Adam
L’assenza di una colonna sonora rendeva quel luogo ancora più reale e cupo. Marco continuava a camminare attraverso il canyon, le mani strette su
La ghiaia scricchiolava rumorosamente sotto i suoi piedi, scandendo il tempo un passo per volta.
Non c’era nulla da vedere, niente con cui orientarsi. Era solo una spaccatura nel terreno spoglia e triste. Mentre avanzava aveva la sensazione che tutto si facesse sempre più grigio mentre i colori andavano via via ad opacizzarsi. Di Daniel, inoltre, non c’era nemmeno l’ombra.
Marco ripensò alla voce sentita poco prima. Dopo che era stato contattato all’ingresso dell’anomalia, non si era più ripresentata. Aveva provato a parlare, anche ad urlare, nel tentativo di rimettersi in contatto con lei, ma la voce non era tornata.
Da un lato tutta quella situazione lo inquietava, dall’altro sentiva il bisogno, quasi irrefrenabile, di andare più a fondo nella questione e capire di cosa si trattasse.
«Supporto, ci sei?» provò il ragazzo per l’ennesima volta. Sfortunatamente per lui, però, non ricevette nessuna risposta.
“Cosa diamine sarà successo?”, si domandò mentre controllava il cielo. Aveva la sensazione che qualcuno lo stesse osservando da lontano, ma sembrava essere completamente solo in quel paesaggio desolato.
Dopo una camminata che gli sembrò interminabile, le pareti rocciose del canyon iniziarono ad allargarsi. Davanti a sé, a una decina di metri, lo stretto corridoio si trasformava in un ampio spiazzo ovale.
Non molto distante EthernalTide intravide una figura familaire.
«Daniel!» gridò Marco riconoscendo il ragazzo, seduto su una roccia con le braccia conserte e la testa china a fissare il terreno.
White alzò lo sguardo verso l’amico con un leggero sorriso; per fortuna sembrava andare tutto bene. A differenza di Marco, quella situazione non doveva averlo scosso più di tanto.
«Ce ne hai messo di tempo!» esclamò il monaco rialzandosi con un saltello «Stavo iniziando a stancarmi»
«Dani, tu hai capito dove siamo?» chiese Marco con impazienza. Forse essendo arrivato prima aveva capito qualcosa di più sull’anomalia, o almeno fosse riuscito a capire dove diamine si trovassero.
«No, direi di no…» rispose Daniel grattandosi la testa «Anche il supporto mi ha abbandonato non appena entrato nell’anomalia. Adam non ha voluto darmi risposte. Ho provato a farmi dare informazioni, ma non c’è stato verso…»
EthernalTide sbarrò gli occhi. Adam era il nome della subroutine che sembrava essersi avviata non appena messo piede dentro l’anomalia.
«Hai parlato con Adam? Come hai fatto?» chiese insistentemente Marco afferrando il monaco. Già che Daniel si riferisse ad Adam come a qualcosa a cui si potessero porre domande era molto sospetto. L’idea di parlare di un programma usando il suo nome, come se fosse un essere umano, un po’ turbava Marco. In quel momento, comunque, non aveva tempo di soffermarsi sui dettagli.
«Allora Dani? Come diamine hai fatto a parlare con lui?»
White fece un passo indietro, quasi spaventato dalla reazione del compagno. Lo guardò per un istante negli occhi per poi indicare dietro di lui.
«Semplice, è proprio lì…» rispose Daniel, stupito che Marco non l’avesse ancora notato. Non passava proprio inosservato.
EthernalTide si voltò, scoprendo che a pochi metri da lui c’era un uomo che li fissava. Rimase scioccato, era certo che Daniel fosse solo nello spiazzo. Se quel tizio si fosse trovato lì già da prima, come mai non lo aveva visto subito?
Il corpo di Adam vibrò appena; i suoi occhi scuri si mossero rapidamente, osservando in tutte le direzioni per poi posarsi sul guerriero.
“Non è umano…”, pensò Marco guardando la figura magra che lo osservava. Il corpo nudo era magro e sottile, gli arti erano qualche centimetro più lunghi di quanto ci si aspetterebbe da un essere umano, dandogli un aspetto sinistro.
Il viso, poi, era la parte più inquietante. Sembrava una maschera di pelle, senza naso o bocca, fornita solo di due piccole fessure da cui spuntavano degli occhi profondi e neri. L’intero corpo era completamente glabro, senza capello né sopracciglia.
Per un momento il ragazzo si dimenticò di essere all’interno di NEXT. Un tremito scosse il suo corpo quando sentì parlare quella strana figura.
«Ciao, Marco» il mento della creatura si mosse appena, la pelle del viso sembrò tirarsi e tendersi come se là sotto ci fosse realmente una bocca.
“Come… come sa il mio nome?”, si chiese Marco inquieto. Mai nessun mostro o NPC in tutto il gioco aveva mai usato il nome reale di un giocatore. Era abbastanza sicuro che fosse addirittura vietato da qualche legge.
«Finalmente ci incontriamo.» continuò Adam con una smorfia incomprensibile del viso.
La voce della creatura risuonava nella mente del ragazzo. Non aveva mai sentito nulla di simile. Era come se la frequenza della sua voce cambiasse decine di volte al secondo, rendendola praticamente irriconoscibile e imparagonabile a qualunque altra. Non era chiaro nemmeno se fosse una voce maschile o femminile.
«Dani… che ne dici se ce ne andassimo? Stacchiamo la TechMask e la chiudiamo qui. Questo coso mi mette i brividi» disse Marco all’amico.
“Elysium, questa volta hai davvero esagerato”, pensò il guerriero senza distogliere lo sguardo dalla figura magra di fronte a lui. Non era come gli altri NPC, quello era speciale. Il modo in cui si muoveva, con il quale respirava. Marco non sapeva davvero come spiegarlo, ma non gli sembrava di avere davanti un semplice blocco di dati, ma una persona in carne ed ossa.
Una persona molto inquietante, oltretutto.
«Non esiste, noi da qui non ci muoviamo» disse risoluto Daniel.
Marco si voltò verso l’amico con gli occhi spalancati.
«Serio?» chiese guardando White.
«Ho avuto modo di parlare con Adam per un po’ e credo che faccia al caso nostro.» spiegò Daniel. Nei suoi occhi Marco riconobbe lo stesso sguardo che vedeva in Nina. Il suo amico non sembrava per nulla turbato dalla situazione, sembrava che si trovasse in uno dei tanti dungeon del gioco.
“Che in realtà, è proprio così…”, pensò Marco sentendosi un po’ stupido nel lasciarsi condizionare tanto dal gioco. Anche se ci provava, però, non riusciva a pensare che ci fosse qualcosa che non tornava lì, e lo turbava.
«Non ho ben capito tutto eh…» continuò Daniel «Adam parla molto male, ma sembra che il suo unico obiettivo sia una sfida. Un combattimento. Alla fine è come noi.»
Marco sorrise leggermente. Si mise subito in guardia, con il falcione puntato al viso di Adam «Beh, allora direi che possiamo fargli vedere chi comanda. Mi tolgo la Pergamena del Maestro e gli faccio vedere che cosa significa combattere seriamente.»
«Fermo!» esclamò White prima che l’amico potesse muoversi «Non servirebbe a nulla… Si adatterebbe immediatamente al tuo livello, rendendomi subito inutile. Da solo non avresti chanche»
Marco guardò l’altro senza capire «Tu hai presente che io-»
Daniel lo interruppe «L’ho sfidato. Poco fa, prima che tu arrivassi. Non è un boss o un mostro come gli altri. Lui… è come noi»
«Un giocatore?!» esclamò sorpreso EthernalTide.
«Tipo, ma non esattamente. Usa le abilità come un giocatore, si muove proprio come un umano, solo… meglio.» Daniel fece una breve pausa «So di non essere ancora un Esperto, ma credimi se ti dico che questa non è una sfida come le altre. Adam è superiore a qualunque boss da qui ai raid del 60. Non c’è da scherzare»
«Come fai a sapere tutte queste cose?» chiese Marco senza togliere lo sguardo da Adam. Lo strano uomo li fissava in silenzio, muovendo di tanto in tanto la testa da un lato all’altro con fare alquanto inquietante.
«Quel coso mi mette i brividi» aggiunse EthernalTide.
«Sì, anche a me all’inizio. Ma non è nulla in confronto a come combatte. Ogni volta che ci siamo sfidati, ogni singola volta, lui mi ha asfaltato. Non c’è stato modo nemmeno di colpirlo, mentre lui è quasi sempre riuscito a finirmi in pochi colpi.» spiegò Daniel imbarazzato.
EthernalTide strinse
I mostri dei dungeon erano difficili, ma perché avevano statistiche fuori dall’oridnario, vita centinaia di volte quella di un normale giocatore e meccaniche uniche non accessibili ad altri. Gli scontri invece PvP contro il computer potevano essere competitivi fino a Rango Argento I, Oro V al massimo, per poi diventare via via sempre più semplici.
Erano diversi i video di giocatori Diamante III o superiore in grado di vincere scontri 1v5 contro quelle IA.
Un discorso era creare una creatura con un sistema di combattimento complesso. L’altro era quello di generare un comportamento e una reattività pari a quella umana, che prendesse in considerazione le infinite variabili presenti in NEXT.
“Elysium è brava, ma non così tanto.”, pensò Marco riconoscendo che il livello di complessità nel raggiungere capacità del genere era superiore anche alla tecnologia attuale.
«Cosa ci guadagnamo a combattere? Perché non ce ne andiamo e basta. Perdere tempo con questa roba… non mi sembra il caso Dani, abbiamo da fare» cercò di convincerlo Marco. Ancora non si sentiva a suo agio.
«Per cominciare devi allenarmi a combattere no? Beh, lui è forse l’avversario perfetto. Non c’è giocatore in Arena al mio livello attualmente che potrebbe darmi tanto filo da torcere. Non posso farmi sfuggire quest’opportunità» gli rispose Daniel mentre teneva lo sguardo fisso su Adam.
«Per non parlare dell’anomalia» continuò «Hai visto quando sei entrato? Questa è una missione di grado Eterno. Ho controllato. Sai quante ne sono state completate dall’uscita dell’espansione ad oggi?» chiese White sprezzante.
Già lo sentiva che ormai non poteva tirarsi indietro. Si sarebbe fatto fregare dalle parole di Daniel come un pollo e sarebbe rimasto lì con lui.
“Se succede qualcosa al mio account Daniel, guarda…”, pensò Marco irritato.
«Eh…» il ragazzo fece un sospiro «No, non so quante ne hanno completate… tre missioni? Quattro?» rispose stizzito l’amico.
«Nessuna Marco. Nemmeno una. Vuoi davvero farti sfuggire un’occasione del genere? Sai bene quanto me quanto siano buone le reward per le quest Diamante. Figuriamoci per una cosa del genere!» il tono di Daniel si faceva sempre più eccitato.
«Sì Dani, però immagino anche che tu sappia quanto siano difficili quelle quest!» precisò Marco «Inoltre tutti questi bug, il fatto di non poter contattare il supporto. Non sono cose da prendere alla leggera.»
«Mai preso alla leggera una cosa del genere.» la voce di Daniel si era fatta tutto d’un tratto seria. Di nuovo Marco vide una luce negli occhi dell’amico.
Marco lo fissò sperando che l’altro potesse cambiare idea. Daniel, dalla sua, non era però minimamente intenzionato a lasciar perdere.
«Non so come funzioni» iniziò a spiegare Daniel ignorando i segnali di rifiuto del guerriero «però ogni volta che si perde contro di lui, tutto viene come riavvolto. Ci si ritrova esattamente così, come mi hai trovato. Lui non si muove finché non lo attacchi e poi si riparte… L’unica differenza è che ad ogni tentativo, Adam cambia approccio, armi e stile di combattimento. Pure le sue abilità viariano da scontro a scontro.»
«Quante volte lo hai sfidato?» chiese Marco curioso. Se dovevano fare una cosa del genere, voleva capire quanto Daniel avesse studiato a fondo il suo avversario.
«Con questa è la ventottesima volta.»
A marco andò di traverso la saliva e tossì rumorosamente. «Coff… in così poco tempo?!»
Non capiva come fosse possibile una cosa del genere.
«Diciamo che… le prime volte l’ho sottovalutato più del previsto. Non credo possa imbrogliare, quindi le sue capacità sono le stesse che abbiamo noi. Però il modo in cui le usa è… sovrumano.»
Marco guardò prima Adam, poi White e poi tornò sulla creatura. Quella storia gli piaceva sempre meno. Sentiva che tutto ciò poteva essere un grand errore.
All’improvviso la mano del monaco gli si poggiò sulla spalla. Le fiamme dei Tirapugni Infernali sembravano essere l’unica cosa a non aver perso colore all’interno di quel mondo grigio.
White guardò il guerriero cercando di rassicurarlo.
«Allora, che dici, hai ancora voglia di fargli vedere come si combatte?»
