Duello tra Artigiani
Red indossò con tutta calma i suoi
La sfida era una comune battaglia tra artigiani. Si aveva a disposizione una piccola forgia con il minimo indispensabile, qualche materiale base e poco altro. Ogni sfidante poteva portarsi materiali propri per un valore totale di 200 Zed e non oltre, che andavano ispezionati dalla giuria prima dell’inizio dell’incontro. O dal giudice unico, in quel caso.
Per molti sarebbe stato un onore e allo stesso tempo una condanna avere Carnivale in persona, gran artigiano della gilda prima in classifica, come giudice del proprio lavoro. Si diceva che potesse capire le qualità di un’arma anche solo dall’odore. Tutte leggende, forse.
Red, però, non sembrava mostrare segni di debolezza. Al contrario, era spavaldo in piedi sul palco, di fronte al suo incudine, mentre ordinava e organizzava i vari materiali a sua disposizione.
Non molto distante da lui, anche il suo avversario si stava preparando alla sfida.
Veerey, Metallurgo Liv.73
L’artigiano, Veerey, era famoso in città per essere il migliore degli allievi di Carnivale. Anche se lontano dalle straordinarie capacità del suo maestro, aveva dimostrato di possedere un talento raro, al punto da essere rispettato persino da artigiani più anziani di lui. Il suo lato del palco era pieno di forzieri contenenti materiali rari, accatastati vicino alla fucina.
«Cosa abbiamo qui?» domandò Carnivale avvicinandosi alla postazione di Red. A differenza di Veerey, il ragazzo aveva raccolto materiali dal valore ben inferiore alle 200 Zed. Una scatola di
Erano tutti materiali di basso grado, nulla di impressionante. L’unica cosa che attirò l’attenzione dell’uomo era una gemma traslucida, poggiata su un cuscino di velluto. Era un
«C’è qualcosa che non va, vecchio?» domandò Red senza smettere di ordinare le sue cose.
Carnivale sospirò senza dare troppo peso alle frecciatine di Red. Arrivati a quel punto, le parole non avevano più molta utilità.
«Direi che qui va tutto bene. Tra pochi minuti si comincia… Fai ancora in tempo a ritirarti» rispose secco l’uomo, ma non ricevendo alcuna risposta si voltò senza aggiungere altro e si diresse al suo posto.
Nel mentre Veerey, poco distante, stava discutendo con un certo PerFlux.
«Allora, hai visto i materiali?» domandò l’artigiano all’amico.
«Sì, frassino e il cristallo, più altra spazzatura di basso grado. Vuole fare una
«Con quel legno? Sarebbe già un miracolo se riuscisse a tirarci fuori una bacchetta di grado Oro con qualche bonus ridicolo… com’è possibile che il maestro lo consideri una minaccia? Ahah» rise Veerey pesando accuratamente le dosi di materiali, così da averle già pronte.
«Contro uno come te solo un Maestro artigiano avrebbe qualche speranza!» lo incitò l’altro «Hai già in mente cosa creare?»
A quella domanda Veerey fece un sorriso felino e indicò con un cenno della testa una polvere scura sul tavolo.
«Ma quella è…»
«
«Quella roba varrà 600 Zed da sola! È contro le regole!»
«Sì, ma se la metti in una cassa con cinquanta unità di
«Quella polvere» continuò Veerey «è il mio biglietto vincente. Quando batterò quel fallito sono sicuro che Carnivale mi darà ciò che mi spetta e diventerò anch’io uno degli artigiani di punta degli Emperors!»
«Siete pronti?!»
La voce roca di Carnivale interruppe i vaneggiamenti del ragazzo, che immediatamente prese il martello e si mise in posizione.
«Direi che si può partire! Avete un’ora per creare il miglior oggetto con i materiali che vi siete portati. Giudicherò io stesso i risultati! Ora, stupitemi!» gridò l’uomo, dando il via alla sfida.
Immediatamente Veerey si gettò a capofitto sulla forgia e iniziò i preparativi per la sua arma. Red invece, tirò fuori un coltello ricurvo e iniziò a togliere delicatamente la corteccia dal
Il suo avversario, intento a scaldare una barra di metallo, lo osservava stranito. Non aveva mai visto nessuno fare un’operazione simile per la creazione di una bacchetta.
Anche Carnivale, circondato da altri Esperti, era rimasto incuriosito da quella tecnica. Ma il bello doveva ancora venire.
Il tempo scorreva, e Veerey era visibilmente più avanti del suo avversario. La sua spada stava prendendo forma, e nel mentre aveva già iniziato i preparativi per gli intarsi e il pomo in granato. La lama, scura come il petrolio per l’effetto della
Non appena finito di pulire i rami, Red li abbandonò sul tavolo da lavoro, dirigendosi subito alla forgia. Lì prese un contenitore rettangolare dove buttò tutti gli
Si diresse poi verso l’incudine e vi poggiò con grande interesse del pubblico il
Improvvisamente il ragazzo prese il martello dal grande cinturone e lo alzò al cielo, per poi colpire il cristallo con forza tra le urla di stupore dei presenti, increduli.
Red aveva volontariamente frantumato l’unico materiale realmente di valore in suo possesso. Per tutti era un’ovvia ammissione della sua sconfitta, un suicidio nel bel mezzo della competizione, ma il ragazzo non ci fece minimamente caso. Era immerso nel suo progetto, non gli importava cosa pensassero dei suoi metodi.
“Voi non capite un cazzo”, pensò il giovane mentre versava con attenzione i frammenti di cristallo all’interno della scatola con gli Artigli. Poi si voltò per un istante verso Veerey e sorrise leggermente.
«Mi scuso con voi branco di idioti, e soprattutto con te, vecchio, perché alla fine di questa sfida non ci sarà nemmeno bisogno di giudicare, la mia sarà una vittoria schiacciante!» gridò spavaldo Red, poi prese i rami ripuliti poco prima e li gettò nella fornace.
Un mormorio infastidito s’alzò dai presenti, sia la faccia tosta del ragazzo sia della follia delle sue tecniche. Togliere la corteccia dai Rami solo per bruciarli? Era forse pazzo?
Ma dopo pochi secondi la fornace di Red iniziò a emettere una strana luce. Prima rossa, poi gialla e infine bianca, tanto intensa che molti dovettero mettere una mano davanti agli occhi per non rimanerne abbagliati. Red indossò i suoi grossi occhiali scuri e, munito di pinze, inserì con cura il contenitore rettangolare all’interno della fornace.
“Mille uno… Mille due… Mille tre…”, iniziò a contare a mente.
Di fronte a quello spettacolo nessuno sapeva come comportarsi. La fornace illuminava l’intero salone, emettendo ogni tanto piccole ondate di energia chiara che, come se al suo interno si stesse svolgendo un processo estremamente violento, smuovevano persino il grembiule del ragazzo.. Anche Carnivale, che pensava di averle viste tutte, rimaneva in silenzio analizzando la situazione.
«Cosa diamine succede?» domandò un fabbro di fianco a lui, sperando in una spiegazione del maestro.
«Sinceramente… non ne ho idea» ammise Carnivale ancora stupefatto.
Improvvisamente Red schioccò le dita. «Millesettantadue!» esclamò, per poi estrarre dalla fornace il contenitore, ora rovente.
Senza aspettare un secondo corse verso l’incudine e con forza colpì quello che aveva tirato fuori con il martello. Il parallelepipido si ruppe in mille pezzi, lasciando al suo posto un blocco di metallo chiarissimo e così caldo che illuminava la zona circostante.
Non mancava molto alla fine della prova, quando anche Red iniziò a battere il metallo.
Entrambi gli sfidanti, martello alla mano, stavano intonando quella che per gli artigiani era la più soave delle canzoni: il duro impatto della testa del martello contro il metallo appena uscito dalla fornace.
Sebbene fossero entrambi abilissimi, Carnivale vide però immediatamente la differenza. Veerey era un abile compositore, dal suono ricco e dal ritmo incalzante, il suo battere era pura arte, proprio come si aspettava da un talento naturale come lui.
Ma Red… Red era diverso. La sua non era musica, era il canto degli angeli del paradiso. Il suo ritmo era come il battito di un cuore, profondo e avvolgente. In quel momento l’uomo lo vide, quello che una volta era il suo apprendista e che ora si mostrava in tutta la sua abilità.
«E dire che lo sapevo…» sussurrò l’uomo con una leggera stretta al cuore.
«Come?» domandò il fabbro al suo fianco.
«No, no, niente» rispose Carnivale tenendo per sé quel pensiero. Di fronte a Red aveva capito che era lui l’artigiano che aveva cercato a lungo, quello che un giorno l’avrebbe superato. O che, forse, l’aveva già fatto.
Il tempo era ormai agli sgoccioli. Entrambi i contendenti, anche se visibilmente stanchi, non accennavano a rallentare, anzi, iniziarono a dare il tutto per tutto. Ma, per quanto si impegnasse, Veerey si sentì sminuire di fronte alle capacità del suo avversario. Sembrava quasi che il suo martello ruggisse mentre forgiava quella strana arma.
Ma come poteva preoccuparsi? Quel tipo poteva essere forte quanto voleva, ma grazie alla
«30 secondi alla fine!» gridò a squarciagola Carnivale.
Sentendolo, Red sorrise appena, afferrò la sua creazione ancora rovente e si avvicinò alla vasca d’acqua. Il metallo era tanto caldo da emettere la stessa luce della forgia, rendendo impossibile al pubblico capire di cosa si trattasse.
Non appena Red immerse l’oggetto, l’intera vasca esplose in un rombo sollevandosi in una colonna d’acqua e vapore che si diradò lentamente.
Tutti i presenti rimasero ammutoliti davanti a una scena simile, nessuno aveva mai assistito a una gara del genere.
Carnivale si avvicinò al piccolo palco dal lato di Veerey e si schiarì la voce, poi domandò: «Cosa abbiamo qui?»
L’artigiano gli mostrò la sua creazione, una spada a una mano nera e lucente, dal manico finemente intarsiato.
[P]
Carnivale osservò l’arma stupefatto.
«Un GS 140 con statistiche simili e con sole 200 Zed di materiali… è davvero un’opera d’altissima qualità!» esclamò l’uomo maneggiando la spada. Gli altri artigiani allungarono il collo curiosi. Veerey aveva dimostrato di essere davvero il prodigio di Mayin!
«Sono davvero soddisfatto, Veerey» continuò Carnivale «è con risultati come questi che l’impegno e il duro lavoro passati vengono ripagati. Ora passiamo a te, Red» disse Carnivale con un leggero sospiro. Da un lato era estremamente curioso del risultato del suo ex allievo, ma d’altro canto, per quanto potesse essere spettacolare,
Non aveva idea di come avesse fatto Veerey a raggiungere un risultato simile, dato che come tutti era rimasto quasi tutto il tempo a fissare le stranezze di Red.
Carnivale si avvicinò all’altro contendente. Il ragazzo, sudato e sporco, teneva in mano un piccolo coltello. Non sembrava assolutamente personalizzato o ben lavorato. Era più un unico pezzo di metallo affilato alla buona. Anche l’impugnatura era semplicemente un nastro di cuoio arrotolato.
«Questa è la prima volta che mi viene come volevo, devo ammetterlo» disse Red mostrando il coltello al giudice, mantenendo sempre quell’aura di superiorità che l’aveva contraddistinto per tutta la gara.
«Red… hai preso sul serio questa sfida?» domandò Carnivale osservando interdetto il risultato del ragazzo. Si stava presentando realmente con quel pezzo di metallo malridotto?
«Ehi, vecchio. Non c’è sfida che non prenda sul serio. E non c’è sfida che io non vinca. Quindi vedi di muoverti a controllarlo e dammi ciò che mi spetta»
Carnivale sospirò nuovamente, non c’era davvero modo di ragionare con quella testa calda.
Prese in mano il coltello e si aprì la finestra del supporto.
L’uomo rimase immobile diversi secondi. Dopo poco, il pubblico iniziò a mormorare, non capendo il motivo del lungo silenzio.
Veerey, spazientito, si avvicinò al suo maestro per capire cosa stesse succedendo e, preso dalla foga, afferrò il coltello dalle mani dell’uomo. Lo osservò anche lui per qualche istante prima di farlo cadere terrorizzato.
«N… non è possibile» balbettò Veerey guardando la lama, per poi voltarsi verso Red che ora si innalzava di fronte a lui ancora più di prima.
[P]
Potenziamento: 18.7%
«Due affissi leggendari su un unica arma… Non è possibile…» continuò a balbettare Veerey ancora incredulo di fronte al coltello.
«Ragazzo» disse brusco Carnivale guardando Red negli occhi «quello che hai fatto qui è… incredibile.»
Per un istante dentro Red qualcosa si mosse. Si aspettava una reazione del genere di fronte al
Il suo sorriso beffardo si spense mentre lo sguardo del suo vecchio maestro sembrava non volersi staccare da lui. Gli occhi dell’uomo erano lucidi mentre tratteneva a fatica le emozioni che gli attanagliavano il cuore.
Carnivale fece qualche passo verso Red, che si trovò paralizzato mentre l’uomo gli passava il braccio dietro la schiena in quello che doveva essere un abbraccio, poi gli si avvicinò all’orecchio sussurandogli con voce tremante: «Io l’ho sempre saputo che in te c’era qualcosa di diverso. Sono fiero di te…»
