Libro 1 - Capitolo 51
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Una richiesta d’aiuto

“Un messaggio da AlterErgo?!”, pensò preoccupato Marco. Erano passati almeno sei mesi dall’ultima volta che l’aveva sentita, segno che ormai tra loro era tutto finito. La sola vista della mail ancora chiusa riapriva vecchie ferite.

“Ci sono solo tre possibilità”, si disse Marco mentre continuava a valutare quanto volesse realmente leggere il contenuto del messaggio. Poteva essere una lunga lista di insulti e ricatti, soprattutto nel caso in cui Meredith avesse scoperto che era colpa sua se il suo gatto era scappato. Era stato solo un errore, anche se in realtà Marco odiava quel gatto. La casa della ragazza era diventata molto più tranquilla dopo che Olaf era uscito dalla finestra del bagno che qualcuno aveva lasciato aperta. Per sbaglio, è ovvio.

Oppure era un messaggio di scuse per come l’aveva trattato. Oh sì, quello sarebbe stato necessario. Lasciato di punto in bianco sul ciglio della porta, abbandonato come un oggetto. Il solo pensiero ancora gli lasciava l’amaro in bocca. Tornato a casa dopo una pessima giornata e bagnato fradicio a causa del diluvio, Marco avrebbe solo voluto rilassarsi e dimenticarsi di tutto. Invece lei, puntuale come solo le sciagure sanno essere, aveva deciso di lasciarlo proprio quel giorno. Gli aveva già preparato tutte le sue cose dentro le valige, in ordine, così che potesse sloggiare il più rapidamente possibile prima che lei potesse cambiare idea.

Non si era portato dietro nemmeno un ombrello.

Anche delle scuse in ogni caso sarebbero state comunque un problema: non era minimamente pronto a una cosa del genere. Cosa le avrebbe detto? Avrebbe fatto bene ad accettarle? Forse non se lo sarebbe nemmeno meritato, alla fine lei gli aveva spezzato il cuore.

Infine la terza e ultima possibilità. Quella a cui, se avesse dovuto scegliere, avrebbe preferito la tortura. L’offerta di lavoro.

Non poteva immaginare il dover lavorare nuovamente vicino a lei. I mesi di coaching presso i Flawless erano stati meravigliosi, senza dubbio. Nell’enorme palazzo tutto vetro e acciaio in centro, sull’ascensore, era lì che quasi per caso l’aveva conosciuta. Non era stato un colpo di fulmine, c’era voluto qualche tempo, ma pian piano si erano avvicinati.

Il ragazzo rimase ancora qualche istante a fissare l’icona della busta da lettere stilizzata che lampeggiava a lato dello schermo.

Di qualunque cosa si trattasse, comunque era improbabile fossero buone notizie.

«Supporto…» mormorò poco convinto «Apri la mail…»

Certamente

Marco, premetto che ti scrivo unicamente perché non ho scelta. Ti assicuro che se per me questa non fosse l’ultima spiaggia, non mi sarebbe passato nemmeno per la testa di scriverti.

“Iniziamo bene”, pensò Marco leggendo le prime righe della mail. Almeno entrambi sembravano pensarla più o meno allo stesso modo. Sfortunatamente, era abbastanza palese già da quelle righe che il messaggio non riguardasse la loro relazione, almeno non direttamente.

Non so se ne sei al corrente, ma BlueDragon ha annunciato una guerra contro gli Emperors proprio ieri, e ora tutto Atlas è nel caos. Siamo alla ricerca di mercenari, ma non ce ne sono mai abbastanza. Ci serve gente forte, e non ne troviamo. Qui i recruiter si scannano per portarsi a casa un rango Oro, mentre gli Emperor hanno già arruolato dei GS600! Siamo nella merda fino al collo in pratica.

Quindi mi servi tu. Mi serve che ci porti gente, che siano tuoi allievi, tuoi amici, tua nipote… non è importante. Tutto quello che tocchi si trasforma in oro, e noi lo sappiamo bene.

Aiutami ti prego.

Meredith

Marco finì di leggere con attenzione il messaggio. Conoscendo la ragazza, era ovvio che fosse disperata. Non avrebbe mai chiesto un aiuto per qualcosa riguardante il suo lavoro, non era il tipo. D’altronde era probabilmente una delle donne più influenti di tutto il gioco, e per mantenere quella posizione doveva faticare il doppio. Una richiesta come quella minava sicuramente la sua figura di donna indipendente e sicura, non l’avrebbe mai formulata con leggerezza.

Aveva lottato con le unghie e con i denti per arrivare dov’era in quel momento, facendosi largo in una comunità che tutt’ora non la considera una degna giocatrice solo perché donna. La ragazza prendeva tutta quella situazione con estrema serietà.

“Fin troppo”, pensò amaramente il ragazzo ricordando che era stato proprio il fatto che Meredith fosse la Dea della Strategia a far andare a rotoli la loro storia. Come se la loro relazione avesse potuto realmente influire sulla cosa.

“Ma noi abbiamo priorità diverse, no?”, si ripeté il ragazzo parafrasando quello che gli aveva detto lei l’ultima volta che si erano visti.

Marco alzò lo sguardo verso i due ragazzi che si allenavano con i pungiball, riflettendo su quale fosse la cosa più giusta da fare per lui. Da un lato sentiva che anche solo rispondere a quel messaggio sarebbe stato un errore madornale di cui si sarebbe potuto pentire in futuro. Dall’altro non poteva nascondere quella stretta al cuore che lo tormentava, alimentata dalla speranza di una nuova possibilità.

Marco scosse la testa cercando di scacciare quei pensieri. Stava molto probabilmente viaggiando con l’immaginazione, tra lui e Meredith non c’era più nulla ormai. Ora c’erano solo EthernalTide e AlterErgo, due giocatori esperti e professionali che si aiutavano a vicenda. Un rapporto di lavoro, pulito, senza secondi fini. O almeno così provava a vederla.

Lei era preoccupata di non riuscire a portare a termine un compito tanto difficile ed era venuta a chiedere una mano a lui, l’unico che in quel momento l’avrebbe potuta aiutare. Doveva preparare la più grande battaglia che il gioco avesse mai visto, era più che normale essere preoccupati.

In quel momento le due gilde stavano mettendo in campo tutto quello che avevano per vincere quello scontro. La War sarebbe stata solo la battaglia finale di un lungo e difficile scontro che si sarebbe protratto per l’intera settimana. I membri delle varie Flotte rivali avrebbero iniziato ad andare a caccia gli uni degli altri, rendendo sempre più difficile alle rispettive gilde riuscire a recuperare risorse, accumulare materiali e progredire coi dungeon.

Come avrebbero fatto le accademie a preparare i giocatori di livello più basso se ogni singola entrata dei dungeon era controllata da gruppi di alto livello della gilda rivale?

Gli scontri di questo tipo erano rari, soprattutto per quanto riguardava i ranghi dal Platino I in poi. Le guerre non creavano scompiglio solo tra le centinaia di giocatori che ne prendevano parte, ma anche tra tutto l’ecosistema del gioco. I mercati e le aste cominciavano ad andare in tilt senza più i flussi costanti delle grandi gilde, mentre i giocatori più inesperti venivano trucidati all’esterno delle città dai vari gruppi d’incursione, che spesso non si facevano troppi problemi ad uccidere chiunque capitasse loro a tiro.

Questo era il panorama che ci si aspettava da una guerra tra due gilde influenti. Ma se si parlava dei Flawless e degli Emperors, veri e propri titani in fatto di potere e ricchezza, tutto sarebbe stato amplificato all’inverosimile.

Bastava pensare a pochi anni prima, quando gli scontri tra due Gilde Diamante II avevano devastato Atlas per giorni.

“E il vincitore verrà sempre deciso sul campo di battaglia”, pensò Marco. Le guerre come quelle venivano sempre decise in un grande scontro in campo aperto, le cosidette War. Tutto quello che sarebbe avvenuto in quei giorni era solo la preparazione per quell’evento, che per i Flawless era molto probabilmente totalmente nelle mani di Meredith.

Marco sospirò immerso nel fiume dei suoi pensieri.

“Inoltre non gli farebbe male”, pensò guardando White che si allenava per migliorare i suoi tempismi con [Pugno Spirituale] mentre era in aria. La data della War era fissata giusto giusto sul termine del periodo di allenamento. Ci sarebbero stati tra i migliori mercenari di tutto Atlas, senza parlare della visibilità dell’evento.

Daniel aveva sempre cercato di non parlare del suo misterioso gruppo di amici con cui avrebbe la formato la gilda per combattere in EL. Non che Marco non si fidasse di lui, però farsi notare durante una battaglia come quella avrebbe dato sicuramente una spinta in più all’amico: avrebbe potuto incontrare qualche nuovo membro, oppure gli avrebbero offerto un bel contratto con qualche Flotta importante.

Sarebbe stato un ottimo affare nel caso in cui l’Eternal League non fosse andata come previsto. Avrebbe potuto aiutare Daniel con i suoi allenamenti e con la sua vita contemporaneamente. Anche a Nina avrebbe sicuramente fatto bene mettersi un po’ in mostra. Al limite, si sarebbe divertita un paio d’ore e avrebbe guadagnato qualche Moneta.

In più, forse, lui avrebbe sfruttato quell’occasione per riavvicinarsi ad AlterErgo. Con mercenari come Daniel e Nina, per quanto non ancora a livelli alti, Meredith sarebbe stata sicuramente in debito con lui.

Scosse leggermente la testa, quasi imbarazzato dai suoi stessi pensieri, ma poi un sorriso appena accennato gli si disegnò sul volto.

D’altronde, cosa aveva da perdere?


«Come sta andando?» domandò Edith con fare disinteressato.

«Non un granché bene…» rispose il fratello mentre scorreva rapido l’ennesimo foglio di calcolo sul tablet. Aveva lavorato tutta la mattina e i risultati erano stati magri.

«Da quando la FlawlessAcademy non riesce a fornire giocatori di qualità alla gilda?» lo punzecchiò la donna, sapendo quanto Seymour tenesse all’accademia di cui era stato messo a capo. Nel giro di pochi anni aveva scalato i ranghi della gilda arrivando fino al suo fianco nella prima squadra.

«L’accademia non è un problema» rispose seccato l’uomo, cascando nella trappola della sorella «semplicemente non ce ne sono abbastanza. Gli Emperors sono stati… più bravi. Erano già pronti a tutto questo, in qualche modo»

«Avete chiesto alle Flotte minori? E pure a quei gruppi di cacciatori di taglie a cui avevamo dato una mano l’anno scorso?» suggerì Edith vedendo il fratello più preoccupato del previsto. Lei non ci dava troppo peso, ma alla fine sapeva che quella guerra riguardava anche lei.

Seymour chiuse il tablet con la cover e lo gettò sul divano, sbuffando sfinito: «Certo, certo che lo abbiamo fatto! Ma non bastano. Quei bastardi degli Emperors hanno iniziato a buttare soldi in questa guerra come mai prima d’ora. Informazioni ci dicono che stanno ammassando giocatori promettenti, per poi fornirgli l’equipaggiamento tutto a loro spese. Carnivale sta preparando armi e armature da softcap ininterrottamente da ieri sera. Non si è mai vista la Fabbrica di Mayin tanto attiva come in questo periodo.»

Seymour aveva visitato in segreto la città quel giorno utilizzando LexVentus, con cui poteva passare più facilmente inosservato. Inizialmente era una semplice cittadina non troppo distante da alcune miniere, ma, con l’arrivo di Carnivale, gli Emperors l’avevano trasformata in un centro di fabbricazione per i loro artigiani. La gilda possedeva più di metà città, e vi aveva costruito centinaia di forge, fornaci e botteghe. Era stato calcolato che più del 10% di tutti i materiali lavorati e gli equipaggiamenti craftati in tutto Atlas provenissero da quel luogo.

La Fabbrica, così era soprannominato quel luogo, ora stava producendo come non mai. Girare per le vie oscurate dal fumo e vedere quelle centinaia di giocatori occupati nelle fucine gli aveva fatto capire la potenza industriale a disposizione dei loro avversari. E questo lo spaventava.

«Io l’avevo detto a Dragon che non era una buona idea far arrabbiare quel vecchio pazzo…» disse la donna riferendosi a Carnivale, mentre si contorceva e si rigirava sulla sua poltrona alla ricerca della posizione più comoda.

«Se provassimo a batterli sul campo degli equipaggiamenti, verremmo sconfitti ancor prima di cominciare. Dobbiamo puntare sulla nostra Flotta, sulle nostre Accademie. Solo così possiamo sperare di avere la meglio… o almeno spero che basti.» cercò di convincersi Seymour massaggiandosi le tempie.

«Hai provato a chiedere a quel tizio con cui avevi avuto a che fare qualche tempo fa? Il monaco di cui mi hai parlato» domandò Edith.

Seymour sorrise leggermente e fece un cenno con la testa, anche se stava dicendo una bugia. Avrebbe voluto farlo, ma sapeva che White probabilmente non avrebbe risposto. Inoltre, Dragon aveva iniziato la guerra a causa del monaco, quindi invitare White avrebbe potuto farlo cacciare dai Flawless molto rapidamente.

In ogni caso, non sarebbe bastato un giocatore di livello così basso a cambiare le carte in tavola.

«Hai sentito Dragon, comunque? Sembra che dovremo presenziare tutti alla War, non solo i Guardiani. Ha detto che non vuole sentire storie» disse Seymour cercando di spostare l’argomento.

Sentite quelle parole, Edith smise di rigirarsi sulla poltrona e si bloccò. Dopo un istante si voltò verso il fratello: «Io non voglio. Non verrò mai in War.»

“Ovviamente…”, pensò esausto l’uomo. Aveva già preannunciato a Dragon che sua sorella non sarebbe stata ben disposta di fronte a quella notizia.

«Edith… abbiamo bisogno di tutti per questa cosa. Nemmeno io sono d’accordo ma non possiamo sperare che bastino i Guardiani.» cercò di convincerla lui.

«Sono Diamante II, li abbiamo selezionati apposta per non dover fare questo genere di cose! Sono la nostra gilda più forte… vengono pagati per esserlo! Altrimenti che ce ne facciamo di quei tizi con Gear Score così alti? Tanto valeva fare tutto da soli a ‘sto punto» protestò Edith insofferente. Odiava l’idea di dover andare a combattere in campo aperto; era stata una delle più forti sostenitrici della creazione di una seconda squadra che facesse le loro veci negli eventi.

«Per quanto quei cinque siano forti, sai benissimo pure tu che se si trovassero di fronte Gaij non avrebbero chance.» provò a convincerla Seymour, sporgendosi in avanti verso la sorella. Che figura avrebbero fatto a scendere in campo solo in 4? Avrebbero dato l’idea di non prendere quella guerra seriamente. Sarebbe stata una macchia terribile per il nome della gilda.

«Un momento» Edith si rimise composta per poi alzarsi in piedi cercando di metabolizzare «sua signoria Gaij-Testone-Hunter farà la sua comparsa nella War?»

«Beh… per cominciare non ha la testa così grossa. E comunque non è ancora confermato, ma è quasi sicuro. Alla fine stiamo parlando della più grande War di sempre…» cercò di spiegare Seymour. Aveva fatto centro, perché non ci aveva pensato subito? Edith non si sarebbe mai tirata indietro di fronte a un’opportunità come quella.

Un sorriso felino si delineò sul volto della donna.

«Non voglio dover tener d’occhio nessun reggimento, legione o cose del genere. Niente ordini, obiettivi o strategie varie. Niente di niente. Chiaro?» disse concisa lei.

«Chiarissimo» rispose l’uomo accondiscendente. A loro bastava anche solo la presenza di NorthDuke sul campo di battaglia per avere un vantaggio. In ogni caso, le capacità strategiche della sorella erano limitate unicamente all’Arena e ai duello, per tutto il resto era una frana.

La donna prese la TechMask dal tavolino e iniziò ad accenderla.

«Ora devo allenarmi.» disse lei «Dì pure a Dragon di non preoccuparsi per Gaij, prima della fine avrò la sua testa.»


Capitolo 51 - Una richiesta d’aiuto - FINE
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