Un tè caldo
Daniel aprì la porta senza nemmeno domandarsi chi potesse essere con la testa ancora tra le nuvole. Improvvisamente s’irrigidì, trovandosi di fronte Helen.
«Ehi!» lo salutò la ragazza facendo un leggero cenno con la mano «Allora sei tu che stai in questa stanza!»
Senza nemmeno chiedere il permesso, Helen si fece largo ed entrò nel salotto della suite.
«Ho provato per mesi a prenotare questa dannata suite, ma mi dicevano che era sempre già prenotata. Come diavolo hai fatto?» domandò la ragazza, sedendosi rumorosamente su una delle poltrone «senti come sono comode! Questo posto vale ogni singola Zed che l’hai pagato!»
Daniel, dal canto suo, era ancora fisso davanti all’uscio mentre cercava di capire cosa stesse succedendo.
«Ehi, sei ancora tra noi Daniel?» chiese la ragazza, senza notare troppo il disagio di lui. Per lei Daniel era un tizio abbastanza strano, ma lo trovava comunque particolarmente simpatico.
Daniel tentò di riprendersi un momento tornando a sedersi sul divano nel tentativo di sembrare il meno strambo possibile, ma non gli stava venendo molto bene.
«Midnight… cioè volevo dire, Helen, cosa ci fai qui?» chiese impacciato.
«Sai, mentre salivo per andare a fumare ho incontrato una cameriera uscire dalla stanza e così le ho chiesto chi fosse l’attuale proprietario della suite 101, e lei mi ha risposto, pensa te, ‘Mr. White’. Inizialmente non avevo collegato ma poi quando mi hai aperto è stato tutto molto più chiaro!»
Daniel si bloccò per un momento. Helen conosceva il suo collegamento con White, ma ora sapeva anche che viveva in una delle stanze più costose di tutta la città. Se avesse iniziato a farsi delle domande sarebbe stato problematico continuare a mantenere un profilo basso.
«Co… cosa ti è più chiaro?» chiese a quel punto Daniel preoccupato.
«Che tu devi per forza essere a capo di un qualche team professionistico, è ovvio!» la voce della ragazza squillò come quella di una ragazzina di fronte al suo cantante preferito.
Daniel non sapeva come rispondere. “Un team professionistico? Da quando?”, pensò.
«Helen ma cosa dici? Io sono solo una persona qualunque…» le rispose il giovane con una risata imbarazzata. Faceva tanto schifo a dire le bugie che, anche quando diceva la verità, sembrava mentire .
«Credi che non lo veda? Sei strapieno di soldi, vivi in un internet café, hai una Online Butler personale. Per non parlare delle tue capacità! Ti ho visto poco prima che ti disconnettessi alla Valle. Quel Pickle ha passato dieci minuti buoni a decantarmi come tu abbia finito quel dungeon come nessuno prima d’ora!»
Le parole di Helen stavano facendo arrossire Daniel. Sembrava davvero che la ragazza quasi lo stimasse, o addirittura lo venerasse.
«Helen, sai… Pickle è uno che esagera sempre un po’ troppo, non dovresti dare peso a quello che dice» cercò di convincerla lui.
Ma Helen non sembrava sentire ragioni «Allora come la metti che sono andata a controllare e White risulta aver giusto giusto guadagnato due Traguardi proprio oggi? È già difficile averne uno, e tu ne hai ben due senza essere nemmeno al 30! È ovvio che tu sia un Esperto sotto un qualche tipo di copertura!»
Gli occhi di Helen erano illuminati dall’ammirazione, pesando su Daniel come un macigno. Era da solo nella sua stanza con quella ragazza, mentre lei non fa altro che elogiarlo, cosa avrebbe dovuto fare?
All’improvviso la giovane si alzò e con un piccolo balzo si sedette sul divano al fianco di Daniel. In quel momento il cuore di Daniel saltò un battito e la sua pressione calò a picco. Dovette stringere i denti per non svenire.
«P… però tu ci sarai abituata, sei sempre in giro con i WhiteShark» disse Daniel aumentando impercettibilmente la distanza che li separava.
A quelle parole Helen s’incupì leggermente. Fu solo per un attimo, ma Daniel lo notò.
«Si beh, te fai parte di un’ottima gilda, conosco gente che venderebbe sua madre per poter far parte dei WhiteShark. Questo dimostra che se c’è un Esperto in questa stanza, allora sei tu!» cercò di riparare Daniel.
In effetti non aveva tutti i torti. I WhiteShark erano comunque una gilda che aveva ottimi piazzamenti nei tornei e si era classificata a rango Diamante III l’anno precedente. Il suo comparto PVE, inoltre, era di tutto rispetto.
«Sai cosa ci vorrebbe adesso? Un bel tè!» disse Helen con un leggero sorriso in volto, come se stesse cercando di cambiare forzatamente discorso. Senza aspettare una risposta la ragazza si alzò e iniziò ad aprire i vari sportelli in giro per la stanza «In queste stanze di lusso in genere dovrebbe esserci un bollitore e delle foglie di tè! Spesso è sotto il televis… eccolo!»
Con un sorriso vittorioso Helen tirò fuori un bollitore e un contenitore di vetro con all’interno alcune bustine bianche.
Daniel rise leggermente. Era una vita che non beveva un tè in buona compagnia. Non aveva mai avuto molti amici, nemmeno quando era giovane, figuriamoci ora che era solo un inutile disoccupato.
Il ragazzo prese quindi due tazze ed insieme ad Helen si sedette al grosso tavolo tondo vicino alla finestra.
I due attesero in religioso silenzio che l’acqua fosse calda osservando le prime bollicine crearsi dentro il bollitore. Daniel non sapeva spiegarselo ma sembrava che sia per lui che per Helen una cosa tanto semplice come quella fosse in realtà qualcosa di più importante. Cosa, però, non l’avrebbe saputo dire.
Daniel e Helen rimasero per un tempo non meglio definito a sorseggiare il loro tè bollente, chiacchierando del più e del meno. Daniel rimase colpito nello scoprire che Helen proveniva da una famiglia ricca ma che era scappata da quella casa all’incirca tre anni prima. In quel periodo era riuscita, grazie a NEXT, ad entrare nei WhiteSharks. Con i guadagni del gioco, uniti a qualche lavoretto o sporadiche buste di denaro dalla madre, era riuscita a mantenere un tenore di vita di tutto rispetto.
A Daniel sembrò strano che in tutta quella storia non fosse mai venuto fuori il nome di DeepWater. Quell’uomo era a capo della gilda di Helen e, per quanto fosse una buona giocatrice, Daniel era abbastanza sicuro che il suo livello non fosse quello del resto della gilda. Gli era bastato vedere come non fosse in grado nemmeno di usare l’app di NEXT per capirlo. In ogni caso, la ragazza sembrava parlare volentieri, così decise di non interromperla con domande inopportune.
Anche Daniel più tardi si lasciò andare e le raccontò del suo passato. Eclissò completamente sugli ultimi anni, dove non c’era altro che il suo appartamento e i molti fallimenti della sua penosa vita; e, soprattutto, saltò completamente la parte di Mr. Black.
Sotto sotto gli dispiaceva raccontare dei suoi genitori. D’altronde era palese che, a differenza di Helen, Daniel avesse avuto un infanzia felice e sua madre gli aveva sempre voluto bene; anzi, nella sua storia era lui quello cattivo, che aveva abbandonato la famiglia al suo destino.
«I tuoi sembravano brava gente, come mai te ne sei andato così?» chiese Helen con un velo di tristezza. Non riusciva a capire come fosse possibile che qualcuno potesse allontanarsi volontariamente da una famiglia che lo amava.
«Non è una cosa facile… avevo fallito con l’università, avevo fallito col lavoro. Al tempo mi sentivo come se avessi fallito la vita.» disse il ragazzo con amarezza «Non riuscivo a vedere mio padre spaccarsi la schiena tutto il giorno, mia madre fare straordinari fino a tardi, tutto solo per mantenere uno come me. Quindi un giorno decisi che era ora di partire… anzi di scappare, perché altrimenti sono certo che non me l’avrebbero mai permesso.» Le parole uscirono dalla bocca di Daniel con tale facilità che se ne stupì. Non parlava di quella cosa con qualcuno da veramente tanto, tanto tempo.
Quando alzò lo sguardo vide gli occhi di Helen coperti da un sottile strato lucido di commozione. Subito Daniel sorrise cercando di stendere l’atmosfera «Ehi, però ora va meglio. Ogni tanto ci mandiamo una lettera e tempo fa gli telefonai pure. Gli ho detto che ho un lavoro e vivo bene, e che non si devono preoccupare. Quindi alla fine penso di aver fatto la cosa giusta!»
Con un cenno della testa Helen annuì, mentre si asciugava le guance con un fazzolettino. Daniel era stupito, non pensava che la sua storia l’avrebbe colpita tanto. La ragazza era molto più sensibile di quanto desse a vedere, e questo fece sciogliere il cuore di Daniel che continuava a fissare la ragazza con sguardo sognante.
Dopo quella breve parentesi amara, i due giovani continuarono a parlare per ore, fino a quando ormai il sole non iniziò a tramontare dietro i palazzi.
A quel punto Helen si alzò dalla sedia «Grazie Daniel, mi sono divertita molto, ma ora ho degli impegni quindi dovrei andare…» gli disse lei con un sorriso amichevole.
«C… certo, vieni ti accompagno alla porta» rispose Daniel facendole strada. Era incredulo di come, in quelle ore, si fosse sentito tranquillo e al sicuro con quella ragazza. Era una sensazione che non gli era mai capitata.
«Sono stata bene Daniel, spero di rivederti presto» lo salutò Helen guardandolo sul ciglio della porta.
«Sono stato molto bene pure io Helen. Ti auguro una buona serata» rispose Daniel. Helen rimase per qualche istante immobile, sull’uscio, come se si aspettasse qualcosa, ma Daniel non riusciva a capire.
Stava per chiederle se avesse bisogno di qualcosa, quando lei fece un leggero sorriso e se ne andò rapidamente per il corridoio buio.
Daniel chiuse la porta dietro di sé mettendosi le mani nei capelli. Gli girava la testa ed all’improvviso si sentì terribilmente stanco. Senza nemmeno togliersi i vestiti si andò a gettare nel letto. Stava ancora pensando al pomeriggio passato con Helen che, in meno di un minuto, si addormentò profondamente.
