Libro 2 - Capitolo 70
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Origini della forgia

Città Fabbrica di Mayin, due giorni prima della battaglia della Guerra del Lino

«Forza con quelle casse! Dentro ci sono 500 pezzi di pura Amalgamite di rango Oro, quella roba vale più del vostro culo quindi vedete di stare attenti!» ulrò a squarciagola un operaio indaffarato ai suoi manovali.

Red vagava per le vie della città tra uomini sudati e lavoratori che trasportavano, carichi fino allo stremo, ogni materiale che avesse mai visto.

Indossava un abito da viaggiatore, un costume molto semplice per non dare troppo nell’occhio. Girare in quei posti con Fragmentum Tenebris addosso sarebbe stata una scelta ben poco saggia. C’erano troppi artigiani di alto livello in grado di capire con un solo sguardo la qualità di quell’armatura. A quel punto si sarebbero messi a fare domande.

E Red odiava le domande.

Odiava pure essere a Mayin, a dirla tutta. Se non fosse stato per Orange, avrebbe volentieri evitato quella gita.

“Nerd del cazzo…”, pensò Red con il suo solito disprezzo. Non poteva comunque non pensare a ciò che l’altro gli aveva portato. I progetti che gli aveva mostrato.

I due si erano incontrati da poco e, per quanto non sapesse spiegare come, sembrava che il guerriero fosse a conoscenza delle sue capacità di artigiano e gli aveva mostrato uno strano documento pieno di meccanismi e progetti per armi mai viste prima.

A Red si erano illuminati gli occhi. Era una vera miniera d’oro, non poteva farsi scappare l’occasione di forgiare una di quelle meraviglie. Essere il primo tra gli artigiani a produrre qualcosa di così rivoluzionario l'avrebbe lanciato subito nell'olimpo del crafting.

Orange gli aveva offerto la possibilità di avere i progetti, in cambio gli avrebbe dovuto forgiare una di quelle armi. Era un’occasione unica, una di quelle che capitava una volta nella vita. Così aveva accettato senza perdere troppo tempo.

Il gigante non gli stava un granché simpatico, ma quella mossa gli aveva fatto guadagnare qualche punto, pensò Red.

Il problema era che per completare un’opera come quella erano necessarie grandi quantità di materiali non esattamente comuni. In quel momento, oltretutto, le case d’aste e tutti i mercati erano stati presi d’assalto dalle grandi gilde, e non rimaneva più nulla. Le casse e i magazzini erano stati svuotati come non succedeva da anni.

In quel momento anche un pezzo di ferro grezzo sembrava una rarità. Proprio per quel motivo era stati costretto a recarsi a Mayin: stava cercando aiuto.

Il suono dei martelli che battevano il ferro era incessante e riempiva le vie strette di Mayin più di quanto non lo facessero i fumi delle grandi fucine. Tutto era ricoperto da un sottile strato di polvere grigia e le esalazioni delle innumerevoli fornaci creavano una strana nebbia che circondava la città, dandole un aspetto quasi spettrale.

“Ma quanto siamo indaffarati…”, pensò Red vedendo i fiumi di persone alle prese con i lavori più disparati. Se avesse dovuto scommettere, avrebbe giurato che si stessero preparando per una guerra.

Era sovrappensiero quando si scontrò con un operaio che stava trasportando una cassa di materiali. L’uomo nervosamente sbraitò verso di lui «Ehi! Guarda dove vai idiota!»

Red sentì immediatamente il sangue andargli alla testa. Stava già per fare una delle sue scenate, quando tra la nebbia intravide i lineamenti di una grossa fabbrica, esattamente quella che stava cercando.

Senza perdere tempo lasciò che l’operaio se ne andasse per la sua strada, e si diresse a passo svelto verso la grossa struttura. I mattoni rossi dei muri e le tre enormi ciminiere facevano risaltare quell’edificio anche in mezzo a tutta quella fuliggine. Red venne preso da un po’ di nostalgia, che se ne andò alla stessa velocità con cui era arrivata. Fece un lungo sospiro e tirò il portone scorrevole che si aprì con un rumore stridulo. Per poco non rimase a bocca aperta: all’interno decine e decine di fabbri erano al lavoro in diverse postazioni. Ovunque pendevano catene e secchi pieni di materiali, metri di fornaci roventi saldavano metallo senza sosta, trasformando l’ambiente in un vero inferno.

In fondo, dall’altro lato dell’enorme salone, Red vide subito l’uomo che stava cercando. In piedi con le braccia conserte, assorbito nella direzione dei lavori, c’era Carnivale, il leggendario artigiano a capo dell’intera produzione degli Emperors.

Red attraversò la fabbrica a passo sicuro, schivando tutti gli artigiani indaffarati con le loro creazioni, arrivando di fronte a Carnivale. L’uomo, intento a discutere con un subordinato, ci mise qualche secondo prima di accorgersi di essere fissato.

Inizialmente non ci diede troppo peso, ma poi si accorse che l’altro non sembrava intenzionato a smettere. Concluse rapidamente il discorso con l’operaio e si voltò verso Red scocciato: «Che vuoi ragazzo?»

Red non rispose, lasciando l'altro un momento interdetto.

«Che c’è, sei venuto solo per guardarmi? Non pensavo di essere diventato così bello!» rise rocamente l’artigiano cercando una reazione da parte dell’altro.

«Devo parlarti» rispose pacatamente Red, sicuro delle sue parole. Poteva sembrare una cosa totalmente normale, ma – soprattutto a Mayin – Carnivale era considerato un mostro sacro, non erano in molti quelli che avevano anche solo il coraggio di avvicinarsi a lui.

Per Red, comunque, le cose stavano diversamente. Era tempo ormai che non aveva più il minimo rispetto per quell’uomo.

«E perché dovrei? Sono impegnato come vedi. Forza smamma, ma poi chi ti ha fatto entrare?» sbuffò Carnivale.

"Maledetto vecchio", pensò Red cercando di non far trapelare eccessivamente il suo sdegno dal suo sguardo.

«Simpatico come al solito»

«Senti, ora mi stai stancando davvero. Dovrò far venire qualcuno per sbatterti fuori a calci e-»

Red lo interruppe con un cenno della mano, e rapidamente replicò: «Te l'avevo detto, no, che non dovevi sostituire il Tengramma Boreale con la Fonte Arcana Derivata sulle Scaglie del Drago di Rubino di GaijHunter, o sbaglio?»

Il ladro fissò l'altro per qualche istante, alla ricerca di una reazione. La Scaglie del Drago di Rubino era l'armatura di GaijHunter che aveva forgiato Carnivale stesso. Red era presente con il suo vecchio personaggio durante quella creazione: avevano litigato animatamente su quale dei due materiali fosse meglio utilizzare nella fase di infusione magica, e Carnivale non aveva voluto ascoltarlo.

Il risultato era stato uno sbilanciamento nelle statistiche di creazione dell'oggetto, che portò alla fine alla perdita di un livello nei bonus e quindi a 10 punti di Gear Score sotto quelli previsti.

Una leggera smorfia si disegnò sul volto di Carnivale, che gettò per un attimo uno sguardo a Red. Si guardò un po’ intorno. Dopo qualche istante fece spallucce e senza aggiungere altro fece cenno di seguirlo. I due si diressero sul retro della fabbrica, lontano dai rumori della linea di produzione.

«Ti sembra il caso? Dopo un anno presentarti qui in questo modo, con un personaggio totalmente diverso per giunta.» domandò Carnivale.

Senza rispondere, Red si tolse l’abito da viaggiatore, mostrando il suo equipaggiamento in tutto il suo splendore. I lembi oscuri dell’armatura lo accarezzavano come seta, turbinando e danzando intorno a lui.

Carnivale però anche di fronte a un oggetto simile non si scompose minimamente, con un certo disappunto del ragazzo.

«Leo…» disse l’uomo con un sospiro.

«Non chiamarmi con il mio nome, sai che non puoi permettertelo. Ora sono Red per te.» lo interruppe bruscamente il ragazzo.

«Ah… Red, eh? Hai scelto proprio il colore giusto.» rise appena, poi si soffermò a pensare un istante. L’aria era piena di tensione. Sembrava che i due avessero mille cose da dirsi, ma ognuno calibrava ogni singola parola così da non dire nulla.

«Quello lo hai forgiato tu?» domandò Carnivale indicando il grosso fucile del ragazzo.

«Ovvio» rispose Red con supponenza «non prenderò mai in mano armi che non siano uscite dalla mia fucina»

«Mh… il tuo spirito è sicuro di sé ma le tue mani sono ancora inesperte» ribatté il fabbro battendo il palmo su uno dei grossi tavoli di legno.

Carnivale era un Maestro dell’arte della forgiatura. Non solo qualunque cosa prodotta da lui poteva considerarsi un capolavoro, ma gli bastava anche solo uno sguardo per capire tutto dell’arma che aveva di fronte.

«D’altronde, l’imperfezione è sempre stata la tua firma» continuò l’uomo con una nota amara.

«Ho imparato dal migliore…» lo punzecchiò Red.

I due rimasero in silenzio per qualche secondo, ascoltando il crepitio della fornace quasi in venerazione. Anche se in conflitto, tra loro sembrava quasi esserci una strana aura che li legava, come il filo sottile tra un padre e un figlio dimenticato.

«Cosa sei venuto a fare a Mayin? Tra due giorni ci sarà una battaglia e ho ancora più di cento spade da forgiare» disse seccato Carnivale.

«Cento spade? Da quando ti sei abbassato a produrre industrialmente? Pensavo che il tuo mestiere fosse un altro» il tono di Red era nuovamente accusatorio. Per i grandi artigiani, abili nella creazione delle grandi meraviglie, la creazione di grandi quantità di oggetti di bassa qualità era considerato uno scempio.

«Cosa ne vuoi sapere tu di quello che è o non è questo mestiere? Hai abbandonato la strada dell’artigiano tempo fa…»

«Non te la sei ancora fatta passare?»

«Alcune ferite rimangono aperte per lungo tempo. Tu per me eri una speranza, invece guarda cosa sei diventato»

«Una speranza? Quante delle mie lame hai gettato via senza nemmeno guardarle? Quante armature hai distrutto ancora prima che venissero indossate?» sbottò Red. Era bastato poco per farlo scaldare.

A quelle parole Carnivale strinse i pugni.

Red non demorse: «Quante ore abbiamo passato nella tua dannata fucina a produrre oggetti, per poi gettarli?! Mai… non hai mai apprezzato una delle mie opere!»

«Opere?!» sbottò Carnivale «Come osi tu parlare di opere! Tu che hai gettato il martello per unirti a quella banda di incompetenti!»

«Ancora con questa storia! Me ne sono andato da te, perché non avevi rispetto per ciò che facevo, non ho mai abbandonato l’artigianato»

«L’artigianato non è un qualcosa che puoi accendere e spegnere, come un televisore! La nostra è un’arte, una fede» lo sgridò Carnivale «e quando te ne sei andato è come se avessi smesso di credere!»

«Tu sei solo un pazzo… Se soltanto avessi davvero guardato anche solo una delle mie creazioni allora-»

«Puoi rinfacciarmi di tutto quello che vuoi, ma non di non aver osservato tutto ciò che facevi! Ho guardato ogni singolo pezzo di metallo su cui hai messo mano, ogni spallaccio o cinghia! Ti ho osservato mentre preparavi la forgia e ho contato i battiti di martello che si scontravano con il ferro rovente delle spade!» esclamò Carnivale fuori di sé «E sai qual era il problema? È che erano terribilmente imperfette, nulla di ciò che tu abbia mai fatto aveva davvero un valore!»

«Tu mi hai rovinato la vita, ecco cos’hai fatto!» urlò Red ricolmo di rabbia.

«Io ti ho reso grande!» gridò Carnivale facendo calare nuovamente il silenzio nella stanza «Io… io ho visto in te qualcosa, qualcosa che nessuno qui, in tutta questa città, possiede. Io vedevo in te l’Olimpo, vedevo in te Vulcano. Vedevo in te un Dio della Forgia… Ma tu, stupido idiota, non hai avuto abbastanza fede per fidarti del tuo maestro, e te ne sei andato. Come ogni blocco di ferro che ti davo in mano veniva scaldato, battuto e modellato, io facevo con te. Hai mai provato a forgiare una spada dandogli solo tre colpi di martello? Non puoi! Ne servono, trenta, trecento, anzi tremila! Tu avevi solo pretese!»

«Allora perché gettare via ogni mia arma?!» gridò Red, in preda a mille emozioni.

«Perché ogni volta che gettavo qualcosa il risultato successivo era sempre migliore. Stavo affinando le tue capacità, stupido! Sono stato rigido, severo, ma nessuna armatura si crea con una spugna, bensì con la dura testa di un martello!»

«Ho sempre odiato questo tuo parlare continuo dell’artigianato come se ci fosse solo quello nella vita.»

«È proprio per questo che del dio che vedevo in te ora non rimane che… questo» disse Carnivale con disprezzo indicando l’intera figura di Red con la mano.

«Questo, vecchio… questo sarebbe in grado di mangiarti vivo davanti a una forgia, lo sai vero?» Red era davvero su tutte le furie.

«Pff… non farmi ridere. Del mio allievo di una volta non è rimasto che un ricordo. Non saresti in grado di giocartela neanche con uno dei miei studenti.»

«E sia» disse conciso Red «sfida accettata»

Carnivale fissò per un attimo il ragazzo, poi rise leggermente.

«Ah ah… ma che sfida! Qui non c’è nessuna sfida»

«No? A me sembrava che tu avessi insinuato il contrario»

«Pensi davvero di essere in grado di fare qualcosa? Alcuni di quei ragazzi lavorano come buoi, giorno e notte, senza fermarsi un momento. Le loro capacità sono ben al di sopra di quelle dei comuni giocatori» disse Carnivale cercando di non perdere le staffe di fronte all’insolenza di Red.

«Scommettiamo» ribatté il ladro.

«Chi gioca col fuoco prima o poi si scotta» lo sgridò Carnivale.

«Ho detto scommettiamo. Quello che vuoi. Io contro uno dei tuoi, chi vuoi, anche contro di te se pensi di potercela ancora fare.»

Red aveva ormai deciso, e avrebbe persuaso Carnivale, o almeno ci avrebbe provato sfacciatamente finché l’altro non avrebbe ceduto. Il fabbro sapeva com’era fatto il ragazzo, era inutile provare a fargli cambiare idea. L’unico modo era portare tutto quello a suo vantaggio.

«Cosa succede si dovessi perdere, cosa alquanto probabile?» domandò Carnivale.

«Non so, quello che vuoi. Soldi? Materiali?» disse Red, sprezzante e sicuro di sé.

«Rimarrai qui.» ribatté secco Carnivale.

«Come, scusa?»

«Se finirai per perdere, rimarrai qui. A lavorare per me, come mio subordinato, finché vorrò. Non una parola. Non un fiato, non un ‘ma non l’hai nemmeno guardato’. Starai alle regole del gioco, le mie regole.» spiegò l’uomo. Red sentiva lo sguardo del suo vecchio maestro schiacciarlo a terra.

Il ragazzo rimase a riflettere qualche istante. Ormai aveva lanciato il guanto di sfida, e lui non era il tipo da mollare o trattare sulle condizioni. A questo punto, però, doveva ribattere con una richiesta di pari valore. Qualcosa di un po’ azzardato.

«Se vinco io, però» disse Red «voglio 500 pezzi di Titanite»

Carnivale non si scompose, la Titanite era un metallo abbastanza costoso, d'altronde era di rango Diamante, ma nulla che uno come lui non si sarebbe potuto procurare facilmente.

«E una Perla dell’Imperatore di Giada» continuò Red con sguardo di sfida.

Carnivale strinse i denti. La Perla era un materiale estremamente raro, non una cosa che si trovava tutti i giorni. Cinque di quelle erano incastonate nel famoso Spadone di GaijHunter, da cui prendeva il nome. Non era una richiesta facile da soddisfare.

Per sua fortuna ne aveva a disposizione un buon numero. Stava per rispondere quando però Red lo interruppe alzando un dito.

«Non così in fretta, non ho finito» continuò il ragazzo «voglio anche il Lino dell’Ade»

A quella richiesta Carnivale strabuzzò gli occhi. C’era un limite a tutto, ma l’insolenza di Red non sembrava avere fine. Come poteva chiedere un oggetto del genere? Almeno sapeva che i Flawless e gli Emperors si stavano scannando proprio per il lino?

«Questo è troppo» ammise Carnivale.

«Quindi non sei più sicuro di ciò che dici?» lo incalzò Red «Sai benissimo che comunque non potrai lavorarlo da solo, e che qui non c’è nessuno in grado di farti da secondo!»

Il fabbro deglutì. Era vero. Aveva analizzato il Lino e un materiale del genere sembrava estremamente complesso da lavorare da soli.

I suoi valori di lavorazione erano completamente fuori scala. Si comportava come energia arcana quando messo in una forgia, come acciaio quando veniva inserito in un cerchio magico, emanava violente vibrazioni se lavorato in una raffineria.

Nessun materiale Diamante poteva anche solo avvinarsi come complessità. Lo aveva studiato per giorni, ma ancora non era riuscito a trovare un modo per utilizzarlo in maniera concreta.

Avrebbe avuto bisogno di qualcuno che lo aiutasse durante i passaggi più difficili, ma se non avesse avuto a che fare con un artigiano esperto ed affidabile rischiava di mandare tutto in malora.

«Se vinco io, tu ci rimetti un oggetto inutile. Se vinci tu, potrai usarlo per costruire la terza meraviglia» rimboccò Red, riferendosi all’equipaggiamento che avrebbe potuto competere con lo Spadone di GaijHunter e il Bastone di BlueDragon.

«Tu non sai in che cosa ti sei andato ad infilare, Leo» disse Carnivale fissando l’altro stringendo gli occhi «e sia, prepara il tuo martello, è ora di forgiare!»


Capitolo 70 - Origini della forgia - FINE
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