Io sono Morte
[Pioggia di Dardi Arcani]
Una luce azzurra illuminò la Sfera di Blue, dalla quale partirono cinque grossi dardi incantati. I proiettili d’energia si gettarono istantaneamente sull’enorme scheletro perforando facilmente quel poco di armatura che ancora gli rimaneva.
La pesante lama di
Akkar sconfitto! Esperienza aggiunta!
Tesoro aggiunto. Gli oggetti verrano forniti una volta terminato il Bastione Assediato.
Quando quelle parole apparvero di fronte a Daniel, una serie di tintinnii riempì le sue orecchie.
Livello aggiunto!
Livello aggiunto!
Livello aggiunto!
Livello 68 raggiunto!
L’esperienza donata da un boss come quello era enorme, ben oltre ogni aspettativa. Lo scontro con Akkar, in pochi minuti, era valso l’equivalente di giorni di farming!
I cinque tirarono un sospiro di sollievo. Intorno a loro, l’arena in cui si era svolto lo scontro si era trasformata in un campo di battaglia. Ovunque guardassero c’erano crateri, macerie e profonde fenditure nel terreno.
«Non è stato affatto semplice» disse Orange trasformando l’ascia nella sua forma base. Sembrava quasi avesse il fiatone per lo sforzo. D’altronde, tutti erano ancora in vita grazie alla sua capacità di tenere sotto controllo il gigante. White doveva ammettere di non aver mai giocato con un tank tanto bravo.
«Affatto, non mi aspettavo di incontrare mostri tanto forti. I dungeon oltre l’80 sono davvero fuori scala… ho dovuto consumare anche il mio rilascio rosso. Certo, non ce l’avremmo mai fatta senza White…» disse Blue spostando lo sguardo sul monaco che si stava riprendendo dal duro combattimento. White notò il leggero sorriso d’approvazione della capogilda, cosa che lo fece quasi arrossire.
«Finalmente hai tirato fuori le palle, cazzone!» esclamò Red mettendo un braccio intorno al collo del monaco «Certo, avrei potuto finire quel coso anche da solo, però almeno abbiamo visto di che pasta sei fatto»
«Dopotutto Black non ha sbagliato completamente con te» sussurrò Plum mentre fissava quasi morbosamente il corpo dello scheletro decomporsi pian piano.
«Meno male, eh eh…» rise White un po’ imbarazzato sentendosi al centro dell’attenzione. Sembrava che finalmente anche la sua gilda lo avesse riconosciuto.
«Sono contenta anche io che tu abbia tirato fuori quelle tue capacità, anche io ormai stavo dubitando della scelta di Black. Probabilmente però eri solo un po’ sotto tono, ma alla fine hai dimostrato di essere un vero Esperto. In PvE forse sei il migliore di noi!» si complimentò Blue sorridente. Quelle parole fecero quasi tremare Daniel, non erano solo semplici complimenti, ma era stato finalmente definito un Esperto da qualcuno che veramente aveva il livello per potergli affibiare quel titolo!
Subito il braccio di Red si strinse intorno al suo collo.
«Cheee?! Forse vorrai dire il secondo migliore in PvE! Cazzo, vi ricordo che qui il DPS del gruppo sono io! E tu, White, non montarti la testa che resti sempre una mozzarella!» esclamò il ladro con i suoi soliti modi bruschi.
«Sì, sì, solito, sei forte e bla bla bla» lo zittì Plum «il problema però è che se questo tizio era solo un semplice miniboss, cosa ci aspetta dentro il bastione? Già questo ci ha fatto sudare freddo…»
La domanda era legittima, ma nemmeno Orange sapeva rispondere. Le sfide erano sempre a difficoltà crescente, e loro non avevano che sconfitto una guardia di qualcuno che sembrava davvero potente.
«Tu puoi rifare di nuovo quella cosa?» domandò schietta Plum guardando verso White.
Il ragazzo si guardò intorno interdetto senza capire.
«Quella cosa… quale?» domandò White.
«Che ne so, hai sempre quella faccia da tonto, ma prima, mentre eravamo a terra, è come se avessi percepito un’energia diversa provenire da te. Poi però è sparita e sei tornato… così» cercò di spiegarsi la ragazza indicando con un’espressione di disappunto il monaco.
White sospirò appena cercando di non far caso a come la strega lo considerasse, poi disse: «Penso che tu stia parlando del flusso. È una cosa che mi ha insegnato il mio… un mio amico. Però ancora non riesco a padroneggiarla al massimo. Posso mantenere la concentrazione per un paio di minuti, e il punto di massimo non dura più di una decina di secondi.»
«Ne ho sentito parlare» s’intromise Orange «una tecnica utilizzata da diversi pro per migliorare e allenarsi per lunghe ore di fila senza sentire la stanchezza. Ad alcuni viene anche naturale, ma di certo il tuo sembra su tutto un altro livello sinceramente…»
«Sì, beh, è più tipo uno stato di trance diciamo…» tentò di spiegare White impacciato. Nemmeno lui era certo di che cosa si trattasse il flusso.
«Beh, e lo puoi rifare?» rincarò Plum curiosa.
«Mh, beh, penso di sì, non è esattamente una cosa che posso accendere e spegnere come voglio. Ci sono molte variabili come il mio stato d’animo, la stanchezza o cose così. Più di un tot di volte non riesco… Altrimenti sai che emicrania?»
«Sì, sì, belle stronzate!» esclamò Red che si sentiva tagliato fuori dalla conversazione «Ora lasciamo queste vaccate da invasati ai guru e andiamo avanti. Abbiamo un culo sempiterno da riempire di piombo, e questa volta ve lo faccio vedere io il flusso!»
«Magari anche a te cambia quell’espressione da idiota che ti ritrovi!» rise Plum incalzando il ladro, che venne immediatamente ammonito da uno sguardo di Blue così da evitare un inutile battibecco.
«Mettiamoci in marcia. Orange, io e te dobbiamo parlare. E voi due, smettetela di battibeccare per ogni cosa» ordinò Blue cercando di mostrare la sua autorità. Plum e Red si fulminarono per un istante con gli occhi, per poi voltarsi verso il grande portone d’ingresso della fortezza, verso il quale si stavano dirigendo.
«Dobbiamo stare attenti, se Akkar era solo una semplice guardia, chissà cos’altro ci aspetterà là dentro» disse la capogilda con un velo di preoccupazione voltando lo sguardo verso la massiccia struttura che torreggiava sul piazzale.
Se la struttura del dungeon non era cambiata ulteriormente, non rimaneva molto alla stanza del boss, anche se ormai era chiaro che non potevano affidarsi su ciò che conoscevano. Dovevano stare all’erta e considerare ogni segnale come un possibile allarme di pericolo
Il gruppo si diresse verso l’imponente ingresso al Bastione. I cinque si muovevano rapidamente nell’enorme piazzale spoglio. Qua e là le voragini dello scontro con Akkar li obbligavano a deviazioni tra i giardini decadenti del piazzale. Era come se intorno a loro fosse qualunque cosa fosse morta, grigia e dimenticata. Più s’avvicinavano all’ingresso, più la temperatura si abbassava, mentre una leggera foschia li circondava pian piano.
Non stavano correndo, ma andavano comunque a passo svelto. Al momento non sembrava ci fossero nemici nell’area intorno a loro. White teneva comunque gli occhi e le orecchie ben aperte, non si poteva mai sapere quando un nemico sarebbe potuto spuntare fuori dal nulla. Dopo aver visto cosa poteva fare uno come Akkar, non avrebbe più sottovalutato quel dunegon.
Al suo fianco, Blue e Orange discutevano di skill: la ragazza aveva consumato la sua carica di [Contenimento] e le serviva assorbire una nuova abilità da guerriero per sostituire [Scudo Impenetrabile dei 9 Regni]. Probabilmente Orange non aveva ancora a disposizione un’abilità così avanzata, ma con le sue conoscenze sarebbero certamente riusciti a trovare la combinazione migliore.
White non prestò troppa attenzione al discorso. Gli interessava il meccanismo dietro quella strana abilità della ragazza, ma gli sembrava maleducato origliare. Avrebbe avuto tempo di approfondire l’argomento in futuro se necessario.
Plum, che in quel momento stava facendo strada al gruppo sfruttando la sua velocità di movimento aumentata, si era distaccata di diversi metri dai compagni. La nebbia si era fatta ancora più fitta, tanto che intorno a loro ormai non si vedeva più che a qualche metro prima che ogni cosa si perdesse in un’informe grigiume.
Non appena raggiunto il portone iniziò a rallentare e, dopo pochi passi, si fermò, in silenzio con la testa a guardare un punto sul grande portone.
Ci volle qualche secondo prima che anche gli altri quattro la raggiunsero.
«Che succede?» domandò Blue vedendo la ragazza stranamente immobile.
Plum sollevò lentamente l’indice andando a puntare il portone d’ingresso. Un leggero sorriso macabro si disegnò sul viso della giovane.
«Un regalo per noi…» disse la strega.
Di fronte a loro vi era il cadavere di un uomo, mutilato e grondante di sangue. Il petto era stato trafitto da una grossa lancia che lo teneva appeso al portone come si fa con un foglio.
Di fronte a quella scena, Blue dovette coprirsi per un momento gli occhi. Era solo un gioco, ma era davvero troppo.
«Dannata Elysium…» mormorò Orange con disprezzo. L’IA di NEXT a volte sembrava non avere freni nella creazione degli ambienti, sfociando nel macabro ben oltre il limite in teoria consentito. Quello ne era un esempio palese.
«Cosa significa?» domandò White, che non sembrava eccessivamente colpito dalla scena. D’altronde, era cresciuto a pane e film horror, ormai la violenza gratuita e il gore non lo infastidivano particolarmente.
«Probabilmente che non siamo i benvenuti. Ha buon gusto questo Akamer» rise appena Plum, lasciando Daniel un po’ confuso. Un discorso era la sua indifferenza a quella scena, ma Plum sembrava quasi apprezzare la cosa. Non l’avrebbe di certo mai detto, ricordando la ragazzina minuta e timida che aveva visto tempo prima in quella fumetteria durante l’incontro con Mr Black.
«Allora, pensiamo di entrare o vogliamo fissare questo schifo ancora per un po’?!» esclamò Red, impaziente di andare avanti. Senza aggiungere altro o tantomeno aspettare una risposta, il ladro si avvicinò al portone e afferrò la maniglia.
DONG
In quell’esatto momento, una campana risuonò in lontanza. Il cadavere vibrò visibilmente, e una pioggia di sangue e brandelli di carne piovve sul ladro. Immediatamente Red indietreggiò schifato gridando insulti senza senso, mentre si colpiva vigorosamente nel tentativo di rimuovere i pezzi di cadavere dalla sua armatura.
«Luride pulci»
Una voce risuonò nel giardino. White si voltò di scatto dietro di lui per capire da dove provenisse quella voce. La nebbia era fitta e intorno a lui vedeva solo i contorni delle statue e delle piante secche che un tempo adornavano quel luogo.
Era forse una sua impressione, ma era come se tutto intorno a lui stesse diventando ancora più grigio e morto, se fosse possibile. Il suo fiato si condesava in piccole nuvolette ad ogni respiro, mentre una leggerissima pioggerellina iniziò a punzecchiargli il viso..
D’un tratto, il ragazzo scorse dalla nebbia una figura umana avanzare dritto davanti a loro.
«Akkar era un debole... se non è stato... in grado di schiacciare dei luridi insetti... come voi... meritava solo di essere terminato.»
La voce era roca e profonda, ma soprattutto stanca. Tra una parola e l’altra potevano sentire le lunghe pause per riprendere fiato, come se a parlare fosse un vecchio sul letto di morte.
La figura avanzava verso di loro a passo calmo. Blue cercò di rimanere calma e prese subito in mano le redini della situzione.
«Fermi, non attaccate! Orange, White, davanti, gli altri dietro, vicini e coperti!» ordinò la ragazza «Dobbiamo rimanere uniti finché non sappiamo con cosa abbiamo a che fare!»
Senza fiatare, il gruppo si mise in formazione. Orange di fronte a tutti con lo scudo alzato, White un passo indietro. Red e Blue erano propriò lì dietro, con le armi in pugno, pronti a rispondere, mentre Plum rimaneva nelle retrovie, in attesa di ordini.
Blue aveva deciso di andarci cauta. Attaccare frontalmente Akkar li aveva portati quasi alla rovina. Prima dovevano necessariamente capire con cosa avevano a che fare: quel tizio chi era? Era un mago, o un combattente?
«Coff-coff» tossì l’uomo che si avvicinava nella nebbia. In quel momento, sembrava che in tutto quel giardino, fosse l’unico a produrre rumori. I Rainbows erano perfettamente immobili, senza fiatare, perfettamente concentrati su di lui e pronti a scattare al minimo segnale.
D’improvviso, la figura si fermò.
«Io… il mio nome è Akamer, il Sempiterno. Signore di tutto ciò... che per sempre esiste. E voi, luridi schiavi... della vita, avete fatto un passo nel mio... regno. Che le vostre anime... siano dannate.»
Uno schiocco seguito da un tonfo attirò l’attenzione dei presenti. La lunga lancia che teneva fermo il cadavere appeso al portone schizzò come una freccia sopra le loro teste, raggiungendo la mano dell’uomo.
«IO… SONO… MORTE!» urlò il vecchio. Un’esplosione di luce verde illuminò il giardino. Fu così intensa che tutti dovettero coprirsi gli occhi per non rimanerne accecati. Di fronte a loro, al posto della figura umana, si stagliava un essere scheletrico che fluttuava a pochi centimetri da terra. Era ancora più grande di Akkar e nella mano destra brandiva una falce enorme e terrificante.
«Ora, perite.»
