La Guerra del Lino
SBAM!
Il portone della Villa si aprì all’improvviso sbattendo rumorosamente contro i pregiati muri di marmo. I quadri appesi alle pareti si scossero per la violenza dell’impatto.
«Capo, non vorrei prendermi troppe libertà, ma penso ci sia una spiegazione a tutto, non penso sia necessario-» piagnucolò DemonEye mentre seguiva chino l’omone.
«Ti sei già preso abbastanza libertà quest’oggi, ora taci prima che decida di farti buttare fuori dalla Gilda come il cane che sei.»
«C-certo, come lei desidera» rispose il Ladro in tono servile. Stava sudando freddo.
Questa volta l’aveva fatta grossa e non era sicuro che FullMoon sarebbe riuscito a coprirlo. Suo fratello era certamente un personaggio influente all’interno della nobiltà, anche più di lui, ma Kingwin era il tesoriere della Gilda, a capo dell’intera divisione mercantile.
Erano davvero poche le persone in tutto NEXT che potevano permettersi di dargli ordini.
L’uomo, ricoperto da una scintillante armatura dorata finemente ricamata, spalancò nuovamente con forza i portoni di fronte a lui. Senza nemmeno salutare entrò nel grande salone iniziando a sbraitare in preda all’ira. Dopo pochi secondi, però, si accorse che al lungo tavolo non c’era seduto chi si aspettava di trovare.
«Ma… BlueDragon non è qui?» domandò l’uomo guardandosi intorno.
I presenti lo fissarono sbigottiti per qualche istante. Il viso dell’uomo, rosso paonazzo, stava pian piano riprendendo un colore normale. Fino a un secondo prima, pareva essere sul punto di radere al suolo la sala riunioni.
Stormer si alzò in piedi con molta calma: «Kingwin, che piacere averti qui» disse con un velo d’ironia «e benvenuto anche a te, DemonEye.».
Non molto distante dal criomante, appoggiato a una colonna con le braccia conserte, NorthDuke scosse la testa per poi allontanarsi in silenzio dalla stanza. Non aveva tempo da perdere con quel ciccione di Kingwin e il suo galoppino.
In realtà il tesoriere non stava simpatico praticamente a nessuno, semplicemente gli altri erano troppo educati per andarsene e lui era troppo bravo nel suo lavoro per rischiare di offenderlo.
Più della metà delle Zed e dei materiali della Gilda erano frutto dell’abilità di quel rozzo mercante sudaticcio. Nessun altra Gilda poteva vantare un membro altrettanto competente tra le sue fila.
Edith però aveva ben di meglio da fare che sentirlo lamentarsi per qualche affronto di mercato o cose simili. L’Eternal League si avvicinava ed erano ancora molti i preparativi da ultimare.
«Ci vediamo più tardi» disse il Dragoon al fratello prima di uscire da una delle porte laterali. Stormer le rivolse uno sguardo e la salutò con un cenno della mano, per poi tornare su Kingwin. Era solito fare scenate per più o meno tutto, ma quella volta sembrava realmente arrabbiato.
“Non è proprio il momento per altri problemi“, pensò Seymour preoccupato. Tra l’Eternal League e la pressione delle altre 9 Gilde della Top10 aveva più problemi che capelli in testa. Prima di entrare nei Flawless non immaginava che avrebbe dovuto faticare così tanto per un semplice videogame.
“Fa bene Edith…“, pensò voltando per un momento lo sguardo sul portone da cui era uscita la sorella. Lei non aveva altro a cui pensare se non ad allenarsi, e anche volendo la Gilda non poteva imporle di più. Alla fine era tutto scritto sul suo contratto, e i Flawless tenevano a lei come se fosse l’unico guerriero di tutto il gioco.
Ma per quelli come lui, che si sentivano un po’ più “responsabili” (o almeno così si considerava Seymour), stare ai vertici di una Gilda significava anche prendersi in spalla i suoi problemi.
Però Kingwin era davvero insopportabile, ed erano già più di quattro ore che stava lavorando. Questa l’avrebbe lasciata sbrogliare al capo.
«Dragon ora non è qui, ma se ti siedi dovrebbe arrivare» disse Stormer con un sorriso amichevole facendo cenno al tesoriere di prendere una sedia.
L’omone grugnì appena e si sedette, lamentandosi sommessamente di qualcosa che agli altri, troppo distanti, era incomprensibile.
DemonEye, dietro di lui, era una statua di gesso. Non osava nemmeno aprire bocca di fronte a quegli uomini. Oltre a Stormer, anche TerrorBlade era presente. Quei due facevano parte della squadra principale, il vero apice dell’intera Gilda.
Anche se i nobili erano per diritto superiori ai semplici giocatori, anche tra la nobiltà c’erano rigide caste determinate dalla ricchezza e dal potere.
Per sua sfortuna, in quel momento, DemonEye era quello di grado più basso nella stanza. Molto più basso.
“Nobili tra i nobili“, pensò il ragazzo stringendo tra le mani le lunghe maniche del suo vestito raffinato. Anche con il suo abito migliore non riusciva a non sentirsi in ombra di fronte a quei tre.
«Buonasera Kingwin»
La voce di BlueDragon attirò gli sguardi dei presenti. Il giovane entrò con il suo passo aggraziato da una delle porte laterali del salone. Indossava la sua tunica cerimoniale, un’intricata greca di fili blu e oro che andavano a comporre un dragone che lo avvolgeva come una veste.
I suoi passi erano scanditi dal suono dell’imponente verga magica che batteva sul pavimento lucido. Il
Il cuore di DemonEye batteva a mille. Era nella stessa stanza con BlueDragon, l’uomo della leggenda, figlio dei draghi e del fulmine. Quel ragazzo, per quanto solo venticinquenne, poteva vantare un numero di titoli più o meno ufficiali da far invidia a un vero regnante.
La leggenda narra che il suo destino fosse quello di diventare il più forte giocatore del mondo. Ce l’aveva nel sangue in pratica, e fino a quel momento non aveva fatto altro che dimostrarlo. Le sue abilità erano a dir poco mostruose, i suoi record imbattuti.
“È solo un incontro amichevole… più o meno…”, si disse DemonEye preoccupato.
In religioso silenzio BlueDragon si avvicinò alla grossa sedia a capotavola e si sedette. Kingwin, che per tutto il tempo prima dell’arrivo del giovane non aveva fatto altro che grugnire e borbottare, ora non osava fiatare.
«Dimmi tutto Kingwin» invitò Bluedragon guardando verso il tesoriere facendogli un cenno aggraziato con la mano.
L’omone tirò su col naso e girò la sedia così da essere di fronte a BlueDragon.
«Sì, ecco… Siamo… Siamo stati traditi, ci hanno fregato sotto il naso!» sbottò Kingwin trattenendosi dall’urlare.
Il viso di Bluedragon non sembrò mostrare particolari emozioni in merito a quella frase, quindi il tesoriere continuò a spiegare: «Grazie ai miei informatori sono riuscito a trovare in vendita il primo materiale Eterno, chiamato
A quelle parole gli occhi di BlueDragon si mossero impercettibilmente. Pure Stormer rimase sorpreso. Quel ragazzo era sempre in mezzo a un sacco di questioni.
Kingwin, nel mentre, continuava con il suo resoconto.
«Due sconosciuti, comunque. Ora, avevo pensato che con un oggetto del genere i nostri Artigiani avrebbero iniziato la produzione di una nuova armatura, mettendoci un passo avanti alle altre Gilde!»
Mentre raccontava, l’omone muoveva vorticosamente in aria le mani tozze.
«Io avevo dato un compito a questo idiota» continuò indicando DemonEye, che in quel momento avrebbe solo voluto sotterrarsi «Gli avevo detto che volevo quell’oggetto a qualunque costo. Sapete cosa ha fatto lui? Ha mandato un suo sottoposto!»
Stormer guardò Kingwin senza capire il punto della questione.
«Oh, oh, sì, ma ora arriva il bello. Alla fine abbiamo vinto l’asta. Quasi nessuno sapeva di quella vendita e le altre Gilde non hanno fatto in tempo a partecipare! Oh, sì, 20 mila Zed ci è costato quel lenzuolo. Ma poi, l’impensabile!»
L’omone si alzò in piedi di scatto ribaltando la sedia al suolo. Si sporse in avanti verso BlueDragon, appoggiando le mani sul grosso tavolo.
«Il sottoposto di questo decelebrato qui dietro di me» disse, riferendosi nuovamente a DemonEye «non è tornato alla Villa. A nessuna delle Ville. Anzi, se ne è andato dagli Emperors. Quel bastardo era un traditore!»
Kingwin guardò gli i tre Pro in attesa di una qualche reazione.
Stormer appoggiò i gomiti sul tavolo pensieroso.
«Cosa pensi che dovremmo fare?» chiese cauto al capogilda.
«Tu» disse BlueDragon indicando DemonEye, paonazzo per la vergogna «Ti fidavi del tuo sottoposto?»
Il ladro deglutì rumorosamente indeciso su come rispondere.
«C… come di tutti i miei sottoposti, sono tutti membri dei Flawless vengono selezionati dalle accademie e-» rispose con voce tremante prima di venire interrotto.
«Perfetto» continuò BlueDragon rivolgendosi a Kingwin «il ragazzo non ha nessuna colpa. La fiducia tra gildani è uno dei capisaldi dei Flawless. Quindi, DemonEye, verrai punito per il tuo errore, ma sarà una punizione lieve. Ora puoi andare.»
Il ladro guardò il capogilda incredulo. Forse avrebbe perso una o due delle Flotte sotto il suo comando, ma era stato graziato! Per non parlare del fatto che BlueDragon sapeva il suo nome! Era come se un peso enorme fosse finalmente svanito.
Senza aggiungere altro fece un profondo inchino e si diresse rapidamente alla porta, per poi svanire tra i corridoi della grande Villa.
Una volta che DemonEye se ne fu definitivamente andato, BlueDragon tornò a discutere dell’accaduto.
«Ci hanno derubati dei nostri soldi. Ed è un dato di fatto. Ma su questo si può passare, vero Kingwin?» domandò guardando il tesoriere.
«Beh, è certamente un grande affronto alla Gilda.»
«Ma la cifra è un problema?»
«Beh… no, non è una catastrofe, però…»
Senza ascoltare il resto della risposta BlueDragon si voltò verso Stormer.
«Non faremo nulla per il denaro.»
Il silenzio calò su tutta la sala. Si sarebbero aspettati comunque un qualche tipo di reazione da parte della Gilda. Era pur sempre un furto di una certa gravità, soprattutto in un momento così delicato come quello.
Se gli Emperor fossero riusciti a tirar fuori dal Lino un’equipaggiamento di qualità elevata, avrebbero avuto l’Eternal League in mano. Il bilanciamento tra le due Gilde era estremamente delicato, e il piatto della bilancia pendeva già verso i loro avversari.
BlueDragon aveva la bocca appoggiata ai pugni mentre rifletteva sul da farsi. Il fatto che White fosse in mezzo a una situazione come quella non faceva altro che rinforzare la sua ipotesi, ovvero che quel giocatore avesse dei forti legami con gli Emperors.
Non solo, aveva già iniziato a rubargli record, come quello del Goblin Dorato, e si era pure avvicinato alla Gilda (volente o nolente) quando l’aveva fatto chiamare dai suoi sottoposti. Poi una figura “misteriosa” era giunta in suo soccorso, un frate dai poteri sovrannaturali, sicuramente anche lui alleato a GaijHunter e agli Emperors. Chi poteva saperlo, magari era tutto già pianificato.
White inoltre non era l’unico che lo preoccupava. Come lui, ultimamente diversi giocatori dalle capacità fuori dal comune stavano iniziando a comparire qua e là per tutto il continente, e molti di loro non sembravano minimamente interessati a prendere parte all’EL sotto gli stendardi dei Flawless.
La situazione si stava facendo grave. A un passo dall’evento del decennio gli sembrava che tutto il potere e il controllo che aveva costruito in quegli anni gli stesse sfuggendo di mano. Ma lui era il leggendario figlio dei draghi! Era il suo destino vincere quel torneo, e di nessun altro!
C’era una sola soluzione. Doveva mettere tutto a posto prima dell’inizio dell’EL, o se ne sarebbe pentito.
«Comunque» disse BlueDragon rompendo il lungo silenzio e alzandosi in piedi «non possiamo passare sopra al tradimento. Pensare di poter venire qui e infiltrarsi nella Gilda, credere di poterci comprare. Questo è inaccettabile. Facendo questo hanno infangato il nostro nome.»
Forse la stava gonfiando un po’, ma non importava. Una scusa per uno scontro era pur sempre una scusa, che fosse o meno fondata. Forse non c’era nemmeno il bisogno di averne realmente una.
«Il messaggio che hanno lanciato» continuò «è un messaggio di guerra. E noi non possiamo rifiutarlo.»
Stormer era senza parole dalla piega che la cosa aveva preso. Rapido guardò TerrorBlade, il quale invece sembrava particolarmente su di giri per la notizia. L’assassino non vedeva l’ora di poter menare un po’ le mani in campo aperto, soprattutto se si trattava di una Gilda in Top10.
«Dragon… sei sicuro? Una guerra, proprio ora? Non credo sia il momento più adatto, forse dovresti rifletterci un po’.» cercò di convincerlo Stormer.
«Kingwin, a quanto ammontano i fondi?» domandò BlueDragon senza nemmeno degnare il criomante di uno sguardo. La decisione sembrava ormai presa.
«Vediamo, circa 427 mila Zed…» rispose il tesoriere tremante. Non capiva se il suo capogilda avesse davvero intenzione di iniziare una guerra.
«Se dovessi darti totale libertà, considerando anche i fondi speciali e la parte dedicata alla costruzione della quarta Villa, quanto puoi mettermi a disposizione?»
Kingwin sbiancò per un attimo. Non si stava parlando di spiccioli.
«Eh, non saprei…»
«Kingwin» disse freddo il capogilda «È il tuo lavoro saperlo. E questo è un ordine.»
Il tesoriere deglutì rumorosamente. Anche uno come lui non era nessuno di fronte a un uomo del rango di BlueDragon.
«Allora, vediamo, usando tutti i fondi disponibili, togliendo qualche spesa… in quel caso dovremmo avere… 850… 960… forse arriviamo sul milione e qualcosa… anche due milioni con il giusto lavoro.»
«Perfetto, due milioni siano.» sancì BlueDragon.
L’intera stanza rimase di sasso di fronte a quella dichiarazione, ad eccezione di TerrorBlade, che se la rideva pregustando già il futuro: «Grande cazzoDragon, qui si fa la storia, cazzo!» esclamò l’assassino.
BlueDragon lo guardò leggermente con un sorriso appena accennato.
«Preparate le flotte di cacciatori, mandate inviti alle Gilde mercenarie. E chiamatemi AlterErgo.» tuonò «Signori, siamo in guerra!»
