrava fosse successo un casino tra i Flawless e gli Emperors per colpa di un pezzo di stoffa, e ora erano in guerra.
“Mi serve il tuo aiuto, me lo devi sorellina.”
Così terminava il messaggio. Blue chiuse la schermata svogliata, battendo i pugni sulle gambe.
Era in debito con suo fratello per la
Destinatario: Azoth.
Messaggio: “Arrivo.”
