Libro 1 - Capitolo 54
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La nave di un pazzo

White, insieme ad un centinaio di giocatori, salì sulle varie scialuppe e raggiunsero la Cerva Dorata, il veliero di Drake. Non se ne intendeva di navi, ma a prima vista doveva essere un galeone o qualcosa di simile. Era davvero maestoso con i suoi cinque alberi e i numerosi cannoni di diverse dimensioni che spuntavano tutt’intorno.

Mentre salivano sul ponte, ogni giocatore con un livello inferiore al 60 venne dotato di uno degli equipaggiamenti da supporto. White ricevette un Hoplon, uno scudo tondo abbastanza grande per coprirgli tutto il corpo da metà delle cosce fino quasi all’altezza del naso. Lo legò con l’apposita cinghia dietro la schiena come se fosse uno zaino, così da potersi muovere agilmente sulla nave.

Avrebbe di gran lunga preferito il Fucile da Caccia, con cui avrebbe inflitto qualche danno dalla distanza, però poteva sempre lasciar perdere lo scudo e lanciarsi in mezzo alla battaglia una volta che i nemici fossero arrivati allo scontro corpo a corpo.

«Voi!» gridò improvvisamente il capitano indicando un gruppo di giocatori sul ponte «In sessanta andrete in coperta alla prima batteria di cannoni, due per ogni dannato pezzo! Altri trenta si posizioneranno vicino quelli qui sul ponte, sempre in due per pezzo. Se il vostro compagno ci lascia le penne, voi ne prendete il posto! In quel caso avete l’obbligo di non morire!»

White si stava già dirigendo in coperta quando, non appena passò al fianco di Drake, questo gli poggiò una mano sulla spalla e lo fermò.

«Tu no, ragazzo, tu vieni con me sul cassero» disse indicando il punto sopraelevato nella parte posteriore della nave dove si trovava il timone.

«Va bene» rispose White. Drake lo fissò torvo in silenzio, come se si aspettasse qualcosa.

«… capitano» aggiunse allora il ragazzo con tono quasi interrogativo, sperando che fosse quello che l’uomo stesse attendendo. Il capitano sorrise appena mostrando i suoi denti argentati e con un cenno del capo si voltò dirigendosi con lunghi passi verso il timone.

Una volta salite le scale di legno e raggiunto il cassero, Drake indicò a White un angolo.

«Tu, ragazzo, starai qui, diagonalmente rispetto a dove sono io» spiegò tirando una linea immaginaria con le mani tra il timone e quel punto «non saremo quasi mai a questa angolazione dai nostri nemici, è quasi impossibile che un dannato colpo di batteria ci ammazzi contemporaneamente. Se una dannata cannonata dovesse portare via questa testa da marinaio che mi ritrovo, beh, il tuo compito sarà quello di portare tutti a terra!»

Daniel rimase a bocca aperta per qualche secondo. Lui guidare una nave? Su NEXT non aveva mai guidato nulla di più grande di un carretto, e nel mondo reale non aveva nemmeno la patente del motorino! Quella era una nave da quasi quaranta metri con più di cento persone e decine di cannoni sopra, come avrebbe fatto?

«Non credo di poterlo fare, non ho mai guidato una nave» disse Daniel tentando di tirarsi fuori da quella situazione «… capitano.»

«Pilotato, ragazzo. Una nave si pilota, non si guida, non è mica un dannato carro! Comunque è semplice, quello è il timone» disse indicando la ruota di legno poco distante da loro «e se lo giri a destra, la nave va a destra, mentre se lo giri a sinistra… beh, va a sinistra!»

Drake scoppiò a ridere come se quella fosse la battuta più divertente del mondo. Daniel rise appena non sapendo bene come comportarsi.

«Non può farlo fare a Monday?» domandò White.

«Ragazzo?» disse l’uomo con il suo solito sguardo.

«Capitano…» concluse White trattenendo uno sbuffo. Perché doveva continuare a seguire quella pagliacciata?

«Meglio. Comunque Monday al momento è ai pezzi sul primo ponte di batteria… ai cannoni di sotto, per un dannato ignorante come te. Preferiresti essere di sotto con loro a pregare di non essere colpito da una palla di metallo incandescente e a comandare sessanta uomini che sanno di andare verso morte certa?» rispose lui facendogli un occhiolino alquanto inquietante.

«Comunque tranquillo, la Cerva è il miglior galeone che i mari di Atlas abbiano mai visto. E, sinceramente, che vedranno! Non costruirò mai più una nave tanto formidabile! Porterebbe a casa anche un cieco, se questo lo volesse davvero, e non scherzo!» Drake tossì appena e sputò per terra «Quindi, non preoccuparti di non averne mai pilotata una, sarà lei a governarsi da sola, tu dovrai solo aiutarla! Ah ah!»

Daniel guardò ancora il capitano, in parte divertito e in parte terrorizzato da quel suo folle modo di parlare. Messa giù così, comunque, essere lì non era troppo male. Drake sembrava sicuro di sé, abbastanza da dare l’idea di riuscire a compiere quell’impresa.

“O forse è solo un pazzo… alla fine i pazzi credono ciecamente in ciò che dicono…”, pensò Daniel sperando proprio di sbagliarsi.

All’improvviso un suono di trombe riempì l’aria.

«Il sole è giunto al dannato orizzonte, feccia! Spiegare le vele, pronti a partire per la guerra!» sbraitò Drake mettendosi di corsa al timone.

Le vele bianche della nave si distesero come per magia e un forte vento le gonfiò. Con un sobbalzo il galeone iniziò ad accelerare dirigendosi verso la base degli Emperors. Come loro, anche le altre navi iniziarono a seguirli in formazione.

Erano dieci velieri, ognuno diverso dall’altro per forma, dimensione e colori. La Cerva Dorata sembrava essere la nave più imponente del gruppo, ma anche quella più avanzata nella formazione, aumentando il rischio di essere affondati.

Affondare significava morte certa a quella distanza dalla costa. Nuotare in NEXT non era facile a meno che non si indossasse un equipaggiamento adatto; e, a giudicare dalle armature pesanti e dalle armi sproporzionate, nessun membro dell’equipaggio era pronto a un’eventualità simile.

Ovviamente, come aveva spiegato Marco, morire non voleva dire non poter più partecipare. Si sarebbe rinati dal Core, ma a quel punto, dato il suo livello, Daniel avrebbe avuto due sorti: essere assegnato alla difesa, un ruolo in cui non avrebbe fatto nulla fino a un possibile assalto degli Emperors verso la fine della battaglia, oppure sarebbe dovuto partire per la prima linea.

Questo implicava che sarebbe morto decine di volte in quell’enorme foresta, trovandosi da solo contro i gruppi d’incursione rapida nemici. A meno di colpi di fortuna, avrebbe perso più di tre quarti della battaglia a morire e dover attendere di rinascere. Uno strazio, insomma.

Doveva assolutamente evitare di lasciarci le penne, anche se era ovvio che non fosse nella situazione migliore per un obiettivo come quello.

«Se raggiungiamo la costa dall’altra parte del mare» disse Drake rompendo il silenzio e indicando l’orizzonte di fronte a loro «sbarcheremo dritto dietro le loro linee difensive. Se anche solo una nave riesce a far scendere sessanta-settanta soldati, avremo un vantaggio tattico enorme e faremo passare un brutto quarto d’ora a quei dannati Emperors!»

Drake diede un altro paio di colpi di tosse tra una risata e l’altra, poi continuò: «Tutto fantastico eh, ragazzo? Se non fosse che tra noi e quel fazzoletto di terra ci sta una dannata flotta di quasi trenta navi. Sono quasi tutte piccole fregate, vero, ma alcune montano delle dannate Bocche Infernali che, ti giuro, bucano anche il dannato metallo! Per non parlare degli scogli di fronte a quel dannato punto di sbarco. Ci sarà da divertirsi!»

White ascoltava in silenzio il farneticare dell’uomo, cercando di discernere la realtà dai suoi commenti personali detti con quel terribile accento. Non era affatto facile seguire i discorsi di Drake, ma c’era da ammettere che dopo un po’ il suo spirito e la sua foga in quello che faceva riuscivano a farti immergere in quell’atmosfera marinaresca.

“Il capitano ha un certo charme, se così si può dire…”, pensò Daniel continuano a fissare preoccupato il cielo.

Grossi nuvoloni scuri iniziavano ad addensarsi, e ogni tanto qualche lampo illuminava il cielo. Come previsto, c’era aria di tempesta.

Le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere da lì a qualche minuto. Prima solo un picchiettio di sottofondo, ma il volume dell’acqua non fece che aumentare fino a rendere tutto completamente immerso in una foschia quasi surreale, tanto che a poche decine di metri le navi non diventavano che sagome scure. Il vento sferzava sballottando l’imbarcazione da un lato all’altro. I giocatori, White compreso, si tenevano con forza a qualunque corda o balaustra a disposizione, nella speranza di non essere sbattuti fuori bordo.

Drake invece sembrava nel suo ambiente naturale, in posa quasi plastica con entrambe le mani ben strette sul timone, manovrava con agilità la nave sfidando le onde.

Delle altre nove navi che li seguivano, ora riusciva a vederne a malapena due, a volte tre. Per quanto ne sapevano, sarebbero potuti essere rimasti solo loro, o pochi di più. Non c’era modo di comunicare con gli altri capitani, in mezzo a quella tempesta.

White teneva fisso lo sguardo davanti a sé, nel disperato tentativo di vedere qualcosa che assomigliasse alla terra, ma il buio e la pioggia glielo impedivano. Ne aveva già abbastanza di quella nave e di tutta quell’acqua.

Stringeva con forza una fune nel disperato tentativo di non essere gettato in mare quando poco più avanti sulla destra vide dei lampi arancioni, dei piccoli bagliori che si spensero in un istante.

«Capitano, cos-» le parole gli morirono in gola quando sentì tre botti riempire l’aria, seguiti immediatamente dalle palle di cannone che li avevano generati. I colpi attraversarono la nave a gran velocità portando via delle casse e uno dei giocatori che stava lì vicino. Una delle palle si schiantò contro la balaustra che esplose in una pioggia di schegge di legno.

«Sono solo colpi di cannone avanzi di galera! Quei dannati ci hanno visti! Pronti ai pezzi, è ora di mostrare chi comanda in queste acque!» gridò Drake tra le urla dei giocatori che andavano a prendere posizione vicino ai cannoni.

Il capitano afferrò il timone con entrambe le mani e tirò con forza girandolo verso la sua sinistra. La nave si inclinò rapidamente cambiando la rotta e mostrando il fianco verso la direzione da cui provenivano i colpi.

«Pronti a un’altra dannata scarica in arrivo! Cannoni di tribordo, preparatevi a sparare!» gridò l’uomo facendo cenno agli uomini alla sua destra. In quell’istante l’orizzonte si accese di fuoco. Fu solo per un istante, ma Daniel contò almeno trenta o quaranta bagliori, ed erano solo quelli di fronte a loro. Era come se laggiù oltre la tempesta si nascondesse un intera muraglia di cannoni.

I proiettili fischiarono nell’aria e si abbatterono su di loro e sulle navi vicine. Il ponte venne invaso dalle scintille e dalle schegge di legno. Per fortuna la Cerva Dorata era molto più resistente di quanto si potesse immaginare, e da quella distanza i colpi di cannone non riuscirono a danneggiare la fiancata o gli alberi.

Al loro fianco si potevano già vedere i colpi di risposta alleati. Drake prese un profondo respiro pronto a dare il comando.

«Fuoco! Fuoco dannazione! Affondate quei bastardi!» gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.

Daniel rimase stupito dalla potenza di fuoco della Cerva Dorata. Il rombo provocato da tutti quei cannoni che spararono quasi contemporaneamente fece tremare l’aria, il rinculo sembrò quasi sospingere la nave di qualche metro indietro.

White quasi perse l’equilibrio.

«Ah ah ragazzo, tieniti forte! Questi sono pezzi in puro bronzo da 36 libbre, mica coriandoli!» gridò divertito Drake nel bel mezzo della tempesta.

Daniel non capì pressoché nulla di quello che gli spiegava, ma le fiamme che si accesero dall’altra parte della coltre di nebbia e fumo erano la dimostrazione che quelli erano dei signori cannoni.

Non appena tutti i colpi furono sparati, Drake riprese il timone e cominciò a ruotarlo rapidamente dalla parte opposta.

«I colpi di sinistra!» disse White, quasi senza accorgersene.

Drake lo guardò con un sorriso beffardo: «Babordo, ragazzo! Si dice babordo!»

La nave iniziò a virare rapidamente nell’altra direzione, mentre lentamente avanzava verso la flotta nemica sospinta dal vento. Era stupefacente come un galeone di quelle dimensioni riuscisse comunque a muoversi con agilità, soprattutto nel bel mezzo del mare ingrossato.

«Voi mammolette di babordo, pronti con quei dannati pezzi! Fuoco!» gridò di nuovo il capitano, e subito un’altra scarica di colpi venne lanciata verso la nebbia. In mezzo a tutta quella confusione era impossibile capire se fossero andati a segno; ma, dal sorriso di Drake, Daniel immaginava che tutto stesse filando liscio.

O almeno così sperava.

«Capitano, cosa succede?!» chiese White mentre vedeva il capitano raddrizzare la rotta e far distendere le vele. All’improvviso la nave aveva cominciato ad accelerare dritta verso la flotta nemica.

Il sorriso di Drake si fece ancora più largo e a tratti inquietante.

«L’unico modo di arrivare con la nostra testa sulle spalle alla spiaggia è quella di attraversarli senza paura!» rispose l’uomo concentrato sul mantenere la nave dritta tra le onde «Caricate i cannoni dannati scarti della società, solo se saremo più veloci di loro porteremo a casa la pelle!»

Accompagnato dalla sua risata scomposta, Drake guidò la nave nella nebbia dritta verso la flotta nemica. Era una mossa azzardata, ma non c’erano alternative, in effetti. I nemici erano molto più numerosi di loro e, a giudicare dalle fiamme dietro la Cerva Dorata, dovevano aver già perso almeno due – se non tre – navi alleate.

«Siamo più grossi e più forti, se gli andiamo abbastanza vicino prima che le loro polveri siano pronte a scoppiare, a quel punto avremo la fortuna dalla nostra! Monday, fai muovere quei luridi sacchi di fango, che tutte e sessanta le bocche di fuoco siano pronte a sparare al mio segnale!» continuò ad urlare Drake. La donna sembrava averlo sentito facendogli cenno da una delle botole che davano in coperta.

Gli uomini sul ponte si affrettavano nel ricaricare i cannoni, sperando di non essere realmente finiti nelle mani di un pazzo.

«Se hanno una Bocca Infernale, ragazzo, sappi che qui finisce la nostra corsa!»

«Cos’è una Bocca Infernale?»

White fece appena in tempo a finire di parlare quando un lampo illuminò la nebbia, subito seguito da un rombo così forte che persino la nave tremò. Una cannonata tuonò nella tempesta mentre il proiettile rovente aprì un varco nella nebbia e finì per schiantarsi contro una nave alleata, che esplose in mille pezzi.

«Quella» puntualizzò Drake nel caso non si fosse capito «quella, ragazzo mio è una dannata Bocca Infernale. Forse il cannone più potente che la marina abbia mai messo in campo! Tanto letali quanto lenti, e il fatto che ce ne sia uno laggiù riduce le probabilità di trovarcelo davanti!»

All’improvviso di fronte a loro si stagliarono le sagome di due navi. Erano meno imponenti della Cerva, appena più basse e affusolate, ma cariche di cannoni. Drake stava pilotando il galeone dritto in mezzo alle due.

Su entrambi i ponti delle navi appena illuminati dalle torce, Daniel poteva vedere un folto gruppo di giocatori correre a destra e a sinistra per prendere tutto il necessario per preparare i cannoni.

Il ragazzo guardò Drake disperato. Quell’uomo li stava portando in mezzo al due navi nemiche pronte a farli a pezzi. Sarebbero stati schiacciati in un sandwich a base di piombo e polvere da sparo!

Le tre navi erano ormai allineate, era una questione di secondi.

«Non ce la faremo mai!» gridò White disperato indicando i nemici che sembravano aver quasi terminato i preparativi.

«Forse! A meno che non spariamo prima noi!» rise Drake puntando una pistola verso la nave nemica «Monday, falli andare più veloce se non vogliamo vedere di che colore è il fondale! Pronti a sparare sottospecie di mozzi, è il giorno della morte che da alla vita il suo valore!»


Capitolo 54 - La nave di un pazzo - FINE
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