Un Dungeon di livello 90
Daniel attese con impazienza il caricamento successivo all’ingresso nel Bastione Assediato. Era agitato per i discorsi che aveva fatto davanti al portale, e allo stesso tempo entusiasta di poter finalmente dare il meglio di sé.
Mentre il simbolo romboidale che indicava il caricamento andava via via illuminandosi sempre di più, Daniel prese dei respiri profondi e cercò di calmarsi. Il suo cuore stava già battendo troppo forte, e non era ancora nemmeno entrato. Le emozioni non erano di per sé un cattivo segnale, ma doveva rimanere calmo se voleva dimostrare a Red e agli altri che Black, quando lo aveva scelto quel giorno, lo aveva fatto per una ragione.
Improvvisamente, il rombo del caricamento si accese e il Baluardo Assediato si aprì di fronte a loro.
“Forza, è ora!”, pensò Daniel stringendo i pugni e sorridendo esaltato. Ma non appena il paesaggio divenne visibile, sia lui che i compagni capirono che qualcosa non andava. Quello non era, tecnicamente, lo stesso luogo che conoscevano.
Il cielo, del colore del sangue rappreso, immergeva l’ambiente in una luce innaturale, mentre un’aura sinistra e malvagia sembrava ricoprire ogni cosa. Orange, come se percepisse il pericolo, si mise subito in guardia con il grosso scudo tondo di
«E quindi è questo un dungeon di livello 90…» commentò Plum guardandosi intorno, come rapita dall’ambiente decadente e cupo «Sembra di stare su un altro pianeta»
«Sembra l’inferno de La Divina Commedia» le disse Blue, visibilmente non a suo agio in un posto come quello «o almeno, io me l’ero sempre immaginato così»
Daniel non disse nulla. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma non aveva mai letto la Divina Commedia, quindi non sapeva bene cosa immaginare. Di certo, l’inferno era di certo un buon paragone con quel luogo.
«Allora mezzeseghe» esclamò Red all’improvviso rompendo il clima che si stava andando a formare «questo posto fa cacare anche a me, ma ora che ci siamo dentro penso che dovremmo andare da quella parte. Anche se han cambiato il colore del cielo, non è il momento di farsela addosso!»
Senza attendere che qualcuno rispondesse, il ladro si diresse verso la strada che scendeva nella piana del Bastione. La sua armatura, danzava come una fiaccola di oscurità, era perfettamente intonata all’ambiente circostante.
«Dannato idiota…» imprecò sottovoce Blue guardandolo allontanarsi da solo.
Anche Daniel, che si era momentaneamente spento dopo il primo impatto con il dungeon potenziato, scosse la testa e lo seguì. Doveva concentrarsi, lasciando perdere tutto quello che non riguardava il ripulire il Bastione.
Fece brevemente mente locale, tirando fuori dai suoi ricordi come era strutturata la run. Per cominciare, il Bastione Assediato era esattamente ciò che diceva il suo nome: una fortezza… sotto assedio.
C’era qualcosa che ricordava, come un’informazione lontana, riguardo alla lore del dungeon che parlava di uno scontro tra due fazioni, ma tutto era fumoso e per quanto gli riguardava, superfluo. La questione era relativamente semplice: al fianco dell’esercito “blu”, che in pratica rappresentavano gli alleati, si dovevano sfondare le linee nemiche, attraversare le mura della fortezza e sconfiggere il generale delle legioni “rosse”.
Infine, ci sarebbe stato lo scontro con il regnante e il suo servitore mago, nella sala centrale.
La caratteristica principale era l’assedio, dove al fianco delle armate blu si fronteggiavano sciami di soldati deboli ma numerosissimi. D’altro canto, era particolarmente soddisfacente sconfiggere quelle orde, rendendo il tutto estremamente epico, anche grazie all’aiuto di una colonna sonora niente male.
Daniel era ancora immerso nei suoi pensieri quando uscirono dalla piccola selva che dava sulla piana dell’assedio. Non appena misero la testa fuori dal fogliame, tutti rimasero a bocca aperta.
«Ma… what?!» esclamò Orange confuso nel vedere il Bastione.
«Dove sono i soldati di Elhannor? Le grandi armate azzurre, i cavalieri di grifoni?!» domandò Blue preoccupata. Dovevano esserci diecimila soldati ricoperti da armature e drappi blu in quella piana. Invece, al posto dell’esercito di Elhannor c’erano orde demoniache ovunque, decine e decine di migliaia di creature urlanti, che assaltavano la fortezza con ogni sorta di arma infernale.
Daniel rimase a bocca aperta. Se lo sarebbe dovuto aspettare, in effetti. Già sapeva cosa potevano fare le Sfere Antiche ai dungeon se li portavano oltre il livello 80, come era successo per Midnight alla Valle delle Lacrime. Quella volta, non solo era cambiata la morfologia del dungeon, ma anche i nemici erano su tutt‘altro livello.
Ma ora era come essere completamente in un altro luogo. Uno di quelli dove nessuno vorrebbe mai finire.
«Quelli sono Demoni Minori della Peste, quelli Cacciabranco, e ci sono pure schiere di Bocche Infernali» disse Orange indicando le armate di mostri «Per non parlare dei Demoni Toro… Quelli sono boss dei dungeon di livello 70, non so se ve ne rendete conto!»
Il guerriero era quasi senza fiato. Nemici che in genere richiedevano un grosso impegno per essere sconfitti, erano stati inseriti da Elysium come semplici mob qua e là nella piana.
«E non sono nemmeno nostri alleati» fece notare Plum. In teoria lì dovevano esserci i soldati di Elhannor ai quali dare manforte per prendere il bastione. Invece sembrava che sia l’interno che l’esterno del dungeon fosse popolato da nemici!
«Cosa dice la missione del dungeon?» chiese la strega.
«Dobbiamo sconfiggere questo “Akamer il Sempiterno”, mai sentito nominare» rispose subito Orange cercando altre informazioni, ma senza successo.
«Sai che me ne frega. La mappa dice che dobbiamo entrare, e noi entreremo. Se ci sarà da prendere a calci qualche culo infernale, e sia, cazzo!» esclamò Red fregandosene del pericolo.
«Forse non ti è chiaro che hai fatto una mossa da vero idiota, Red» lo interruppe Plum «Ora non solo dobbiamo assaltare una fortezza impenetrabile, ma è pure circondata dall’inferno in persona!»
«In cinque è impossibile, siamo sicuri che non sia un Raid?» domandò Blue sempre meno sicura dell’aver lasciato Red e White fare a gara a chi fosse più forte. Le era bastato un momento per perdere il controllo della sua Gilda, e ora erano finiti in quel casino.
«Ormai abbiamo buttato una Sfera Antica, non possiamo più tornare indietro» disse White guardando la piana alla ricerca di un modo per entrare nella fortezza, poi si voltò verso i compagni: «Forza, non lo capite? Ancora non ci arrivate?! Red sarà anche una testa di… una testa calda, sì, però sembra l’unico qui in mezzo ad avere la sfacciataggine di affrontare la realtà!»
Daniel si stava scaldando, non poteva sopportare altre lamentele. Erano in un dungeon, di che cosa avevano paura? Di perdere? Anche se fosse, a lui non importava. Ce l’avrebbe messa tutta per riuscire in quell’impresa.
«Orange» si avvicinò White al guerriero, noncurante dello sguardo spiazzato degli altri, poi indicò un punto vicino alle mura «Laggiù, nel vecchio dungeon era il luogo in cui si poteva aprire la breccia con la bomba ricordi?»
«Sì… cioè, sì certamente. Lo scarico indeboliva la struttura delle mura rendendola più facile da abbattere» rispose Orange «ma quella volta c’erano le bombe degli Elhannor, non credo che i demoni ci lascino-»
«Lasciami finire» lo interruppe «Guarda là, a nord est. Entriamo da lì, ci facciamo strada tra gli Strangolatori, eliminiamo i Demoni Toro, e ci prendiamo una Bocca Infernale, poi spariamo dritto dritto su quel punto»
«Potrebbe funzionare, ma quei Demoni Toro mi preoccupano, e poi non è detto che la cannonata sia abbastanza forte…»
«Se c’è una cosa che mi ha insegnato Drake è che se esiste un modo per risolvere un problema, quello è probabilmente a forma di cannone» rispose White «e per quanto riguarda i Demoni, sono certo che queste bellezze faranno il loro sporco lavoro»
White mostrò prima le
Orange sospirò rumorosamente.
«Come piano potrebbe funzionare… e sembra anche più semplice che tentare di passare per il portone principale, però…»
White diede subito una pacca sulla spalla del guerriero, interrompendolo col suono metallico della sua armatura pesante: «Allora coprici, Orange. Contiamo su di te!»
Poi, senza dire altro, White si voltò verso Red. Immediatamente i due si capirono e si diressero verso il punto d’ingresso indicato dal monaco poco prima. Non dovevano dare il tempo a Blue di riflettere, altrimenti anche lei avrebbe capito che le probabilità di successo erano praticamente nulle. Almeno finché si parlava di cinque giocatori comuni.
“Ma noi non siamo come tutti gli altri”, pensò White mentre sbirciava senza farsi notare dietro di sé, vedendo gli altri tre compagni seguirlo. Forse i suoi discorsi avevano colpito nel punto giusto. In arena probabilmente erano loro a dominare, ma lì, nei dungeon, era lui che comandava.
«Niente male» disse all’improvviso Red, sputando per terra.
White lo guardò sbarrando gli occhi, non si aspettava di ricevere un segno d’approvazione dal ladro.
«Grazie» gli rispose White «pensi che ce la faremo?»
«Io non penso niente» ribatté Red convinto «Quando è ora di forgiare, io forgio, quando c’è da sparare, sparo. E sai perché? Perché mi viene da dio, cazzo. Domandarsi se si possa avere o meno successo vuol dire dubitare, capisci?»
White non sapeva cosa dire, non si aspettava un discorso del genere da parte del compagno. Red piegò appena le labbra in un sorriso, felice di aver ammutolito il monaco.
La selva non distava troppo dal limitare delle legioni infernali. Non appena si fossero avvicinati a sufficienza, i demoni si sarebbero accorti della loro presenza e si sarebbero gettati immediatamente all’attacco.
«Ancora poco e ci siamo, tieniti pronto» disse White dando un rapido sguardo al grosso fucile di Red. Il ladro tirò una leva sull’arma, che si aprì mostrando un caricatore con sei proiettili luminosi al suo interno.
«Mi è piaciuto il tuo discorso di prima» disse Red «ma ora non credere di parlare con un idiota. E non pensarlo nemmeno di quei tre qui dietro. Qui sei tu che devi dimostrare qualcosa a noi»
Non appena finì di parlare una coltre di fumo lo ricoprì da capo a piedi. Red scomparve nel nulla lasciando solo White, che non se lo aspettava.
«WAAAAAAARGH!!!»
L’urlo straziante dei Demoni Minori della Peste e di tutte le altre mostruosità che componevano la massa infernale riempì le orecchie di White. Era arrivato nel loro raggio d’azione e non si sarebbero fatti aspettare.
A decine si scagliarono sul monaco, armati di forconi e mazze. Le creature correvano verso White con un sorriso maligno, che mostrava una sfilza di denti aguzzi.
White si mise in posizione di combattimento, pronto a iniziare quello scontro. Le
Daniel rimase piacevolmente colpito dall’aspetto elegante e al tempo stesso possente che avevano quelle armi. L’aspetto delle semplici bende non l’aveva convinto, le armi dei gradi più elevati erano notoriamente vistose e complesse. L’idea ora i suoi pugni fossero ricoperti da uno strato di energia dura come l’acciaio lo esaltava ancora di più. Solo un artigiano come Red poteva creare meraviglie come quella, non c’erano dubbi.
«WEEHRG!»
Un Demone Minore balzò su White cercando di infilzarlo con un lungo spiedo, ma il monaco subito rispose con un pugno dritto al centro del petto dell’avversario.
Dapprima, il colpo si scontrò contro il corpo ruvido del demone come un qualunque tirapugni metallico, ma appena un istante dopo una scarica di energia luminosa venne rilasciata dalle Fasce, attraversando le spalle, le braccia e infine la mano di White.
[Scarica Eterna]: Colpisci un nemico caricandolo di energia, che viene sprigionata in un cono dietro di lui, infliggendo lo stesso danno a tutti i bersagli colpiti.
Con un boato il pugno di White sfondò il petto del demone, che venne gettato ad altissima velocità indietro investendo tutto ciò che incontrava sulla sua strada. I Demoni più piccoli vennero anch’essi scossi e gettati a terra dalla forza dell’esplosione.
White rimase qualche istante a fissare i tirapugni mentre qualche piccola scarica di energia spirituale continuava a sfrigolare fino a svanire lentamente. I demoni più piccoli rimasero per un istante immobili, terrorizzati da una tale potenza d’attacco.
Un sorriso di vittoria si disegnò sul suo viso di White. Quello era solo l’inizio.
