Libro 2 - Capitolo 72
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Maledetti stereotipi

Red e Orange stavano camminando verso Fluvia, dove avrebbero trovato, secondo White, il nuovo membro per la Gilda. Secondo le loro informazioni, Silverfox era una Tamer, ovvero una maga specializzata nel combattimento con una creatura magica al suo comando.

Una classe affascinante ma inusuale, data il notevole livello di abilità necessario per riuscire a sfruttare al meglio le sue capacità.

D’altronde, però, se faceva parte della FlawlessAcademy, doveva essere una giocatrice in gamba. Le Gilde Accademia come quella erano al pari di vere e proprie università d’alto livello, dove le richieste d’ammissione superavano spesso di decine di volte il numero di posti disponibili. Allo stesso tempo, però, potevano essere senz’altro considerate il miglior trampolino verso la vita da pro.

Esistevano intere sezioni, nelle aziende che stavano dietro le grandi gilde, che si occupavano di preparare al meglio le nuove leve. Corsi specifici con istruttori super specializzati, fabbri a disposizione per la produzione di equipaggiamento craftato di qualità, incontri con le migliori squadre al mondo.

In pratica, i pochi fortunati che riuscivano a diventare allievi godevano di una serie di privilegi enormi, tanto che nella società di NEXT erano secondi praticamente solo ai nobili.

Orange rifletteva su tutte queste informazioni. Non erano cose da poco o da prendere alla leggera. Mentre camminava, il gigantesco guerriero si osservò l’armatura. Lui era solo un nerd smanettone che a malapena riusciva a parlare con i suoi compagni di squadra. Come avrebbe fatto a convincere Silverfox che, per giunta, era una ragazza? Si era già sentito a disagio a sufficienza con Blue e Plum, era davvero a disagio su come comportarsi.

«Chissà com’è questa Silverfox… magari è anche carina…» se ne uscì Orange pensando a voce alta, nel tentativo di spezzare un po’ il silenzio che li circondava.

Red, qualche passo indietro, non rispose. Era completamente assorto, tanto da non aver nemmeno sentito il compagno. Non riusciva a togliere gli occhi di dosso dalla spada e scudo che Orange portava dietro alla schiena. Era fiero della sua ultima creazione, non vedeva l’ora di poterla ammirare durante un vero scontro.

Era stato un lavoraccio, sia recuperare i materiali a Mayin, sia costruire l’arma in sé. Era ancora leggermente scosso dopo l’incontro con Carnivale. A differenza dell’ultima volta si erano lasciati in maniera piuttosto amichevole, e in cuor suo sapeva di aver fatto pace col passato.

Scrollò la testa per scacciare quei pensieri dalla mente che lo facevano sentire in imbarazzo. Non aveva bisogno di una cosa come il perdono o la comprensione, soprattutto da parte di Carnivale.

Ciò di cui aveva bisogno erano solo le sfide e gli scontri. L’arma di Orange, Orgoglio, era ciò di cui aveva bisogno. Ci aveva lavorato sopra non appena tornato da Mayin, gli ci era voluto più di un giorno per completare l’opera.

Per quanto fosse la prima volta che si cimentava nella creazione di un’arma simile, il risultato era stato ottimo. Considerando l’enorme complessità dei 72 componenti di cui era composta quell’arma, era comunque riuscito a farle raggiungere un Gear Score di 170.

«Non male questa storia del Potenziamento delle armi» se ne uscì all’improvviso Orange, cercando di spezzare l’imbarazzante silenzio che c’era tra loro da quando erano partiti.

«Tsk… Era tutto sui progetti che mi hai dato. Era così ovvio e semplice che ancora mi chiedo come non ci abbia pensato prima…» rispose Red con supponenza «Inserendo un catalizzatore energetico nell’equipaggiamento è come se questo potesse guadagnare esperienza. Una volta raggiunto il 100% l’arma può essere facilmente modificata e, usando l’energia accumulata, riforgiata in una versione migliore di sé stessa.»

«Sì, beh, lo sapevo già… Te l’ho mostrato io…» ribatté Orange con un risolino.

«Non me ne frega un cazzo di quello che sai già, l’arma è mia e dico quello che voglio, chiaro?» si scaldò Red, conscio di aver straparlato. D’altronde era troppo fiero di Orgoglio, avrebbe parlato della sua produzione per ore.

«Chiaro, chiaro…» rispose Orange accomodando l’altro, poi dopo una breve pausa domandò: «Secondo te manca ancora molto?»

«Con il tuo passo da lumaca? Probabilmente» sbuffò leggermente Red. Era già passato un po’ da quando si erano divisi dal resto del gruppo e non avevano fatto altro che seguire il sentiero in quella foresta che ormai sembrava non avere una fine.

«Lo prendo come un no, ahah» rispose divertito Orange. Sapeva che forse l’altro era infastidito da lui e che non faceva altro che urlargli contro, ma non poteva fare a meno di pensare che non lo faceva con cattiveria.

Dopo qualche altro istante di silenzio, Orange, che sembrava impaziente di chiacchierare, chiamò nuovamente il compagno: «Red?»

«Eh, cosa cazzo vuoi ancora?» se ne uscì l’altro infastidito.

«Hai già un piano per convincere Silverfox?»

«Un piano?»

«Sì un piano… cioè, questa fa parte della FlawlessAcademy, e noi siamo… beh, noi. Come pensi di fare per convincerla che i Rainbows sono meglio dell’accademia che è tra le top10?»

Red guardò per qualche momento il ragazzo, quasi come se per lui la sua domanda non avesse senso.

«Le mostreremo chi è più forte cazzo, mi sembra ovvio» se ne uscì all’improvviso. Per lui era la risposta più ovvia, come poteva non essere più chiaro di così?

«Non… non credo che avrebbe veramente effetto… Per capirci, è come se Silverfox lavorasse come junior engineer in una multinazionale miliardaria e noi le offrissimo di venire nel nostro garage»

«Ma se il nostro garage fosse in grado di fare il culo all’azienda? Chi sono i Flawless se non un branco di idioti? Se questa tizia preferisce fare lo zerbino per loro, che faccia pure. A noi serve gente pronta ad andare in prima linea, non che preferisca vivere attaccata alla tetta degli altri.»

«Dire che i Flawless non siano nessuno però è un po’ azzard-»

«Il cazzo Orange, il cazzo. Se siamo qui è per vincere l’Eternal League, no? Quindi per essere i migliori. I migliori di tutti, cazzo. Non ci sono Flawless o Emperors che tengano, chiaro? Ficcatelo in quella testa di merda.»

«Non l’avevo valutata da questo punto di vista…»

«Non mi stupisce. Vedi di darti una svegliata»

«Sì, scusami… è che sono un po’ in ansia per questa storia di Silverfox, alla fine lei è un’allieva e noi non abbiamo nessun titolo…»

Red sospirò profondamente cercando di non perdere il controllo.

«Come puoi essere “in ansia” per una puttanata come questa? Qui le possibilità sono due: o è in grado di capire che noi siamo più forti, oppure semplicemente non fa per noi. In pratica è come dire che o è sveglia o è un idiota. Non c’è nulla che possiamo fare al riguardo, quindi è inutile essere in ansia. E anche se fosse così stupida da rifiutare, a quel punto White ci darà il nome di qualche altro sfigato e noi andremo a recuperarlo.» tagliò corto Red. La sicurezza nella sua voce era sorprendente, sembrava quasi che facesse il reclutatore come mestiere da una vita.

Orange sperava perlomeno che tutta quella sicurezza fosse fondata, e non semplicemente un’estensione dell’ego del compagno.

«Eccoci!» esclamò ad un certo punto Red, indicando di fronte a sé. Oltre la boscaglia, a poca distanza, si intravedevano le mura di Fluvia. «Ora non ci resta che trovare la residenza della FlawlessAcademy e trascinare Silverfox con noi»

«La fai davvero facile, lol» rise Orange.

Red lo trapassò con uno sguardo minaccioso, tanto che l’altro si ammutolì richiudendosi a riccio.

Il ladro scosse la testa, poi sbuffò nuovamente.

«Sei tu che le rendi difficili, lol» lo scimmiottò Red.


«Inferno, ardi!» urlò Silverfox. L’intera arena venne colorata del rosso delle fiamme che circondarono il compagno della ragazza. Il grosso animale era circondato dalle fiamme quando, con un rapido movimento, schivò di lato l’attacco del guerriero che aveva di fronte.

A quel punto Inferno ululò prima di esplodere fragorosamente, mettendo fine al duello.

«E anche questa è andata!» esclamò soddisfatta Silverfox mentre si avvicinava alla pila di cenere rimasta a terra nel punto dell’esplosione. Dopo pochi istanti dalla cenere iniziò a riemergere Inferno che andò subito a riunirsi con la sua padrona.

L’animale era cresciuto nuovamente, come ci si aspettava che succedesse col salire di livello, superando ormai in altezza la sua padrona di più di una spanna.

Il suono di un breve applauso attirò l’attenzione di Silverfox.

«Brava, complimenti, niente male» disse Zeref, il loro nuovo supervisore. Silverfox sorrise appena, non gli piaceva molto quell’uomo. Preferiva di gran lunga LexVentus, ma ormai da quando si era unito alla prima squadra sotto il nome di Stormer non aveva più tempo di seguirli, quindi era stato sostituito.

Zeref era un chierico, un nobile di NEXT, abbastanza famoso all’interno dell’accademia per aver insegnato a un paio di giocatori d’eccellenza. Tutta gente che però era finita in squadre minori, come la quarta squadra o più bassa. Nulla in confronto agli obiettivi di Silverfox.

«Alzati Blade, devi stare più attento» disse Zeref facendo segno al guerriero di tirarsi su da terra.

BladeXplosion si risollevò a fatica mentre si lamentava: «Non è colpa mia, Inferno è troppo veloce, la classe di Silverfox è troppo sgrava…»

«Non è sgrava, te l’ho già spiegato» lo bacchettò il coach «semplicemente tu non sei ancora in grado di tenere traccia dell’intera arena. O ti concentri su di lei o su Inferno, ma non su entrambi, e Silverfox lo sa e lo usa a suo vantaggio!»

La spiegazione non poteva essere più veritiera. Da un lato, la tamer doveva controllare contemporaneamente due personaggi, dall’altro il suo vantaggio strategico era enorme: era come giocare due contro uno. Se Silverfox avesse affinato quella tecnica al massimo, sarebbe stata una vera furia in arena.

La ragazza ascoltava con attenzione le parole di Zeref. Non le dispiaceva essere adulata in quel modo, e in ogni caso un occhio critico esterno avrebbe potuto mettere in luce alcuni aspetti del suo modo di combattere che non le erano ancora noti.

«Poi c’è il fattore abilità, Blade» continuò l’uomo «Non c’è niente da fare, Silverfox è molto forte, per essere una donna»

A quelle parole, la ragazza si congelò. I suoi occhi si spalancarono mentre sentiva il sangue pulsargli alla testa.

«Come, scusa?!» irruppe lei nella conversazione con tono rabbioso.

Zeref si voltò di scatto guardandola confuso, senza capire cosa fosse successo.

«C’è qualcosa che non va?» domandò l’uomo.

«No, forse ho capito male, potresti ripetere?» la voce della ragazza si era inasprita particolarmente e i suoi occhi chiari quasi schiacciavano il chierico.

«Ho detto che sei molto forte, non vedo cosa ci sia da-»

«Non quello, quello dopo» tagliò corto lei interrompendolo.

«Oh… ti sei offesa perché ho detto che sei una donna?»

«Non mi sembra affatto che la cosa dovrebbe importare qui»

«Beh, era tanto per dire, e comunque è vero…»

«Vero? Vero cosa? Quindi sono forte essendo una donna, ma se fossi un uomo?»

«Saresti forte lo stesso, ma forse in un altro senso» rispose Zeref cercando, inutilmente, di non scavarsi la fossa da solo «lo sanno tutti che NEXT non è esattamente un gioco da donne»

BladeXplosion, così come gli altri giocatori presenti, si fece da parte. La situazione iniziava a farsi abbastanza tesa e nessuno aveva intenzione di prendere parte alla discussione.

«Cosa cazzo stai dicendo?!» esclamò Silverfox, ormai su tutte le furie. Se c’era una cosa che odiava era la visione sessista che molti avevano all’interno di quel dannato gioco. Come se l’essere uomo, donna o qualunque altra cosa potesse influire sulle sue capacità. Non era una prova fisica, dove un maschio avrebbe potuto avere un vantaggio biologico, lì era tutta coordinazione, concentrazione e allenamento.

«Questa roba mi manda in bestia» gridò ancora la ragazza stringendo i pugni «è colpa della gente come te se devo sputare sangue ogni dannata volta per essere presa sul serio!»

«Senti, forse ora è meglio che ti calmi» la esortò Zeref cercando di non perdere la pazienza «se quello che ho detto ti da fastidio, mi spiace, ma è così. Vedi per caso team femminili? Io no, cioè, almeno a Diamante II o superiore intendo»

«È facile parlare per te brutto idiota. Per entrare in questa dannata accademia non hai fatto nemmeno la metà della mia fatica, te ne rendi conto?»

«Sembra di sentire AlterErgo, giuro…» ribatté spazientito Zeref «sei solo una ragazzina che non sa quello-»

«Ragazzina?!» lo interruppe di nuovo Silverfox, ormai sul punto di esplodere. Nessuno lì dentro sembrava avere un minimo di rispetto per lei. Tutti la trattavano in maniera diversa dagli altri, come se lei fosse fatta di porcellana e che se l’avessero toccata si sarebbe rotta. Oppure, peggio, come se fosse stupida.

Se non fosse perché la FlawlessAcademy era l’unico modo per farsi notare dalle grandi gilde, l’avrebbe abbandonato da tempo. Ci aveva già pensato, ma non c’erano alternative: ovunque si girasse, era tutto marcio allo stesso modo. Essendo una ragazza, era considerata da tutti una che avrebbe potuto fare si e no l’arredatrice per le Ville, la costumista per qualche nobile o cose simili.

Anche il support, ruolo che spesso era affibbiato alle donne, nel mondo competitivo era ricoperto praticamente solo da uomini. Anche a una come lei, per come stavano andando le cose, sarebbe andato un posto in qualche squadra Platino I o in un qualche team da PvE secondario.

Ma non le stava affatto bene. Sapeva che meritava di più, che era capace di arrivare dove voleva. L’aveva anche dimostrato, oltretutto, proprio durante la Guerra del Lino, nella battaglia contro gli Emperors.

Era lei che, insieme a White, aveva quasi raggiunto il Core, e non quel fallito di Zeref, che da nobile si era messo a capo di una piccola divisione. Lui alla fine aveva solo vagato per il campo di battaglia a farsi scortare, proteggere e soprattutto farsi bello con gli altri membri della Flotta.

Lei invece era stata spedita nella missione suicida su quelle navi, lei era avanzata dietro le linee nemiche sotto continui assalti di incursionisti addestrati e anche quando tutto sembrava perduto aveva guidato i superstiti verso l’obiettivo convincendoli che ce l’avrebbero fatta. Era stata lei, non un uomo, non un giocatore qualunque.

Per non parlare del fatto che, per quanto in molti non lo avessero considerato, aveva coperto le spalle alla “Stella Cadente”, almeno finché non era stata disintegrata da un meteorite. Ma in ogni caso, se non fosse stata lì, in quel momento, con Inferno, pure White avrebbe fallito.

Improvvisamente i suoi pensieri vennero interrotti dal tonfo del portone che venne aperto con un calcio. Due uomini fecero capolino dal corridoio.

Uno era un gigante di più di due metri ricoperto da una spessa armatura e armato con una spada e un enorme scudo tondo. L’altro invece teneva in mano un grosso fucile ed era ricoperto da una strana armatura simile a una fiamma scura.

«Oh, merda, finalmente l’abbiamo trovata! Meno male che qui dentro strillate come delle cazzo di galline, altrimenti ci avremmo messo settimane per arrivare!» gridò il ragazzo armato di fucile.

Silverfox, ancora disorientata, cercò almeno di capire chi fossero quei due. Il gigante si chiamava Orange, mentre l’altro Red.

Leggendo il secondo nome, non poté fare a meno che tornare con la memoria a qualche tempo prima, quando all’interno della gilda si parlava spesso di quel tipo. Si diceva che già a livello venti avesse sconfitto un gruppo di giocatori di livello trenta, e che subito la gilda si era mossa nel tentativo di arruolarlo.

Era davvero raro che la FlawlessAcademy facesse la prima mossa, in genere erano sempre i giocatori a richiedere l’ammissione. Quando capitava però, voleva dire che ci si trovava di fronte a una persona speciale.

“Un po’ come White”, pensò Silverfox, ricordando gli eventi alla Cittadella del Vulcano, dove lo stesso LexVentus lo aveva invitato a unirsi a loro e, per quanto detestasse ammetterlo, aveva le sue buone ragioni.

Proprio come White, però, anche Red era stato categorico, rifiutando in malo modo ogni singola offerta. Spesso i reclutatori finivano uccisi anche solo per aver provato ad avvicinarlo.

Zeref cercò maldestramente di mantenere il comportamento che il suo ruolo di nobile gli imponeva. Avanzò di qualche passo, turbato da quello che stava succedendo, indicando i due intrusi mentre cercava le parole.

«E voi chi diavolo siete? Chi vi ha dato il permesso di entrare?! Stiamo facendo un allenamento qui!» esclamò Zeref completamente ignaro dell’identità dei due.

Red sputò per terra senza ritegno. Orange invece ringraziò di avere un elmo completamente chiuso, tanto era l’imbarazzo per quello che stava succedendo. Irrompere con la forza (e gli insulti) in una Villa dei Flawless non era esattamente il suo stile.

«Ehi, idiota, si sentiva tutto attraverso queste pareti, quindi ora stai zitto prima che ti pianti un proiettile in testa!» ringhiò Red squadrando il chierico con fare schifato, poi spostò lo sguardo su Silverfox «Ora che tutti voi sfigati avete la mia attenzione, volevo informarvi che siamo qui alla ricerca di qualcuno abbastanza forte per entrare nella nostra cazzo di gilda!»


Capitolo 72 - Maledetti stereotipi - FINE
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