Libro 1 - Capitolo 13
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Il monaco volante

Daniel diede un occhio veloce al tesoro insieme al resto del gruppo.

[B] Armatura leggera della velocità LV20 (GS 30) +Velocità LV1


[A] Arbalestra pesante LV20 (GS 40) +Velocità Att. LV1


[B] Anello dell'Apprendista LV20 (GS 40) +Esperienza LV2

Oltre ai tre equipaggiamenti, c'erano una manciata di materiali e qualche sacca di Zed. Non c’era niente che attirava particolarmente la sua attenzione, si divise gli Zed con il resto del gruppo e lasciò a loro il bottino.

Girò i tacchi e senza dire nulla si avvicinò al cadavere di Gemino, iniziando a cercare tra i detriti. Al centro del corpo di quell’ammasso di rottami trovò la chiave per la Sala del Trono, l’ultima stanza del dungeon.

«Ancora qualche idea folle per il boss finale?» lo stuzzicò Silverfox non appena vide il ragazzo con in mano la grossa chiave.

Daniel, inspiegabilmente, non rispose alla provocazione. Sembrava essere stranamente concentrato; molti pensieri gli affollavano la mente. Aveva voluto strafare nel tentativo di chiudere i Saloni in un colpo solo e ci era riuscito, con ottimi risultati per giunta. Ma questo lo aveva riempito di domande.

Da un lato aveva dimostrato a se stesso che la sua capacità di prevedere le mosse e calcolare i tempismi era fenomenale. In tutta la sua esperienza su NEXT non aveva mai mostrato nemmeno un centesimo delle abilità che sembrava avere.

D’altro canto come poteva Mr. Black sapere di quella cosa se nemmeno lui ne era a conoscenza? Per Red alla fine era stato sufficiente analizzare le sue statistiche di gioco. Era bastato uno sguardo alle sue capacità durante il loro incontro per capire che quella testa calda era un candidato eccezionale per ricoprire il ruolo di assassino nei Rainbows.

Se anche gli altri erano anche solo vicini a quel livello, dovevano essere al pari dei grandi Esperti. Ma lui non aveva mai mostrato la minima capacità nel gioco degna di nota con il suo account precedente.

Chi era davvero Mr. Black? E per quale azienda lavorava?

«Allora White andiamo?»

LexVentus lo stava chiamando a raccolta facendogli cenno con la mano.

White squadrò attentamente il mago. Dopo lo scontro con Gemino qualcosa non gli tornava, i reclutatori, soprattutto delle gilde più forti, erano sempre giocatori esperti e ben preparati. Ma LexVentus emanava una strana aura, qualcosa che lo rendeva diverso dagli altri.

Daniel si era aspettato che, con una strategia come la sua per raggruppare tutti quei nemici, LexVentus si sarebbe dovuto scomporre almeno un po’, similmente agli altri membri del party. Invece non aveva fatto una piega, come se per lui fosse tutto regolare.

“Ha sempre giocato con precisione maniacale. Per non parlare di quel Teletrasporto. Il suo tempismo nello spostarsi ed attaccare è stato perfetto, anche migliore del mio. Se non si fosse mosso in tempo, lo scontro non sarebbe terminato così facilmente…”

Era come se, per qualche motivo, l’uomo si stesse trattenendo.

«Ehi, che fai? Non sarai per caso andato AFK?» squillò Silverfox riportandolo alla realtà con una spintarella sulla spalla.

«Eh? No, no, ci sono scusate…» White scosse la testa mostrando un gran sorriso «Ci manca solo il Boss finale e avremo finito!»

La Sala del Trono infatti era semplicemente un’arena per la sfida col boss finale o, meglio, i due boss: Sirone e Sosipatra.

Il Re e la Regina della cittadella infatti avrebbero combattuto insieme per proteggere il proprio regno contro i possibili invasori.

«Dato che quei due sono davvero tosti, evita di fare un’altra buffonata delle tue White» lo rimproverò Silverfox «Sei stato bravo qui nei Saloni, ma là dentro le cose saranno diverse. Non sarebbe la prima volta che falliamo questo Dungeon proprio alla fine!»

«Non ti devi preoccupare, voi focussate Sosipatra mentre io tengo a bada Sirone. Quando avrete finito verrete a darmi una mano.» rassicurò Daniel facendo spallucce.

Daniel sapeva che Silverfox aveva ragione. Nei primi tempi di NEXT in molti si erano lamentati dell’eccessiva difficoltà di quello scontro. Spesso si puntava a finire il dungeon solo con un party di livello 30 e con l’equipaggiamento adeguato.

Per quanto la community si lamentasse, gli sviluppatori non semplificarono mai lo scontro finale. L’unica cosa fu quella di aggiungere il Set Arma Infernale. L’oggetto era simile al Set Arma della Cittadella, ma l’arma su cui veniva utilizzato sarebbe diventata di grado Platino.

Trovarlo permetteva di avere un’arma con Gear Score 80! A quel punto la difficoltà valeva un tesoro tanto succoso.

Daniel si avvicinò al portone e inserì la chiave che iniziò a girare da sola con forti schiocchi meccanici. Pian piano l’entrata si aprì, mostrando una stanza abbastanza ampia.

Dall’altro lato, su due troni dorati, sedevano i due boss.

A sinistra stava Sosipatra, un’incantatrice in grado di indebolire l’intero gruppo, rallentandone la velocità o riducendone le statistiche.

A destra invece sedeva Sirone, un mastodontico guerriero di quattro metri armato con due alabarde fiammeggianti, in grado di muoversi rapidamente e colpire con devastanti attacchi ad area.

Insieme i due regnanti rappresentavano un duo letale. La solennità del luogo, simile ad una cattedrale gotica con le sue arcate alte e le vetrate decorate, rendeva i giocatori ancora più soggetti alla forza di quei due boss.

«Sei sicuro di farcela White?» LexVentus lo fissava immobile. Aveva ancora tempo di cambiare strategia. Una volta messo piede in quel salone il portone si sarebbe chiuso alle loro spalle e la boss fight sarebbe cominciata. Non ci sarebbe più stato tempo per pensare.

«Con chi pensi di parlare? Non dovete preoccuparvi per me!» rispose White sorridendo.

In realtà Daniel non era troppo sicuro della cosa, ma quel tentativo era necessario: doveva vedere quanto poteva spingersi oltre con le sue capacità. Dopo aver visto le abilità di Red doveva capire se anche lui poteva essere al livello di un mostro simile.

Ci aveva provato e riprovato per tutto il dungeon, ma senza risultati. Nessuna delle due aree prima gli aveva dato filo da torcere. Aveva sbagliato qualche mossa, ma nulla che non avrebbe potuto risolvere con facilità.

Quella volta invece era diverso: lì poteva mostrare a sé stesso fin dove poteva arrivare con la sua preveggenza.

Daniel fece un respiro profondo ed entrò nella stanza. Dietro di lui gli altri tre compagni lo seguirono mentre il portone iniziava a chiudersi. Dall’altro capo della sala i due nemici si erano già alzati dai loro troni impugnando le loro armi. Il Re e la Regina della cittadella erano due creature molto d’effetto. Sosipatra era una donna dalla pelle come porcellana, il viso coperto con un velo bianco ed il resto del corpo ornato da amuleti e bracciali d’oro. Al suo fianco Sirone invece era un guerriero alto più del doppio della donna con un’armatura scura come la notte. Entrambi portavano una corona spinata fatta d’argento lucente.

«Spostatevi!» urlò improvvisamente LexVentus al gruppo.

Non ci fu nemmeno il tempo di fare un altro passo che dal terreno apparvero delle catene che tentarono di afferrarli. La magia di Sosipatra era infida e la portata dei suoi incantesimi era sufficiente per colpire il gruppo anche nell’angolo più remoto di quella stanza.

Sirone piegò leggermente le ginocchia e si diede una spinta tanto forte da crepare il pavimento. In meno di un secondo il colosso stava per atterrare su di loro con le alabarde pronte a colpire.

Immediatamente il gruppo si allontanò con tutte le abilità di movimento possibili. Se fossero rimasti vicini alle catene sarebbero stati afferrati ed immobilizzati, impedendo loro di muoversi e portandoli ad una morte certa per mano del Re.

«White, sei ancora sicuro di voler fare questa follia?!» Silverfox era sempre meno convinta della cosa fissando Sirone che lentamente si rialzava dopo l’impatto col pavimento. Il boss era davvero spaventoso con quella sua armatura scura. All’improvviso, da dietro l’elmo, gli occhi del cavaliere si accesero come tizzoni ardenti; era pronto per iniziare il vero scontro.

«Muovete il culo su Sosipatra e non discutere! Fidatevi di me!» ordinò White stringendo i pugni e mettendosi in guardia, pronto al combattimento.

I tre compagni, seguiti da Inferno, fecero cenno con la testa e senza opporsi si lanciarono sull’incantatrice.

Ora Daniel era da solo contro quel guerriero metallico. Un fumo scuro misto a scintille e braci iniziò a circondare Sirone come un’aura densa e pericolosa.

Daniel non ci pensò due volte e si gettò sul nemico con [Calcio Volante]. Appena gli fu addosso utilizzò [Calcio Rotante], ma l’IA dietro a Sirone non era come quelle dei boss precedenti. Rapidamente il guerriero si ritirò con un piccolo passo indietro, schivando il calcio. Senza aspettare aprì le braccia fino a portare le due alabarde quasi dietro la schiena. All’improvviso scaricò il colpo muovendo le due armi orizzontalmente che s’incendiarono come se fossero ricoperte benzina.

Daniel schivò all’ultimo con [Salto Mortale], uscendone illeso. Il terreno che lo divideva dal boss ora era completamente in fiamme. A differenza di White, però, il suo avversario non sembrava preoccuparsene mentre avanzava immerso nel fuoco verso il monaco.

«Merda!» esclamò Daniel cercando di allontanarsi dalla zona per avere maggior spazio di manovra.

Tutti gli attacchi ad area di Sirone incendiavano il pavimento per trenta secondi. Considerando la frequenza di quegli attacchi, se non fosse stato attento avrebbe trasformato l’intera sala in un campo minato e sarebbe rimasto incastrati tra le fiamme.

Nel mentre Silverfox e gli altri erano impegnati con Sosipatra. L’incantatrice possedeva numerosi depotenziamenti ad area, ma non mancava comunque di abilità offensive. Grazie alla sua taglia minuta la Regina era agile e sfuggente, rendendo difficile sia a Blade che a Inferno riuscire ad attaccarla in maniera sostenuta.

Con un semplice movimento delle mani dell’incantatrice un’onda d’urto spedì BladeXplosion ed Inferno indietro di diversi metri.

«Le cose non vanno un granché bene!» gridò BladeXplosion afferrando la sua spada con due mani, pronto a caricare nuovamente il nemico.

«Devi tenere duro, non manca molto Blade!» cercò di rassicurarlo Silverfox, anche se nemmeno lei ci credeva poi così tanto. Senza il chierico le cose si stavano facendo davvero difficili, e la loro vita era ormai vicina allo zero.

«Folli, morite sotto il regno del Vulcano!»

Con un grido Sosipatra sollevò le mani al cielo e otto cristalli color rubino si materializzarono sopra di lei. Senza nessun preavviso questi si scagliarono contro il party come missili a ricerca. Da quella distanza non ci fu molto da fare, solo LexVentus fu abbastanza rapido da alzare un muro di ghiaccio tra lui e il colpo in arrivo, così da bloccarlo completamente.

Silverfox e Blade invece erano stati presi in pieno e ora si trovavano in una situazione davvero critica, con meno del 15% della vita. Non sarebbero sopravvissuti ad un altro attacco.

«Fox, tieni duro, se molli te perdiamo metà del party.» le disse Lex con la sua caratteristica calma. La ragazza strinse i denti e riprese a controllare Inferno perché infliggesse il maggior numero di danni possibile e, allo stesso tempo, supportasse BladeXplosion nel tankare il boss.

Controllare il compagno non era cosa da tutti. Era necessario un alto livello di concentrazione e coordinazione per spostare la creatura evocata e farla attaccare, senza dimenticarsi della propria incolumità. In pratica era quasi come usare due personaggi contemporaneamente.

“Non mi lascerò sorpassare da quel pallone gonfiato di un monaco”, pensò. Silverfox era lì per un motivo, doveva attirare l’attenzione di LexVentus il più possibile.

Per quanto una novellina, aveva sentito spesso parlare di NEXT prima di iniziare a giocarci seriamente. Ora il suo obiettivo più grande era entrare nel circuito professionistico con un Tamer. Similmente ai monaci, non c’erano praticamente esperti di quella classe ai livelli più alti, a causa della difficoltà nell’utilizzo di un personaggio simile.

Ma in quei pochi giorni lei aveva già dimostrato di essere più che meritevole dell’attenzione di una gilda importante come i Flawless. Quei dungeon così difficili erano il modo migliore per far notare le sue abilità.

Lei era meglio di quelli come Dream o Blade. Lei voleva davvero raggiungere la vetta.

«Cazzo!» urlò BladeXplosion. Non era riuscito a schivare una catena di Sosipatra ed ora era immobilizzato. A breve sarebbero apparsi i cristalli a ricerca e per lui sarebbe stata la fine.

Silverfox non perse tempo. «Attacco: Lupo Artico!» gridò a squarciagola indicando l’incantatrice.

Al comando Inferno si tramutò in un lupo fatto di piccole gocce d’acqua scura e si gettò verso il boss. Poco prima che i cristalli a ricerca si formassero l’animale esplose in tanti frammenti di ghiaccio, congelando Sosipatra. Immediatamente i cristalli smisero di crescere.

“Appena in tempo“, pensò la ragazza asciugandosi la fronte dal sudore.

«Grazie Fox, sei sempre la migliore!» la ringraziò BladeXplosion.

Quella mossa aveva bloccato il boss evitando la catastrofe!

«White cazzo! Muoviti ci serva una cura qui!» urlò Silverfox voltandosi verso il compagno.

Ma la ragazza non si aspettò di trovare l’inferno dietro di sé.

Buona parte del pavimento era completamente in fiamme ed al centro Sirone menava potenti colpi verso White. Il monaco sembrava molto più in difficoltà del solito.

Era stato colpito diverse volte, tanto che la sua vita era oramai sotto la metà, mentre quella del boss non sembrava essere calata di molto.

White si voltò verso BladeXplosion «Sto arrivando! Resisti!»

A quelle parole BladeXplosion avrebbe voluto dirgli di fermarsi e curare se stesso, ma non ce ne fu il tempo. Con un balzo White si avvicinò abbastanza da utilizzare [Zen] sul compagno. Un’aura verde ricoprì entrambi curandoli di un poco.

L’abilità infatti curava anche l’utilizzatore, avendo quindi un effetto doppio se lanciata su se stesso. Daniel aveva sacrificato una buona quantità di cura per aiutare il compagno.

BladeXplosion stava per ringraziarlo, ma il monaco si era già allontanato. White era tornato alla carica verso il boss lasciando gli altri a fronteggiare l’incantatrice.

“Resisti ancora poco, qui abbiamo quasi finito”, pensò Silverfox preoccupata. Se White fosse morto, Sirone li avrebbe presi di sorpresa e li avrebbe di certo uccisi tutti.

Anche Daniel era preoccupato. Sotto la TechMask la sua fronte era ricoperta di sudore per la concentrazione. Sirone non era un boss che un monaco avrebbe dovuto affrontare da solo, soprattutto considerando che il dungeon era tarato su una difficoltà per 5 giocatori.

“È veramente questo il limite delle mie capacità?”, pensò preoccupato.

Era vero che forse aveva trovato ciò che cercava. Questo però mostrava anche che era solo un giocatore un po’ sopra la media. Se quello era il suo massimo, poteva aspettarsi di competere in arene di grado Platino I, forse anche Diamante V. Ma di certo l’Eternal League era oltre il suo livello.

Davanti a lui, Sirone sembrava instancabile mentre continuava a turbinare le sue alabarde. Oramai buona parte del terreno era completamente ricoperta dalle fiamme e Daniel non riusciva più a muoversi con libertà. Ogni volta che cercava di avvicinarsi per colpirlo rischiava di venire atterrato da qualche attacco mortale.

Aveva osato troppo col volerlo affrontare da solo.

All’improvviso gli arrivò un messaggio privato in chat.

“[LexVentus] Ti stai già arrendendo?”

“[LexVentus] Fino ad ora hai dimostrato di essere un giocatore migliore in aria che a terra. Posso consigliarti un JAJ?”

“Un Jump Attack Jump!”, Daniel venne folgorato dall’idea. Forse c’era una possibilità!

Contemporaneamente, dall’altra parte del salone, Silverfox era completamente concentratanel combattimento con Siosipatra. Ci stava mettendo l’anima in quello scontro, il suo controllo di Inferno era praticamente perfetto, il suo DPS non era mai stato tanto alto. Dovevano sbrigarsi per aiutare White prima che fosse troppo tardi.

“Ancora poco, ancora poco… ormai ci siamo…”, pensò stremata la ragazza.

All’improvviso i Dardi di Ghiaccio di LexVentus misero a segno quattro critici, portando finalmente a zero al vita del boss.

Immediatamente Silverfox si voltò cercando con lo sguardo White e sperando che fosse ancora vivo, rimanendo di stucco di fronte alla scena. White sembrava aver ripreso terreno… in aria!

Era perennemente in sospeso sopra Sirone, continuava a scaricargli addosso attacchi saltando da un lato all’altro del possente boss, che non riusciva a contrattaccare.

«Ma quello è un Jump Attack Jump continuo!» strillò BladeXplosion fuori di sé. La sua voce era così acuta che Silverfox di strinse le orecchie sotto al TechMask per il dolore.

«Già, niente male devo dire. Sarà la quinta o sesta volta che riesce a ripetere le mosse senza cadere» anche LexVentus sembrava quasi sorpreso.

Quella tecnica di combattimento era nota a molti giocatori ma era considerata quasi una leggenda. Una volta che ci si trovava sopra un nemico bisognava attaccarlo e saltare immediatamente nella direzione opposta alla caduta. Se il tempismo era corretto, il colpo avrebbe spinto il giocatore di nuovo in aria permettendo di ripetere di nuovo l’operazione.

Tranne qualche video su internet di alcuni giocatori in grado di ripetere questa mossa tre o quattro volte, nessuno si sognava nemmeno di provarci.

White invece la stava ripetendo di continuo, sei, sette, otto volte di fila!

Non stava solo saltando… stava volando sopra il suo nemico!

«Blade, Fox, non state lì impalati, aiutatelo!» ordinò LexVentus, vedendo i due imbambolati con la bava alla bocca davanti ad un simile spettacolo.

Con White che aveva tolto quasi un terzo della vita al boss, non ci volle molto per il party ad ucciderlo. Sirone era completamente sopraffatto, circondato da tutti i lati ed impossibilitato a combattere contro White. Quando ormai la vita del boss divenne bassa, White caricò un palmo tremante. Non appena strinse il pugno, il Re della Cittadella esplose dall’interno con un rumore di metallo che si rompe, accasciandosi al suolo senza vita.

Solo a quel punto White rimise piede a terra.

Gli altri lo guardarono in silenzio. Silverfox e BladeXplosion erano letteralmente senza parole. Se solo avessero ripreso la scena avrebbero potuto fare milioni di visualizzazioni su internet.

White si voltò verso il gruppo. Era un po’ malandato ma aveva in faccia il solito sorriso. Il giovane li guardò come se non fosse successo nulla alzando il pollice e gridando: «19 JAJ!»


Capitolo 13 - Il monaco volante - FINE
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