Libro 1 - Capitolo 50
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Sapore di casa

La sera precedente Daniel aveva fatto un’altra sessione di meditazione insieme a Marco. Questa volta ce l’aveva messa tutta: aveva ascoltato i consigli dell’amico e cercato di metterli in pratica con tutto se stesso, ma ancora non era riuscito a capire esattamente cosa dovesse fare e il modo in cui farlo.

«Non è facile, tranquillo. Non mi aspetto certo che tu ci riesca in un solo giorno Dani. C’è chi ci mette settimane, chi mesi, alcuni addirittura anni. C’è persino chi non ci riesce mai. Ma non scoraggiarti! Vedrai che nei prossimi giorni andrà meglio!» gli disse Marco «Alla fine svuotare la mente da ogni pensiero è un casino. Pensare di liberarla è già di per sé un paradosso, se ci pensi… è un po’ come il Nirvana: se desideri raggiungerlo, non lo raggiungerai mai!»

Daniel continuò a provare a mantenere la concentrazione ancora e ancora, ma senza successo. Quando gli sembrava di essere a un passo dal farcela, ecco che immediatamente tutto gli crollava addosso. In quell’istante si deconcentrava e doveva ricominciare nuovamente daccapo.

Proseguì con un fallimento dietro l’altro per diverso tempo, fino a quando la stanchezza non prese il sopravvento. Marco se n’era già andato da un pezzo, così anche Daniel afferrò il suo cuscino e si svaccò sul divano.

Nel buio del capannone, Daniel si lasciò andare al fiume di pensieri che aveva in testa. Era stata una giornata lunga e pesante. Aveva imparato alcune nuove tecniche di combattimento, guadagnato un mucchio di soldi ed era pure riuscito a mettere le mani su degli equipaggiamenti niente male.

L’incontro con Adam, però, era stato una catastrofe. Aveva dato il meglio di sé ed era stato battuto. Miseramente, per giunta. Anche se si era impegnato al massimo, nemmeno mentre erano in due contro uno era riuscito ad avere la meglio.

Quando poi Marco aveva fatto sul serio, lui era rimasto in disparte. Era stato solo una palla al piede per l’amico. Se non ci fosse stato EthernalTide con lui in quel momento, sarebbe andato tutto molto diversamente.

Come poteva pensare Marco che uno come lui, che fino a poco tempo prima annaspava nel rango Argento, potesse diventare un Pro in meno di dieci giorni?

Non riusciva nemmeno a fare quella stupida cosa con la meditazione. Era una causa persa, non c’era altro da dire.

I pensieri fluivano come un fiume in piena nella sua mente, ma era diverso dal solito. Avrebbe dovuto sentirsi schiacciato dal peso di tutta quella negatività, il suo cuore avrebbe dovuto iniziare a battere più forte e gli occhi a inumidirsi. L’insicurezza che caratterizzava le sue notti solitarie l’avrebbe dovuto avvolgere nel suo abbraccio freddo e pungente, rendendogli impossibile dormire.

Ma quella sera era diversa dalle altre. Quella volta non era la stessa cosa. La sua mente vagava, le idee fluivano, senza però soffermarsi su un pensiero in particolare. L’iniziale senso di malessere pian piano si trasformò in qualcos’altro.

Per una qualche strana ragione sentiva che Marco, quella sensazione di ‘casa’, e tutta quella situazione, lo stavano aiutando a sopportare il peso della sua (dis)avventura. Anche Nina, per quanto potesse sembrare una spina nel fianco, si incastrava perfettamente in quel quadro.

Senza nemmeno accorgersene Daniel iniziò a pensare al giorno dopo, all’allenamento, all’EL. Passò poi, Pickle, GingerB, Silverfox e agli altri membri dei Rainbows ancora avvolti nel mistero. Infine si ricordò di Midnight, del tè e delle chiacchiere.

Da lì tutto iniziò a farsi fumoso e scuro, fino a che pian piano non si addormentò completamente.


Per non farsi mancare nulla, la sveglia mattutina piombò su di lui come una palla di cannone. Daniel si alzò dal letto con gli occhi rossi e due occhiaie scure, lasciando che fosse il suo aspetto a parlare per lui. Il suo fisico non era fatto per alzarsi prima delle 10, era ovvio.

Il secondo giorno era cominciato esattamente come il primo, ed esattamente come la mattina precedente Daniel era completamente impreparato alla cosa.

Un inferno interminabile di corsa, stretching ed esercizi fisici vari lo fecero arrivare all’ora di colazione già desideroso di tornare a dormire.

Era ancora immerso a fissare i suoi cornflakes galleggiare nel latte, quando Nina entrò di prepotenza ancora in pigiama. A differenza di Daniel, lei era vispa e saltellava da una parte all’altra della cucina prendendo tutto il necessario per la colazione.

“Se mi fossi alzato alle 9 anche io sarei così allegro”, pensò Daniel cercando di non addormentarsi sulla tazza di latte.

La ragazzina canticchiava con la sua voce acuta mentre versava svariati ingredienti nella sua tazza di latte con la stessa cura di uno chef.

«Non pensi che tutti quegli zuccheri potrebbero farti male? Come se non fossi già agitata di tuo!» disse Daniel all’ennesimo tipo di cereali che Nina versava nella tazza.

La ragazzina si voltò di lui sbattendo rapidamente le palpebre, come se quello che aveva appena sentito fosse un’eresia. Guardò Daniel per qualche istante, poi senza rispondere tornò a canticchiare e terminò la sua opera culinaria.

Daniel fece spallucce e tornò sul suo pasto. Nina era visibilmente su di giri quel giorno, quindi intuì che fosse per l’offerta di allenarsi con suo zio. Marco gli aveva raccontato che ultimamente era stato molto impegnato e non era riuscito a passare molto tempo con lei e, anche se provava a nasconderlo, alla giovane la cosa pesava un po’.

Daniel non era troppo convinto nell’averla intorno con quel suo caratteraccio, ma capiva anche che per i due era un’occasione importante per passare del tempo insieme, e alla fine non ci avrebbe perso nulla. Tranne forse la sua sanità mentale, con Nina intorno tutto il pomeriggio, ma si sarebbe sacrificato per Marco.

«Ma tu non ci vai a scuola?» domandò all’improvviso Daniel palesemente infastidito dai rumori che Nina produceva mentre mangiava i suoi cereali.

«No, siamo in vacanza, lo sanno tutti coniglio» rispose lei senza nemmeno staccare gli occhi dalla scatola dei cereali, quasi fosse il libro più interessante del mondo.

Daniel scosse leggermente la testa guardando Marco che non faceva altro che ridersela tra un boccone e l’altro di bacon.

Terminata la colazione, i tre si prepararono velocemente e loggarono su NEXT, diretti sull’isola volante.

La giornata si prospettava abbastanza tranquilla, niente quest particolari che li avrebbero trascinati in qualche strano mondo distorto. Solo del sano, ripetitivo e duro allenamento.

La mattinata sarebbe stata dedicata a studiare le basi dei combattimenti: duelli, scontri di gruppo, posizionamento. Tutto il necessario, in pratica, per sopravvivere più di dieci secondi in un’arena Platino o superiore.

Marco diede loro una rapida infarinatura su diversi argomenti tecnici. Daniel era stupito di come quello che molti vedevano come un semplice videogioco potesse nascondere tutto quel mare di meccanismi. Negli anni, le grandi gilde e i professionisti avevano raccolto dati e informazioni, effettuando analisi degne di uno sport nel mondo reale.

Era stupefacente come molti termini e meccanismi della scherma, di cui Marco era un esperto, si adattassero perfettamente al gioco.

Terminata l’introduzione, Marco assegnò a entrambi i suoi allievi una serie di esercizi volti a migliorare la loro reattività e ad automatizzare i movimenti.

I pungiball, inizialmente immobili come semplici manichini, erano stati accuratamente preparati perché potessero svolgere alcune semplici azioni in maniera ripetitiva, come muoversi a zig-zag o seguire un percorso predeterminato. Per quanto potesse sembrare una banalità, rese tutto più difficile, almeno per White che non aveva abilità a distanza come GoldenLeaf.

Daniel era infatti molto meno elegante. Più di una volta, soprattutto all’inizio, le sue combo vennero interrotte a causa di un movimento imprevisto del pungiball, o perché il monaco si trovava fuori posizione e troppo distante dal bersaglio.

Dopo l’ennesimo concatenamento di abilità non andato a buon fine, White si voltò per vedere come se la stesse cavando Nina.

Inizialmente GoldenLeaf sembrava la stessa ragazzina insolente di prima, ma nel giro di poco era diventata stranamente silenziosa e completamente concentrata. Ripeteva gli esercizi senza fermarsi un momento, tenendo gli occhi fissi sui pungiball. Ogni volta che terminava una serie, si fermava giusto il tempo per riposizionarsi e ricominciare da capo con ancora più grinta di prima.

La ragazza si muoveva agilmente scaricando fiumi di frecce a ripetizione contro ogni cosa che si muoveva dentro il suo raggio d’azione, seguendo uno schema preciso, come gli era stato spiegato da Marco. I suoi lunghi capelli dorati ondeggiavano ad ogni colpo di vento generato dalle abilità più potenti. Nell’arco di pochi minuti il campo di battaglia intorno a lei era ricoperto di dardi e profondi solchi.

A differenza di White, all’arciere sembrava tutto così naturale. Non c’erano screzi o movimenti inutili, nessuna goffaggine. Era proprio come diceva Marco: GoldenLeaf non sembrava combattere, ma danzare!

Vedendo tutto l’impegno di Nina, Daniel capì come potesse già essere di rango così elevato. Era impressionante il modo in cui metteva tutta se stessa in quegli allenamenti così ripetitivi, soprattutto per qualcuno della sua età. Daniel invece, che aveva dieci anni in più di lei, faticava a rimanere concentrato sugli esercizi per più di un paio di serie.

«Mi rendo conto che sia noioso Dani» lo spronava Marco «ma ti posso assicurare che tutto questo ti ripagherà. Nina si è allenata per mesi su ogni singolo movimento, facendoli suoi. Tu non hai tutto questo tempo, ma faremo il possibile!»

Daniel fece un cenno con la testa e riprese a colpire il pungiball, che nel frattempo aveva iniziato a saltellare in giro per la piccola arena.

Gli esercizi continuarono per lungo tempo. Dopo un paio d’ore, finalmente Marco permise ai due di prendersi una pausa.

«Siete stati bravi» disse Marco mentre si sedevano vicino alla grossa tenda «ho visto che vi siete impegnati e verso la fine avevate iniziato a prenderci la mano!»

«Zio, quand’è che potremo combattere tra noi?» chiese Nina. Anche Daniel era interessato alla cosa. I pungiball diventavano rapidamente noiosi e ripetitivi, e un po’ di PvP vecchio stile sarebbe stato un ottimo intrattenimento.

«Mi spiace Nina, ma Daniel non è ancora pronto. Ci sono ancora un po’ di cose che devo insegnargli, e fino a quel momento vorrei evitare di contaminare i suoi allenamenti.» le rispose Marco gentilmente. Era abbastanza ovvio che non ci sarebbero state discussioni al riguardo.

GoldenLeaf lanciò uno sguardo accusatorio a White, facendogli capire che lo riteneva responsabile della cosa a causa della sua incapacità. Era ovvio che, per quanto contenta di allenarsi con loro, lei non sembrava avere troppo bisogno di esercizi così basici.

Daniel incautamente provò comunque a convincere l’amico: «Sei sicuro Marco…? Perché non penso che un paio di duelli possano ‘contaminare’ qualcosa…»

«Secondo te, perché non sei stato in grado di battere Adam?» chiese di gettò EthernalTide. Nella sua voce si poteva sentire una sottile nota di fastidio. Non amava essere contraddetto nel suo lavoro, nemmeno da un amico come Daniel, ma cercò comunque di trattenersi.

«Perché… non sono abbastanza forte?» disse Daniel puntando sulla risposta più ovvia.

«No amico mio, è qui che ti sbagli. Tu sei abbastanza forte. Te l’ho già detto che le tue capacità sono ben al di sopra di una persona normale, persino Adam l’avrebbe potuto notare. Però per quanto tu possa sembrare ‘forte’ ad un occhio esperto, quando combatti ti muovi come una scimmia.» disse Marco.

Daniel e Nina rimasero per un momento in silenzio, quasi turbati dalle parole del ragazzo.

«Sì, forse ho un po’ esagerato con le parole, ma il concetto è quello. Sei grezzo, scoordinato e vai a sentimento. Segui il tuo istinto senza una logica, fai movimenti inutili, per non citare tutta una serie di errori tecnici. Proprio ora sei qui per rimediare a questi problemi. Se combattessi oggi, finiresti per dimenticare tutti gli automatismi che hai ripassato in queste ore! Invece, il tuo obiettivo è martellare sulle combo fino alla nausea. Se senti che stai per morire di noia, vuol dire che sei solo a metà dell’esercizio!» spiegò Marco tornando col sorriso, poi indicò lo spiazzo di fronte alla tenda «E ora che mi ci fate pensare, alzate il culo e andate a mettervi al lavoro.»

«Ehi!» esclamò Nina «Hai detto ‘culo’!»

«Ehm… sì, beh ora sono il tuo allenatore e non tuo zio, quindi è una tua responsabilità tapparti le orecchie. Siamo qui perché Daniel possa imparare qualcosa, e non può farlo se non lo tratto un po’ male, questo è appurato. Lo dice l’esperienza!» disse Marco con un po’ di ironia «Ora su, finisco una cosa e vi raggiungo!»

GoldenLeaf sorrise divertita e senza aggiungere altro corse verso i manichini. Anche Daniel non perse tempo e si allontanò pronto per tornare ad allenarsi.

Marco guardò i due assicurandosi che fossero abbastanza lontani. Subito tornò al pallino lampeggiante che indicava che gli era arrivato un messaggio.

«Supporto, il messaggio»

Certamente EthernalTide. Hai 1 nuovo messaggio da [AlterErgo].

Marco rimase per un attimo immobile a fissare la schermata. Non si preannunciavano buone notizie.


Capitolo 50 - Sapore di casa - FINE
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