Libro 1 - Capitolo 48
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Un pagamento inaspettato

"Ehi ciao amico, come va? Sono Pickle, e con Rradiator abbiamo venduto il Lino dell’Ade e ci abbiamo fatto una montagna di soldi! In accordo anche con Gingy te ne abbiamo mandato la maggior parte. Alla prossima!”

Daniel sorrise leggermente. “Gingy, eh?”, pensò quasi malizioso. Era un abbreviazione carina per GingerB in effetti. La sua online butler e il guerriero sembravano andare molto d’accordo insieme.

Chissà come stava quella ragazza, era un po’ che non si faceva sentire.

“Speriamo che non sia successo niente con Black…”, pensò mentre un velo di preoccupazione lo sfiorò appena per poi sparire del tutto. Annette se la sarebbe cavata e stava sicuramente bene, altrimenti lo sarebbe venuto a sapere. O almeno così sperava.

«Vediamo questa montagna di soldi» disse tra sé e sé Daniel andando a controllare il contenuto della mail.

Per un attimo non ci rimase secco. Era sicuro che Pickle avesse esagerato come suo solito, per uno come lui pure 50 monete potevano essere un “montagna” di soldi.

Oggetti: nessuno

Zed: 12500

Invece erano realmente una montagna, se si considera che era solo una parte della vendita di un singolo oggetto per il crafting.

Tutte quelle monete erano paragonabili al lavoro di settimane di dungeon e raccolta con Nemesis, e quel personaggio era oltre il livello 60.

“Esiste un sacco di gente malata a questo mondo!”, pensò Daniel ridendo. Chi si sarebbe mai spinto a spendere tali somme per un solo componente?

Sì, di certo utilizzare il Lino nella produzione di un qualche equipaggiamento avrebbe potuto dare risultati strabilianti, ma oltre al Lino sarebbe stato necessario acquistare altre decine di componenti costosi. In ogni caso, inoltre, essendo la prima volta che veniva usato, il risultato era imprevedibile.

Non era raro che utilizzando un nuovo materiale in maniera un po’ azzardata potesse portare alla rovina dell’intero processo e di tutti i componenti utilizzati, facendo perdere centinaia di Zed e ore di lavoro al povero Artigiano.

Daniel era convinto che il crafting non facesse proprio per lui. Era palesemente una vera e propria perdita di tempo. Alla fine se si poteva droppare tutto, perché perdere tempo e denaro in un’attività del genere; preferiva di gran lunga ripetere un dungeon cento volte piuttosto!

Tanto gli equipaggiamenti extreme erano così difficili e costosi da produrre che quasi non ne valeva la pena. Soltanto le gilde Diamante avevano abbastanza denaro e manodopera per assumere artigiani in grado di forgiare armi e armature simili.

Per non parlare dei gioielli. In tutto il panorama competitivo c’erano si e no tre, forse quattro gioielli craftati. Motivo? Creare un anello competitivo era un’impresa titanica che anche i grandi fabbri spesso abbandonavano. Erano necessari materiali rarissimi e super costosi, senza contare che la produzione attraversava innumerevoli processi estremamente delicati e altrettanto difficili.

Bastava un errore, e il lingotto di Argento Lunare da 1000 Zed si trasformava in cenere insieme a tutto il resto. In pratica ci voleva un mutuo anche solo per imparare a creare gioielli.

«Ci sei Dani? Ti sei incantato?» lo chiamò Marco che lo aveva visto ridere da solo senza un reale motivo. Era andato a vendere qualche piccolo drop inutile ai mercanti della zona per potersi ripulire un po’ l’inventario, e ora era pronto per tornare nel mondo reale.

«Sì, sì, certo, scusa! Disconnettiamoci dai… non indovinerai mai cosa è successo!» esclamò Daniel mentre iniziava le procedure per uscire da NEXT.

Dopo essersi scollegati i due si tolsero le TechMask. I loro occhi ci misero qualche istante a riabituarsi alla penombra del grande capannone di Marco. Daniel gli raccontò della mail e dei soldi, facendo qualche battuta sottile sull’idiozia di chiunque gli abbia dato tutti quegli Zed.

Anche Marco rimase colpito dalla cifra non da poco. Ora si aprivano nuove possibilità per Daniel con tutti quei soldi.

Era stupefacente quanta fortuna avesse quel ragazzo.

“È pur sempre una caratteristica da non sottovalutare“, pensò scherzosamente Marco.

«Comunque sti artigiani sono proprio degli idioti.» rimarcò Daniel per l’ennesima volta.

«Non ti credere Dani, le grandi Gilde puntano sul crafting anche più di quello che sembra. Probabilmente sono più alla ricerca di artigiani che di combattenti. Semplicemente quello della costruzione di equipaggiamento è un mondo parallelo e quasi sempre separato dal competitivo. Quindi la maggior parte della gente nemmeno sa cosa ci accade dentro, lasciando i grandi Artigiani all’ombra delle loro opere. Hai idea di quante Zed abbia pagato GaijHunter per il suo Spadone dell’Imperatore di Giada

«Sì beh, che quella roba valga ci sta per-» cercò di ribattere Daniel ma Marco lo interruppe subito.

«200 mila Zed, Dani. Due-cento. Mila.» il ragazzo scandiva lentamente le parole «Per una sola arma, non so se ti rendi conto. Esistono solo due oggetti perfetti con GS180 in tutto NEXT. La loro produzione è stata una vera epopea, te lo assicuro! Ho lavorato con NorthDuke nel periodo della produzione del Bastone del Dio del Tempo di BlueDragon. Cinque flotte al lavoro, il tutto gestito da Carnivale. E io ho visto quel vecchio pazzo all’opera. Una sola parola: inimmaginabile. Quello non era crafting, era arte mista a potenza industriale senza precedenti!»

«Sì, ma era pure uno stronzo. E questo non fa altro che avvalorare la mia teoria che gli artigiani sono tutti idioti.» sottolineò Daniel.

Carnivale era un nome molto noto tra i giocatori, spesso indicato come fautore di una delle più grandi rivoluzioni all’interno del gioco. L’uomo infatti aveva mollato di punto in bianco i Flawless e si era unito agli Emperors, al tempo ancora in bassa classifica a rango Diamante I.

Non ci volle molto perché gli equipaggiamenti da lui prodotti trasformarono gli Emperors nella leggendaria gilda che tutti conoscevano. Alcuni erano addirittura convinti che senza di lui, i Flawless starebbero ancora dominando incontrastati il panorama competitivo, se non il continente di Atlas stesso.

L’unica cosa certa era che gli Emperors lo ricoprivano di Zed, materiali e allievi per non farlo andare via. Insieme, ovviamente, alla schiera di avvocati al servizio della società che gestiva la gilda stessa. Avevano visto cosa quell’uomo era stato in grado di fare con loro, non gli avrebbero permesso di ripetersi con qualcun altro.

«Comunque ho capito il discorso, tranquillo. In ogni caso, non ho intenzione di toccare un martello per nessuna ragione al mondo. Finché c’è gente disposta a comprarmi uno stupido panno a questo prezzo, beh, ben venga!» esclamò Daniel sedendosi rumorosamente sul divano nell’angolo adibito a salotto.

All’amico scappò una leggera risata.

«Comunque ora cosa pensi di fare con tutti quei soldi?» chiese Marco tirando fuori un paio di birre dal minibar e offrendogliele.

«Cin… mh, ancora non lo so. Con l’anello di Adam ora penso di essere a posto con i danni per un po’, quindi non mi sembra il caso di spendere per delle armi. Magari mi tengo i tirapugni fino al 50 e poi vedo…» rispose Daniel mentre grattava via nervosamente l’etichetta della birra.

«Mi sembra un buon compromesso. Con tutti quei soldi se te li gestisci bene ci arrivi fino al 60, se non al 70 con un po’ di fortuna! »

«Potrei anche vendere il Frammento Primordiale, magari ci tiro fuori altri soldi…» pensò Daniel ad alta voce.

«Non lo farei se fossi in te. Vero, magari ci fai altre 10 o 15 mila Zed, ma che ne sai, magari poi scopri che ne vale cento volte tante! Mal che vada lo dai a un artigiano per provare a metterlo dentro a qualche pezzo di equipaggiamento. Volente o nolente Dani, se vai all’EL senza roba extreme la vedo veramente dura.» spiegò Marco cercando di far ragionare l’amico. Poteva capire i discorsi contro gli artigiani o cose del genere, ma lì si parlava di matematica. Il bonus in più fornito da alcuni oggetti craftati era fondamentale durante gli scontri ad alti livelli.

«Bah, se lo dici tu. Per ora lo tengo, poi ci penserò. Nemmeno conosco un Artigiano decente.» borbottò Daniel.

«Quello non è un problema, in giro ce ne sono un sacco. Mal che vada te lo presenterò io se dovessi avere bisogno! Ora però basta con NEXT, rilassiamoci un po’, che poi abbiamo ancora un po’ di cose da fare prima di cena!»

I due rimasero svaccati per un po’ chiacchierando del più e del meno. Come consigliato da Marco, dovevano staccare un momento la spina dal gioco. Sincermanete a Daniel non importava troppo in quel momento. NEXT gli piaceva da matti, ed era certo che avrebbe potuto parlare e discutere del gioco per otto ore al giorno tutti i giorni, ma con Marco l’atmosfera era diversa.

Anche stando lì nel salotto improvvisato nell’angolo di quell’enorme capannone, Daniel si sentiva quasi a casa. Se ne accorse mentre Marco gli raccontava dei suoi viaggi e delle sue avventure, sentì un piacevole calore venirgli da dentro.

Daniel fece un profondo respiro. Era forse quella la sensazione che si provava a stare in pace con una famiglia?

«Eccheccavolo, almeno non occupare tutto il divano, coniglio!»

L’acuta e snervante voce di Nina gli perforò le orecchie come una sirena antiaerea. Tutta la quiete che circondava Daniel s’infranse e il ragazzo voltò lo sguardo verso la ragazzina.

Lei lo stava fissando con le braccia incrociate, battendo rumorosamente il piede a terra, aspettando che Daniel le facesse un po’ di spazio sul piccolo divano.

Il giovane sbuffò un poco e si fece da parte così che lei potesse sedersi vicino alla poltrona dove stava seduto Marco, che intanto se la rideva sotto i baffi.

«Com’è andato il farming? Il coniglio è sopravvissuto o si è fatto la bua?» domandò insistente la ragazzina per poi voltarsi verso Daniel «I mostri cattivi ti hanno fatto la bua, eh? Povero monaco, quel sacco smanicato che chiami armatura non ti protegge abbastanza?»

«Dai Nina, non prenderlo in giro» l’ammonì Marco ridendo. Non poteva farci niente, sotto sotto lo divertiva un sacco vedere i due litigare.

O meglio, Nina prendeva in giro Daniel, mentre lui stava in silenzio senza sapere mai bene come ribattere.

«Comunque oggi non è andata affatto male. Direi una giornata piuttosto fruttuosa» rispose Marco lanciando uno sguardo complice all’amico.

«Già, tuo zio e il coniglio qui presente hanno sconfitto un boss segreto, altro che livello 60! Quel tizio te lo avrebbe messo in-» Daniel si bloccò immediatamente vedendo gli occhi spalancati dell’altro che lo fissavano allarmato. Daniel si morse la lingua, Marco glielo aveva detto e ripetuto: niente parolacce di fronte a Nina. “È ancora piccola” gli aveva detto quella mattina con fare paterno.

«Guarda che puoi dire “culo”» disse Nina quasi fosse una sfida.

«Ehi, ragazzina, niente parole del genere!» la intimò Marco.

«Eddai zio, come se avessi ancora cinque anni.»

«Comunque poco ci manca, alla fine sei ancora una bambina.» continuò a punzecchiarla lui tra un sorso di birra e l’altro.

«Se non fosse che ne ho 14!» gridò lei sbattendo il pugno sul divano.

Marco sapeva come farla arrabbiare.

«Ah, non so perché ricordavo 11…»

«Io, io… zitto baka[1]!»

Daniel e Marco si guardarono un attimo e si scoppiarono a ridere all’unisono.

«Non è divertente zio!» si lamentò ancora Nina arrossendo leggermente.

«Ok, ok, dai scherzavo, calmiamoci. Comunque stasera io e Dani faremo ancora un po’ di meditazione, e domani altro allenamento fisico. La mattina poi penso che ci dedicheremo a ripassare le combo e a studiare un po’ di tecnica di base nei duelli. Che ne dici di venire anche tu? È un po’ che non ci alleniamo insieme»

Gli occhi della giovane si illuminarono, quasi come se quello fosse ciò che aspettava da una vita.

«C-certo zio!» rispose Nina, tentando inutilmente di nascondere l’entusiasmo «Ci sarò di sicuro!»

«Bene, ora va in camera tua e smettila di infastidire Daniel, alla fine è nostro ospite.»

La giovane si alzò e se ne andò, ma non prima di aver lanciato un’altra occhiata gelida a Daniel. Non sapeva esattamente cosa pensare, però si sentiva un po’ intimorito all’idea di avere GoldenLeaf presente durante un allenamento.

Certo la cosa avrebbe potuto avere anche dei risvolti interessanti.


Capitolo 48 - Un pagamento inaspettato - FINE
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