L’Onniscente
Rentaro stava seguendo il suo capo, quando d’un tratto tutto si fece buio. Improvvisamente un muro fatto di ossa e corpi in decomposizione si frappose tra lui e Azoth.
«Merda!» esclamò il guardiano. Era stato tagliato fuori, non c’era modo di andare ad aiutarlo.
«Rentaro, qui!» lo chiamò Feziro. Il Ranger era già impegnato a tenere a bada il resto della squadra avversaria che stava tentando in quel momento di prenderli a tenaglia, spingendoli contro quello strano muro.
Feziro lanciò un ulteriore scarica di frecce verso il cielo, che iniziarono a piovere in un’area poco di fronte a lui. Con l’aiuto delle capacità di manipolazione della gravità di FuocoFatuo, i due avevano creato una barriera di protezione che avrebbe obbligato i Sovereign a passare di lato, lasciandoli scoperti al loro fuoco.
O almeno quella doveva essere l’idea, ma ai loro avversari non sembrò importare molto. Ace, l’enorme guerriero nonché capogilda avversario, sollevò al cielo la sua mazza ricamata. Intorno a lui apparve una sfera luminosa traslucida, e subito l’uomo caricò di fronte a sé, ignorando completamente la pericolosità di un avvicinamento del genere.
Feziro, vedendosi arrivare quella montagna in armatura proprio contro di lui, si preparò al contrattacco, scaricando frecce una dopo l’altra contro l’avversario. Ma Ace non sembrò patire i colpi, anzi ne era completamente immune. Ogni attacco andava ad infrangersi contro la barriera dorata senza nemmeno sfiorare l’armatura del guerriero.
In un istante, il gigante era già a pochi metri dall’arciere e da lì iniziò il vero scontro. Ace menava fendenti che scuotevano l’aria intorno a loro; la sua mazza, d’altronde, era grande quanto un’auto e la sua forza superava di gran lunga anche quella di Rentaro.
Feziro, messo alle strette, continuava a scagliare inutilmente frecce contro il gigante. Anche se così grande, Ace era molto più agile di quanto il Ranger si aspettasse, rendendogli davvero difficile l’allontanarsi e mettersi a distanza di sicurezza.
Avrebbe potuto usare anche abilità più potenti, come [Freccia del Caos], ma il tempo di lancio più lungo l’avrebbe reso un bersaglio fin troppo facile per il guerriero, che poteva vantare una portata fuori dal comune.
Il Ranger si guardò intorno, alla ricerca dei compagni, ma FuocoFatuo sembrava impegnato con Queen e Knight, mentre Two stava assaltando Rentaro. Non c’era nessuno che potesse aiutarlo contro quella montagna.
Il campo di battaglia iniziò a riempirsi di fiamme e voragini generate dalle numerose abilità. I Sovereign erano riusciti non solo a guadagnarsi il vantaggio numerico con la morte di Haardal, ma anche a creare degli scontri singoli in cui erano stati loro a decidere con chi sfidarsi.
Questo li aveva messi totalmente su un altro piano.
Rentaro capì immediamente che non c’era altro da fare. Il Clown continuava a tenerlo isolato dai suoi compagni così che non potesse usare [Ti proteggo io!] per lanciarsi a supportarli, facendo sì che FuocoFatuo si trovasse a dover sfidare due nemici contemporaneamente.
Lo Stregone, però, non si era focalizzato sui danni ma sul controllo di campo, quindi per quanto stesse provando a resistere ai ripetuti assalti dei due avversari, non avrebbe avuto nessuna possibilità di pareggiare i conti.
All’improvviso un rombo spaccò l’arena. Un terremoto scosse la terra mentre la polvere, spinta dalla forza dell’urto, si sollevò in aria formando un’alta colonna, simile a quella delle esplosioni.
[Feziro] è stato sconfitto.
Dal centro dell’impatto si poteva chiaramente vedere la silhouette di Ace mentre estraeva l’enorme mazza che si era conficcata nel terreno.
[Feziro] M’ha shottato. Una sola abilità, cazzo. Una sola.
[Feziro] M’HA SHOTTATO, CAZZO!!! (╯ ͠° ͟ʖ ͡°)╯┻━┻
Rentaro rimase pietrificato per un istante, mentre intorno a lui tutto sembrava ormai crollare su se stesso. Quale forza doveva avere Ace per eliminare Feziro con un unico colpo?!
Immediatamente, un’altra notifica apparve sullo schermo.
[FuocoFatuo] è stato sconfitto.
«Cinque contro due è f-» Rentaro non finì la frase, che il supporto gli notificò che anche Azoth, il suo capogilda, era morto. In un momento, tutte le sue speranze, svanirono come polvere portata via dal vento.
Non erano stati sconfitti, erano stati devastati. Per loro non c’era stata chance fin dall’inizio, solo che ancora non lo sapevano.
«Non è stato male, ahah!» lo sfotté Two, che aveva smesso anche di fare sul serio ormai. Pure Ace si era avvicinato, tenendo la mazza già pronta a colpire.
«Voi ormai siete il passato, non avete possibilità contro di noi. L’Eternal League è nostra!» gridò l’uomo colpendo con tutta la sua forza, seguito dagli altri quattro.
[Rentaro] è stato sconfitto.
La squadra dei [Guardiani] è stata sconfitta.
I [Sovereign] hanno vinto!
La base dei Rainbows era immersa nel silenzio. Nessuno osava aprire bocca o commentare, nemmeno Red sembrava in vena. Quello che avevano appena visto aveva colpito tutti, nessuno escluso.
I Guardiani non erano una delle Grandi Gilde, ma nessuno li poteva sottovalutare. White, Blue e Midnight lo avevano visto da vicino, nella Villa dei WhiteSharks: se avessero voluto sarebbero potuti bastare Rentaro e Azoth per fare quel lavoro, ma se fossero stati presenti tutti e 5 non sarebbe rimasto nemmeno un mattone di quella casa.
Vederli letteralmente asfaltati da una squadra di cinque sconosciuti era stato scioccante.
«Questa è la gente che dobbiamo aspettarci di trovare da Platino in su…» disse Orange, spezzando il silenzio «Questi tizi sono solo una delle diverse gilde che sta scalando le classifiche in questo momento»
Blue era immobile in silenzio a fissare lo schermo, che nel mentre stava mostrando il replay di alcune scene dello scontro. Ancora non poteva credere a quello che aveva visto.
Aveva sempre visto suo fratello come un vero Esperto, un professionista d’altissimo livello, tanto che per poco non era entrato in prima squadra! Invece era stato sconfitto da quel King, e con una certa facilità per giunta.
Il GS di suo fratello e quello del guerriero differivano di poco, mostrando come tra i due la differenza non era d’equipaggiamento, ma d’abilità. Una differenza che da fuori era sembrata abissale.
Durante il replay poteva vedere Azoth rinchiuso nell’arena di ossa, mentre si scagliava sulle orde di non morti, con King che se la rideva. Anche successivamente, quando il fratello era riuscito a cominciare uno scontro diretto in corpo a corpo con l’avversario, non era stato in grado di fare niente.
Il tutto le era sembrato molto simile al suo combattimento con GaijHunter. Era sopravvissuta ai primi brevi scontri, ma quando l’altro aveva cominciato a fare davvero sul serio era stata miseramente sconfitta.
Che i Sovereign fossero a livello degli Emperors e dei Flawless? Che potessero addirittura superarli? D’altronde, nessuna delle prime gilde poteva vantare un guerriero di quasi quattro metri in grado di demolire un’arena, o un necromante immortale con uno spadone.
Plum si avvicinò alla ragazza poggiandole una mano sulla spalla e guardandola con un leggero sorriso. Lo sguardo della giovane ora era completamente diverso dal solito. Sembrava comprendere, in qualche modo, lo stato di Blue.
Senza dire niente, la giovane ricambiò il sorriso.
White, seduto su uno degli sgabelli, sospirò preoccupato. Tutta quella situazione stava diventando più strana ogni giorno che passava. Prima Black, i Nobili, le Grandi Gilde, poi erano arrivati Adam e l’Anomalia.
Ora ci si mettevano anche giocatori sconosciuti che da un giorno all’altro sembravano in grado di schiacciare chiunque, di distruggere lo status quo che si era creato in quegli anni. Non credeva che potessero accadergli così tante cose in così poco tempo. E lui si sentiva in balia di tutto quello, come una barca a remi in mezzo ad una tempesta. Non era ancora riuscito a risolvere nemmeno uno di quei problemi che ancora lo tenevano sveglio la notte.
«L’idea che non siano un caso isolato devo dire che mi fa paura» ammise Midnight turbata «e dire che l’Eternal League non è ancora nemmeno cominciata…»
«Già, questa non era che una normale partita classificata, immaginate durante un torneo ufficiale… Questi ci divorano. E poi che roba era quell’Ace? E quel King? Da quando esiste roba fatta così?!» disse GoldenLeaf, sempre più preoccupato.
«Ad occhio e croce da una settimana, direi»
Una voce maschile sconosciuta proveniente da una delle finestre attirò l’attenzione di tutta la gilda.
«E chi diavolo sei tu?!» esclamò Blue voltandosi di scatto indispettita verso la finestra, senza però riuscire a vedere nessuno. Come osava quel giocatore origliare dentro la base di una gilda? Il fatto che le loro finestre non fossero altro che buchi nei muri non permetteva ai passanti di ascoltare i loro affari.
«Oh, che sbadato, scusate!» disse la voce mentre sembrava allontanarsi dalla finestra. Poi bussò alla porta.
«Posso entrare?» disse il personaggio misterioso.
I Rainbows si guardarono in faccia, senza sapere bene che fare. Blue prese in mano le redini della situazione, tirando fuori il suo spirito da capogilda, e continuò a fare muro imperterrita.
«No, certo che no! Non sai che questa è la base di una gilda?» escalmò la ragazza. Perché mai avrebbe dovuto far entrare uno sconosciuto? Sapeva bene cosa poteva succedere, lei stessa si era introdotta non molto tempo prima all’interno di una villa provocando un vero e proprio massacro.
«Ma come? E cosa ne pensa il capogilda?» domandò la voce da dietro la porta.
«Sono io il capogilda, quindi ora smamma!» ribatté la ragazza acida. Era già decisa a uscire con Red e cacciarlo con la forza se necessario.
«Oh, Blue! Allora è questa la voce del Sangue di Drago!» esclamò la voce. A quelle parole, Blue rimase a bocca aperta. Era come paralizzata, non sapendo come rispondere.
“Sangue di Drago? Come lo sa?”, pensò la giovane confusa. Non aveva raccontato a nessuno la storia di come avesse ottenuto una razza e in quel momento non c’erano praticamente informazioni al riguardo. Nemmeno le Grandi Gilde sembravano essere a conoscenza di quella nuova meccanica, altrimenti avrebbero certamente spedito tutte le loro Flotte alla ricerca di una di esse.
«Allora, non dici niente?» continuò la voce dietro la porta. Poi con uno schiocco la serratura s’aprì, e subito il ragazzo fece capolino nella stanza.
«Oh, ma guarda, la porta era già aperta!» escalmò lo sconosciuto mentre con nonchalance si fece largo nella stanza osservando i presenti con curiosità.
Nessuno, nemmeno Red, sembrava osare dire qualcosa. Blue si era imposta come una vera capogilda, e come essa andava rispettata. Se lei non aveva ancora detto nulla per quanto riguardava quello strano individuo, nessuno avrebbe fiatato. Anche se tutti erano coscienti del fatto che sarebbe bastata una sola parola della maga per saltare addosso all’intruso.
Il giovane, alto e di bell’aspetto, continuava a guardare uno per uno i Rainbows facendo qualche piccolo schiocco con la lingua ogni tanto. Era vestito con abiti semplici, come un normale cittadino. Il suo nome era Xanto.
«Mh, interessante» se ne uscì il giovane rompendo lo strano silenzio nella stanza «dalle facce dei tuoi compagni, sembra che tu non lo abbia detto nemmeno a loro!»
Blue tenne gli occhi fissi sul giovane che sembrava ridersela da solo, come se non capisse la situazione in cui si trovava.
«Non ti biasimo, Blue» continuò Xanto «certi segreti possono valere davvero molto, soprattutto in questo periodo prima del grande torneo»
White continuava a guardare quella strana scena, dove il ragazzo passeggiava con tranquillità al centro della stanza mentre tutti e nove lo fissavano come se fossero pronti a eliminarlo da un momento all’altro.
«Tu… chi sei? Come sai certe cose?» domandò Blue, cercando di capirci di più sulla faccenda.
«Ma come, gli altri ci erano arrivati subito!» esclamò Xanto sfoggiando un magnifico sorriso «Mi stupisce che una come te non l’abbia capito. Ti rigiro la domanda: secondo te, come faccio io a saperlo?»
Blue, visibilmente infastidita dal modo di fare fin troppo calmo del giovane, si fermò un momento a riflettere. Aveva usato il suo potere solo durante la War, ma nel bel mezzo dello scontro sarebbe stato impossibile notarlo e comunque sarebbe venuto fuori prima.
“A meno che…”, subito Blue tornò con la memoria a quando aveva salvato il grande drago durante lo scontro con Jötunn. Subito dopo aver ricevuto la Scintilla Draconica era stata avvertita che tutti i giocatori in possesso dei titoli di Onniscenza o Viandante dell’Orizzonte sarebbero stati notificati della sua trasformazione!
Blue si era informata, e quei titoli erano davvero duri da possedere. Era necessario, tra le varie cose, completare quest dinamiche lunghe e complesse, leggere enormi quantità di libri, esplorare anfratti dimenticati e avere anche una buona dose di fortuna!
Se quello Xanto era stato in grado di ottenerne anche solo uno doveva essere un giocatore veterano, dato che erano richiesti anni di duro lavoro per raggiungere obiettivi del genere!
«Dal tuo sguardo vedo che hai capito!» continuò il giovane con il sorriso stampato in faccia «Ora, sono contento che tu non l’abbia detto a nessuno, almeno non devo provare il fatto di sapere ciò che so. Lo so perché so di te. Quanti “so” in questa frase, eh?»
I Rainbows erano in silenzio senza riuscire a capire cosa stesse accadendo. Quel ragazzo sconosciuto, con i suoi modi gentili – ma alquanto strani – aveva praticamente catturato la loro attenzione. Ad esclusione di Red e Silverfox, tutti i presenti sembravano quasi rapiti dal suo fascino.
Daniel, però, non riusciva a smettere di domandarsi cosa c’entrasse lui con Blue, dato che lei non sembrava assolutamente conoscerlo. Inoltre, cos’era tutta quella storia del Sangue di Drago e del suo sapere?
«Ah…» sospirò Xanto «allora, che si fa? Blue, vuoi sapere qualcosa di più sui Sovereign, su King e su quell’omaccione di Ace?»
«Perché lo faresti? Cosa ci guadagni a venire da noi in questo modo?» domandò sospettosa la ragazza.
«Ah ah ah…» rise leggermente il giovane «Sempre a pensare che qualcuno non possa fare qualcosa perché spinto da un bene superiore, ma solo dall’interesse personale!»
«Perché non è forse così? Dai, sputa, cosa vuoi?» domandò secca Blue. Non era il momento dei giochi psicologici, quel tizio aveva delle informazioni importanti era ovvio, e lei le voleva. Se c’era qualcosa che poteva dargli in cambio, sarebbe stata più che felice di farlo. Anche lei sapeva che le informazioni su NEXT, come nella vita reale, avevano un’importanza strategia fondamentale.
Xanto, che si era seduto comodo su uno sgabello al centro della sala, diede ancora un rapido sguardo intorno a sé, squadrando tutti i presenti. Daniel non poteva dirlo con certezza, ma per un momento gli sembrò quasi che su di lui si fosse soffermato più che sugli altri.
Poi all’improvviso Xanto scosse la testa con un risolino.
«Eh eh, cara Blue, mi hai beccato! Ma mi sembra abbastanza ovvio dai, io vi dico tutto, e tu, beh… mi fai entrare in questa tua gilda!»
