Libro 2 - Capitolo 78
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Farsi nuovi amici

«Finiamola qui»

Black si avvicinò al compagno, tendendogli la mano per aiutarlo a rialzarsi. Innaxe, a gambe all’aria, afferrò il braccio del compagni con sicurezza, inveendo sottovoce.

«Sono troppo vecchio ormai» borbottò l’uomo una volta rialzatosi «non ho più i riflessi di una volta»

«Non si è mai troppo vecchi» disse Black mentre era impegnato a rimettersi il tipico gessato nero che indossava sempre «semplicemente mi hai sottovalutato, di nuovo»

«Beh, sei tu che te ne stai sempre lì con quelle tue dannate carte. Tutto il tempo a leggere numeri e scrivere cose su quel tuo taccuino maledetto. Non pensavo trovassi anche il tempo di allenarti» si lamentò Innaxe.

«Non ho mai smesso, e non dovresti farlo nemmeno tu. L’Eternal League non è poi così lontana» lo ammonì Black.

«Beh, con gente come te e come Noah potrei tranquillamente starmene a letto durante tutta l’EL, che non ci sarebbero di certo problemi»

«Visto?»

«Cosa?!»

«Lo stai facendo di nuovo»

«Black, smettila di parlare per enigmi, e spiegami cosa!»

«Eh…» sbuffò Black spazientito «stai sottovalutando i tuoi avversari. È l’errore più grave per un Esperto, ed è l’errore più comune tra gli Esperti…»

«Senti, vorresti dirmi che abbiamo da preoccuparci per gli Emperors? Per i Flawless? Davvero tu credi che quella massa di idioti possa vincere l’EL?»

«Per l’ennesima volta, non esistono solo loro. Se non credi nel progetto Rainbows, almeno credi a me: sono – anzi mi correggo – saranno pericolosi. Saranno una minaccia. Li abbiamo creati per questo, dopotutto.»

«Puah… io ancora non ne sono convinto»

«E poi, cosa pensi, che ci siano solo loro? Potrai non avere paura di White, o di Blue, ma ce ne sono altri come loro là fuori.»

«Altri?»

«Esattamente. Non hai seguito le classifiche? Se tu ti fermassi ad analizzare i dati…»

«Sai che io sono troppo vecchio per “analizzare i dati”, diavolo»

«Quella che ti manca è la voglia, non di certo la gioventù, razza di cretino» esclamò Black, esasperato dal comportamento dell’altro.

«Sì, sì, dici sempre così, ma poi so che sotto sotto ti piace spiegare… allora, sto aspettando.» disse Innaxe con un sorriso felino sul volto.

Black fece finta di niente per qualche momento, poi sbuffò e aprì una schermata virtuale di fronte al compagno. Sopra vi erano decine di calcoli, appunti, schemi e grafici di ogni sorta. Una massa disordinata di “cose”, per quanto riguardava Innaxe. Ma sapeva che l’amico era in grado non solo di capirle, ma anche di tirarci fuori informazioni vitali.

“Una magia”, pensò Innaxe.

«Guarda qui» disse Black indicando una zona dello schermo, che subito si ingrandì «questa è la classifica generale di 29 giorni fa, completa di statistiche. Bene, ora andiamo avanti. 22 giorni fa. Poi 17 giorni fa. Ora siamo a 12, e poi alla settimana scorsa. Infine, qui, siamo ad oggi»

Innaxe annuiva mentre le classifiche si muovevano davanti a lui e i numeri cambiavano posizione e colore senza però un significato ovvio, almeno a prima vista.

«Noti qualcosa?» domandò Black.

«Che la gente gioca come ha sempre fatto… oh, boh, non lo so, eddai ancora con questi indovinelli! Dimmelo tu!» esclamò il frate infastidito.

«Perché non presti mai attenzione…» disse Black «guarda, per esempio questi. Si fanno chiamare i Sovereigns. Nella prima classifica erano qui, ad Argento IV. Andando avanti coi giorni arrivano qui, Oro III, poi Platino V. E non è tutto, 12 giorni fa un’impennata e si trovano a Diamante IV»

«Beh, sono stati veloci» disse Innaxe, cercando di capire a cosa volesse arrivare Black.

«Veloci? Veloci?! No, loro non sono stati “veloci”, sono stati mostruosi. Hanno fatto praticamente una lega alla settimana! Allo stato attuale del livello professionistico, la loro crescita di valori di gioco si incrementa del 19% al giorno. Guardali qui, questa è la classifica di oggi. Diamante II! Non so se ti rendi conto. C’è gente che ci prova per una vita e non arriverà mai a quel risultato. Attualmente i loro valori combinati li piazzano nella top 0.16% dei migliori giocatori professionisti»

Innaxe, vedendo la foga con cui Black spiegava, deglutì rumorosamente.

«Quindi» disse l’uomo «mi stai dicendo che questi son saltati fuori così, come per magia»

«Come per magia, direi di no… Ma non è una situazione rara. Ci sono almeno altre sei o sette gilde che stanno mostrando numeri simili, anche se inferiori ai Sovereigns. Secondo le mie previsioni, i Rainbow saranno sì e no al loro livello, ma c’è comunque un margine di errore. Dobbiamo essere preparati anche a questo genere di inconvenienti, non possiamo sperare che qualcuno come Noah ci carry nelle situazioni peggiori» spiegò Black aggiustandosi la cravatta.

Innaxe ascoltò con attenzione l’amico. Non si aspettava di sentire Black tanto preoccupato, forse era meglio fare maggiore attenzione.

«Beh…» disse Innaxe con un sorriso imbarazzato al termine del resoconto «Cosa ne dici allora di fare un altro paio di duelli?»

Black fissò l’altro con un cenno di impazienza, poi richiuse tutte le schermate e cominciò a sfilarsi nuovamente il vestito senza aggiungere altro.


Daniel aveva finalmente raggiunto il magazzino dove viveva Marco. Era rimasto tutto il viaggio a rimuginare su cosa avrebbe potuto dire per convincere lui e Nina a unirsi ai Rainbows.

Erano un duo importante, soprattutto Marco: avere un giocatore con le sue abilità avrebbe di certo dato una notevole spinta alla Gilda, inoltre avrebbe potuto continuare a seguire sia lui che Nina, e anche qualche nuovo membro.

Daniel si avvicinò al grosso portone scorrevole e busso. All’inizio non sentì nessun rumore, tanto che stava per desistere e girare i tacchi, quando finalmente qualcuno gli aprì.

«Oh… un coniglio…» disse Nina guardandolo male come suo solito, poi si voltò e gridò «Zio! C’è quell’idiota di Daniel qui fuori, penso voglia parlare con te!»

Daniel rimase sul ciglio della porta senza sapere bene cosa rispondere.

«Non c’è bisogno che ti sforzi troppo per parlare, non vorrei ti si fondesse il cervello» rise la ragazzina «Comunque lo zio arriverà a breve, eravamo ad allenarci, noi»

«Grazie per avermelo chiamato» rispose Daniel cercando di non rispondere a tono.

«Ehi, Dani!» esclamò Marco, apparendo dal buio del magazzino «Che piacere che sei passato! Potevi scrivere, avrei messo un po’ in ordine! Nina, perché non vai a finire i tuoi allenamenti?»

«In realtà» lo interruppe Daniel «vorrei parlare con tutti e due… Mi dispiace non avervi avvertito in anticipo ma… non so, penso che fosse meglio così»

Marco alzò le sopracciglia cercando di capire cosa stesse nascondendo l’amico, poi si fece da parte e fece cenno di entrare. Ora era curioso di sapere cosa avesse da dire Daniel di tanto importante.

«Prego, siediti pure» disse Marco indicandogli il solito posto sul divano, insieme a Nina. Daniel si sedette, guardandosi intorno. Era proprio come quando se ne era andato, l’atmosfera era sempre la stessa.

Un velo di nostalgia si stava facendo strada dentro di lui, ma subito lo represse. Non era il momento di perdersi in certe smancerie. Era lì per un compito.

«Di cosa volevi parlarmi?» domandò Marco, andando dritto alla questione.

«Ah, sì, io…» balbettò per qualche istante Daniel «hai presente quando ti parlavo di quei miei amici?»

«Quelli con cui avresti vinto l’Eternal League, giusto?» rise appena Marco.

Daniel deglutì, in effetti detta così faceva quasi ridere. Scrollò la testa per non pensarci e andò avanti.

«Ecco, in pratica stiamo per cominciare e ci servono dieci membri, noi però siamo solo in cinque, o meglio, ora in sei, quindi pensavo che-»

Subito Marco lo interruppe alzando la mano «No»

«Come scusa?»

«Mi spiace Dani, sai che farei tutto per te, ma non posso unirmi.»

«Ma… ma come?» domandò Daniel senza capire «Perché? So che può sembrare una cosa stupida, ma noi siamo pronti e-»

«Non è per questo Daniel, davvero. Se gli altri sono bravi almeno quanto te, sono certo che ci sia una speranza per voi. Semplicemente, non è la mia strada… Io insegno, alleno, non partecipo. Non posso prendere parte all’Eternal League. Vedi, quello che faccio, io lo adoro. Fare l’allenatore è quello che ho sempre sognato. E per poterlo fare, beh, devo rimanere neutrale.»

Daniel guardò l’amico senza capire. Marco schioccò la lingua e si diresse verso il frigobar, dal quale tirò fuori due birre, offrendone una all’amico.

«Vedi» continuò Marco dopo aver bevuto un sorso «non si può fare da coach a giocatori delle Grandi Gilde e far parte anche di un’altra gilda allo stesso tempo, non funziona così. Quella gente mi apre porte che in genere sono sigillate, dietro le quali ci sono segreti di enorme valore. Per poter allenare al meglio un giocatore, le gilde mi mostrano dati, analisi e strategie che non farebbero vedere nemmeno alle loro madri. Se facessi parte della tua gilda, nessuno si fiderebbe più di me. Mi spiace, spero che tu capisca.»

«Io… Sì…» rispose sommesso Daniel abbassando lo sguardo. Non era riuscito a dire nulla di quello che voleva dire, ed aveva già fallito. Era chiaro che avesse fatto quel viaggio inutilmente.

Il giovane prese un respiro profondo e si alzò dandosi una spinta. «Beh, direi che a questo punto sia meglio andare…»

«Ciao, coniglio, hai fatto bene a passare!» lo canzonò Nina.

«Aspetta!» esclamò improvvisamente Marco «Ovviamente Nina verrà con te!»

«Cosa?!» gridarono entrambi contemporaneamente.

«Ma zio!» si lamentò Nina «Non ci voglio andare, da sola poi?! Non se ne parla!»

«Ho già deciso, non accetto repliche. Hai imparato ormai tutto quello che c’era da imparare, ora ti serve fare un po’ di esercizio di gruppo. E quale miglior occasione se non la gilda di Daniel? Com’è che si chiamava?»

«I Rainbows» rispose il giovane.

«Rainbows! Fantastico, suona anche bene! Ecco, ti farà bene allargare un po’ i tuoi orizzonti conoscendo gente nuova, no?»

«Ma io non ci voglio andare…» continuò imperterrita la ragazza.

«Vedilo come un campo scuola. Un obbligo ecco.»

«Così non mi addolcisci la pillola…»

«Nessuno ha detto che sono qui per addolcirtela. Sto parlando come tuo allenatore in questo momento. E da allenatore dico che tu devi andare, e fare quello che dice Daniel» disse deciso Marco.

La ragazza guardò entrambi in malo modo.

«Piuttosto smetto di giocare»

«Non preoccuparti» rise appena Daniel «non c’è bisogno che tu faccia “quello che dico io”. O almeno, non abbiamo ancora un capogilda, e di certo non metteranno me, stanne certa! Inoltre alla fine sarai una delle dieci fondatrici… chissà, magari riesci a metter su una seconda squadra.»

Nina rimase in silenzio, tentando di nascondere l’interesse per la cosa. L’idea di far parte di una gilda non l’aveva mai attirata molto, ma in cuor suo sapeva quanto Daniel fosse davvero bravo.

La seconda squadra di una gilda poteva comunque avere un valore non da poco. Avrebbe potuto mostrare le sue capacità, scalare le classifiche e dimostrare a tutti quanto valeva.

«Sarei l’unica ragazza…?» domandò all’improvviso. Daniel rimase stupito da quella domanda, anche se poteva capire il suo timore. Non era comune trovare ragazze nel mondo competitivo.

Un lungo sorriso si disegnò sul viso del giovane.

«Macché!» rise Daniel «Ce ne sono già tre, forse addirittura quattro! E sono tutte dannatamente forti. Anzi, sinceramente mi fanno quasi paura…»

A quella notizia il volto di Nina s’illuminò. Essere l’unica donna in un gruppo di uomini significava essere semplicemente un soprammobile, un oggetto raro da mostrare agli altri. Lei avrebbe odiato essere vista così. Ma, se non fosse stata l’unica, le cose erano ben diverse.

«Beh… se la metti così, dovrò venire a controllare che tu non faccia la figura dell'incapace» esclamò Nina convinta.

Daniel sorrise appena. Aveva visto negli occhi della giovane il fuoco della sfida che la caratterizzava. Non era riuscito a convincere Marco, ma Nina con GoldenLeaf era un’aggiunta eccellente al team. La giovane era di alto livello, ben equipaggiata e le sue abilità erano superiori a praticamente tutti i giocatori che Daniel aveva mai conosciuto con il vecchio account.

Ancora si domandava che mostro sarebbe potuto essere se avesse smesso di usare il joystick, passando alle TechMask di ultima generazione. Forse aveva in mano una carta vincente, solo che non se ne era ancora accorto.

«Allora è deciso, Nina, sei ufficialmente il settimo membro dei Rainbows! Benvenuta!»


Capitolo 78 - Farsi nuovi amici - FINE
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