Sbarcati dietro le linee nemiche
Le vele del galeone erano gonfie per i forti venti della tempesta che lo spingevano in mezzo alle due navi nemiche. Anche se la nave si muoveva con innaturale velocità ed era costantemente sbattuta dalle onde, Daniel vide quella scena quasi a rallentatore.
La Cerva si infilò tra le due imbarcazioni degli Emperor mentre i suoi cannoni si stavano preparando a fare fuoco. I nemici avevano navi più piccole, ma non per questo meno pericolose; Daniel deglutì stimando che in quel momento su di loro ci fossero almeno sessanta colpi di cannone.
Se avessero finito di prepararli per fare fuoco anche solo un secondo prima di loro, non ci sarebbe stata speranza.
«Fuoco maledizione! FUOCO!»
La voce di Drake riecheggiò in mezzo alla tempesta. In quell’istante i cannoni della Cerva Dorata spararono contemporaneamente in entrambe le direzioni, circondando la nave di fumo e scintille che vennero portate via in pochi istanti dal vento.
«Senti come tuona!» esclamò Drake ridendosela come se si trovasse in un parco giochi.
White cercò le silouettes delle navi nemiche attraverso le nuvole di fumo che andavano via via a svanire. Tirò un sospiro di sollievo vedendo che entrambe non avevano retto a dei colpi da quella distanza. La potenza di fuoco della Cerva le aveva ridotte a dei colabrodi. Delle decine di cannoni montati sul ponte, soltanto un paio erano rimasti ed erano riusciti a sparare, infliggendo nient’altro che danni minimi. Una delle due imbarcazioni, oltretutto, era già in procinto di affondare ingoiata dal mare in tempesta.
«Ormai è fatta!» esclamò soddisfatto Drake mentre la Cerva sorpassava la linea di difesa degli Emperor. Con il mare così agitato sarebbe stato impossibile per loro girarsi e mettersi all’inseguimento.
Daniel era ancora paralizzato da ciò che era successo, senza realmente capire se fosse stata solo fortuna o Drake fosse realmente un marinaio abile come sembrava. Oppure, semplicemente, un misto di entrambe con l’aggiunta che il capitano fosse un pazzo scatenato.
Con il vento che li sospingeva, l’imponente galeone cavalcò le onde e si allontanò dalla furia della battaglia. Dietro di loro le navi degli Emperor tuonavano coi loro potenti cannoni, illuminando le nubi, mentre avanzavano inesorabili.
«Di certo nemmeno loro erano qui solo per difendere, dannati bastardi» disse schietto Drake gettando un rapido sguardo dietro di sé «anche loro vogliono tentare di prendere la costa così da accerchiare i nostri.»
«E loro sono molti di più…» disse sommesso White senza perdere di vista la sfilza di navi che si stava pian piano allontanando nella nebbia.
«Tutto sta nel vedere chi sarà più veloce! Ah ah! E poi, guarda, non siamo soli!» esclamò il marinaio indicando alla sua sinistra.
White si voltò in quella direzione cercando con gli occhi ciò a cui si riferiva Drake. Dopo qualche istante tra la nebbia apparvero i contorni di quattro vele dirette sulla loro rotta. Un’altra nave!
«Sono con noi?!» domandò White temendo che qualche Emperor fosse riuscito a mettersi all’inseguimento. Magari era una di quelle navi armate con una Bocca Infernale. Aveva visto cosa potevano fare e non c’era distanza o imbarcazione in grado di proteggerli da un attacco del genere.
«Tranquillo, tranquillo, ragazzo» lo tranquillizzò Drake con un cenno della mano «quella è la dannata HMS Dreadnought, la nave di Azoth, uno dei Guardiani! Quel dannato galeone è l’unico pezzo di legno in questo mare in grado di tenere il passo con la Cerva!»
Daniel tirò un sospiro di sollievo. I Guardiani erano una gilda Diamante 3 della Flotta dei Flawless. Il loro compito era quello di fare le veci della prima squadra quando questa non era disponibile o negli eventi secondari. In ogni caso, la loro forza non era da sottovalutare. Se fossero riusciti a sbarcare con loro, ci poteva essere una speranza!
«Anche solo cinque Guardiani basteranno per distruggere le loro prime linee, ragazzo! Ma non pensare che gli Emperors non abbiano messo qualche dannato pezzo grosso a guardia delle retrovie, non sono mica idioti!» spiegò Drake sputando in continuazione gli schizzi d’acqua salata provenienti dalle onde «Per la tua dannata fortuna, non c’è stato bisogno di metterti al timone, e qui non ci sono più dannate palle di cannone che puntano alla mia testa, quindi ora prendi il tuo scudo e vai a metterti in fila con gli altri, ti raggiungerò tra poco. La costa è ormai vicina!»
La Cerva Dorata era ormai arrivata a destinazione. In realtà il viaggio non era stato troppo lungo, si parlava giusto di una decina di minuti o poco più, ma a tutti là sopra era sembrata un’eternità.
White guardò Drake per qualche istante con un misto di ammirazione e repulsione per quell’uomo tanto fuori dagli schemi.
«Capitano?» disse White poco prima di scendere dal cassero.
«Che c’è?» rispose seccato Drake mentre ruotava con foga il timone così da inclinare la nave e schivare un grosso scoglio.
«Perché avete preso me per stare qui?» domandò White curioso. In effetti, avrebbe potuto scegliere chiunque, c’erano decine di giocatori di livello più alto su quella nave che con tutta probabilità potevano avere già avuto esperienze su una nave.
«Che dannate domande ragazzo! Io sono il capitano, e quando prendo una decisione è perché la mano dell’altissimo lo ha deciso è chiaro? Se quei tuoi occhi non mentono, su questo dannato mare vali più di qualunque altro schifoso mozzo su questa maledetta nave! Ad esclusione mia e di Monday, ovviamente!» rispose lui con una fragorosa risata.
Daniel non era sicuro che quello che gli avesse detto fosse la verità o solo la fantasia di un folle, ma si sentì a tratti lusingato dalla cosa. Conoscendo l’avversione del capitano per le domande, il ragazzo decise di voltare i tacchi e dirigersi verso le scialuppe.
Daniel salì insieme ad altri venti o trenta giocatori su una lancia, e insieme a Drake iniziarono a remare verso terra. Il mare era mosso, ma gli scogli dietro di loro attutivano la potenza della tempesta. Il buio e la pioggia battente davano loro il vantaggio dell’invisibilità. Per sicurezza, avevano spento tutte le fonti luminose, così che individuarli, per le sentinelle probabilmente appostate nei dintorni, sarebbe stato praticamente impossibile.
Era difficile da descrivere, ma in quel momento nel totale silenzio, schiacciato su quella barchetta, White si sentiva in quasi in guerra. Cioè, lui non era mai stato in guerra, nella vita vera, ma l’ansia che provava doveva essere per certi sensi molto simile a quella vera.
Si respirava quasi un’atmosfera alla “Salvate il soldato Ryan”.
“Speriamo solo che le similitudini finiscano qui”, pensò Daniel ricordando come i primi minuti del film non erano il massimo per quelli che stavano per sbarcare.
Per sua fortuna, lo sbarco fu molto tranquillo, immersi nell’oscurità e disturbati unicamente dalle forti sferzate di vento che battevano la costa. Nel giro di pochi minuti, l’intera ciurma aveva messo piede sulla sabbia. Da quel momento, si trovavano in territorio nemico: avrebbero pagato caro ogni errore.
Non molto distanti da loro, altre due lance attraccarono. Ad occhio, scesero circa un trentina di persone. A quel punto Drake, dopo essersi accertato che non ci fossero sentinelle nemiche nell’area, si avvicinò al gruppo della Dreadnought, facendo cenno a Monday, Daniel e un altro paio di giocatori di alto livello di seguirli.
«Azoth, che dannata storia è questa?» domandò Drake indicando il piccolo gruppo di giocatori dietro di lui.
«Taci maledetto pazzo» esclamò Azoth su tutte le furie «una Bocca Infernale, appena di striscio, ci ha quasi portato via la fiancata di babordo. Se avessero spostato quel cannone di qualche grado in questo momento non saremmo nemmeno qui. È già un miracolo che siamo arrivati noi.»
Drake guardò il ragazzo con lo sguardo di chi capisce la situazione.
«Quanti sono?» domandò il capitano.
«Ventitré, compresi me e Rentaro» rispose Azoth abbassando lo sguardo.
«E gli altri Guardiani?» domandò ancora Drake con un velo di preoccupazione nella voce.
«Se li è portati via la cannonata, cazzo!» disse Azoth stringendo i denti. Era ovvio che si sentisse responsabile per ciò che era successo.
«Dannati bastardi! Non c’è tempo da perdere comunque. Io qui ho cento scarti di fogna e una manciata di giocatori che sembrano sapere il fatto loro» esclamò Drake indicando il folto gruppo di giocatori che si stava preparando dietro di lui.
«Noi siamo due Guardiani e una manciata di novellini. Per fortuna la FlawlessAcademy ci ha lasciato qualche allievo promettente, ma oltre a loro e forse a mia sorella non c’è troppo su cui contare.»
«Quando si è in mare si può contare solo su se stessi ragazzo, e questo ci basta!» rise Drake afferrando una delle sue pistole.
Azoth lo guardò senza troppe speranze. Sul suo volto si poteva leggere la preoccupazione di chi non crede di potercela fare.
“Qui non siamo in mare, vecchio pazzo, siamo sulla terra.”, così avrebbe voluto rispondergli, ma non era il momento di un litigio tra ufficiali. AlterErgo aveva dato disposizione di essere rapidi, perché solo con un’offensiva fulminea dalle retrovie avrebbe coperto il vantaggio di forza degli Emperors.
White rimase qualche istante a fissare Azoth e i suoi uomini dietro di lui, nascosti nel buio della baia. Il Guardiano era un ragazzo giovane e di bell’aspetto, con due spade corte incrociate dietro la schiena. Se anche uno come lui non era sicuro del successo di quella missione, Daniel non sapeva cosa pensare. Di certo Drake non era affidabile sull’argomento.
Un lampo illuminò per un istante la sabbia bagnata della spiaggia. In quel momento, nascosta poco dietro Azoth, White riuscì a intravedere il viso di una ragazza. Aveva lunghi capelli blu e occhi color zaffiro, ma i lineamenti gli erano familiari. Per quel secondo in cui fu illuminata, Daniel riuscì a leggere il nome della ragazza.
Blue.
Per un momento, Daniel rimase paralizzato sotto la pioggia mentre i suoi occhi si riabituavano lentamente all’oscurità, tentando di capire se poteva essere la Misses Blue che aveva incontrato settimane prima alla fumetteria.
«Dannato monaco, che fai? Muoviti, è ora di andare!» sbraitò Drake afferrandolo per un braccio e trascinandolo verso gli altri compagni del Battaglione 13. Daniel lo seguì senza fare troppe storie: per quanto morisse dalla voglia di andare a parlarle, non era di certo la situazione più adatta.
Il suo battaglione era già radunato intorno a Monday che nel mentre stava spiegando la situazione.
«Noi siamo qui» disse la donna indicando un punto sulla mappa ologramma che rappresentava la zona in cui si trovavano «Ci troviamo a quasi un chilometro dal Core nemico. Tra noi e l’obiettivo ci saranno diverse linee di difesa, composte principalmente da soldati, palizzate e qualche arma pesante.»
Monday si guardò intorno per un attimo, osservando i giocatori arrivati fino a lì: «Sfortunatamente, possiamo contare su ben pochi soldati, saremo quindi in inferiorità numerica. Quello che faremo sarà dividerci in due gruppi. Il gruppo A sarà composto da settanta di voi, che faranno da ariete e si lanceranno sulle difese, così da tenere occupati il più possibile i nemici. Il gruppo B invece dovrà fare tutto il possibile per usare il tempo che gli verrà concesso per raggiungere il Core ed attaccarlo. Azoth e i suoi vi copriranno le spalle. Evitate ogni scontro non necessario, è chiaro? Non avete tempo da perdere. Se veniste fermati, rischiate di essere circondati.»
Drake fece un passo avanti e prese la parola schiarendosi rumorosamente la voce: «Dovete colpire quel dannato sasso, qualunque cosa succeda! Se riusciamo a colpirlo anche solo una dannata volta manderemo in tilt il loro attacco. Non appena vedranno la vita del Core calare, le loro unità si ritireranno per proteggerlo, e nella ritirata i nostri uomini in prima linea li massacreranno!»
White, come gli altri, fecero cenno col capo. Era ovvio che loro non avessero le capacità e i numeri per distruggere il Core da soli. Ma un attacco di quel tipo avrebbe sicuramente scombussolato l’esercito nemico, che – era da ricordare – non poteva inviare messaggi a distanza.
Mandarli nel panico, quello era il piano. Una mossa psicologica in pratica. Daniel non sapeva se davvero avrebbe funzionato, ma di certo era un’idea interessante. Dopo gli allenamenti con Marco aveva capito pure lui quanto la concentrazione e la calma fossero fondamentali in uno scontro.
E vedere che qualcuno fosse riuscito a superare le linee di difesa e ad attaccare la propria base non poteva che agitare le truppe nemiche.
Monday spense l’ologramma e rapidamente iniziò ad assegnare ad ogni giocatore il ruolo più adatto. A differenza di Drake, che palesemente non possedeva nessun tipo di capacità strategica fuori da una nave, la ragazza sembrava molto più esperta. In quel momento il capitano era solo lì per spaventarli e far eseguire gli ordini della ragazza, che con il suo aspetto esile e delicato in effetti sembrava faticare ad imporsi, soprattutto sui giocatori di livello più alto.
Drake, invece, incuteva davvero paura. Era innegabile.
Bling
Il suono acuto annunciò a Daniel che era stato inserito in nel gruppo B, quello che doveva puntare al Core. Insieme a lui c’erano altri venti giocatori, di cui 7 di livello 90 o superiore.
Daniel quasi tremava dal mare di emozioni che stava provando. Come sempre era solo un gioco, ma il realismo della simulazione e soprattutto la passione che ogni singolo giocatore metteva dentro quella cosa rendevano il tutto estremamente reale.
Si sentiva come un soldato, infiltrato dietro le linee nemiche, pronto a sfidare la morte per la vittoria. Sentiva il freddo della sua armatura zuppa, il rombo della tempesta, il buio sempre più fitto che ancora li circondava. Tutto quello non faceva altro che pompargli adrenalina nelle vene.
White guardò il suo Hoplon, il grande scudo che gli era stato dato in dotazione. Avrebbe svolto il compito che gli era stato assegnato? Sì, era suo dovere. Avrebbe gettato lo scudo alla prima occasione? In quel momento non c’erano dubbi che lo avrebbe fatto. Sentiva la voglia di combattere crescere dentro di lui.
Non era da lui essere tanto gasato per una battaglia, ma la situazione, l’ambiente e tutto ciò lo circondava non faceva che farlo sentire sempre più inebriato dalla voglia di combattere.
Bling
Un altro tintinnio annunciò che un nuovo membro si era unito al gruppo B. Era Drake.
Il capitano si avvicinò agli altri mostrando fiero i suoi denti argentei, tenendo sollevate due enormi pistole riccamente decorate. Non appena arrivato in mezzo al gruppo squadrò i vari giocatori e, senza troppi fronzoli, tuonò: «Bene fradici sacchi di squame di pesce, penso che sarò io a comandare questa dannata nave di terra.» Dando un bacio a ognuna delle due pistole concluse: «Ora, se qualcuno ha da ridire sulla cosa, venga pure qui a parlare con Niña e Pinta che saranno ben felici di rispondere a qualunque vostro dubbio!»
